“Passare senza schianto, dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto”. E’ uno dei passaggi di quello che probabilmente è il più intenso monologo sul bacio che potreste ascoltare in un teatro o rileggendo le Cyrano de Bergerac di Edmon Rostand. Ma che c’entra il teatro e la grande letteratura francese con le corse in moto? In verità niente, però da oggi nessuno come quelli di BMW – al di là di baci e romanticherie - potrà dire di sapere meglio cosa significhi “passare senza schianto dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto”. In estrema sintesi? Nessun crash, solo il sibilo (il sospiro) del motore che si rompe quando mancava mezz’ora alla bandiera a scacchi e alla conquista del primo titolo mondiale del marchio tedesco nell’endurance a due ruote. Roba, insomma, da raccontare tutte le sere – in accezione filantropica – a quelli che vivono sentendosi perseguitati da tutte le sfortune del mondo e che vedono sfumare i sogni quando ormai hanno la percezione di averli praticamente realizzati.

L’ottantottesimo Bol d’Or, infatti, si è concluso con un finale drammatico che ha privato BMW del primo titolo mondiale endurance della sua storia, consegnando invece la corona al team YART Yamaha (per un solo punto di differenza su Suzuki). Il motivo? La rottura del motore della BMW M1000RR col 37 sul cupolino quando mancavano solo ventinove minuti dal termine. Markus Reiterberger, in sella alla BMW in quel momento, era saldamente secondo, poi il sibilo e la moto che non vuole più saperne di andare forte. Fine di tutto. E non vorremmo essere il casco di Reiterberger per quello che, sicuramente, gli sarà toccato sentire lì dentro.
Il pilota bavarese ha poi raccontato di aver immediatamente compreso la gravità della situazione vedendo il fumo uscire in maniera anomala dal motore e di essersi praticamente reso conto in quello stesso istante che il secondo posto, e quindi il potenziale titolo mondiale, erano andati perduti, nonostante una stagione pazzesca con un quarto e un secondo posto a Le Mans e Spa e un quinto posto a Suzuka. Per Markus Reiterberger, Sylvain Guintoli (che per altro avrebbe avuto anche una preziosissima dedica da fare) e Steven Odendaal, quindi, il buio è arrivato quando ormai c’era da celebrare solo la luce di una festa epocale per il marchio tedesco.
Alla fine, la vittoria di gara, e quindi del Bol d’Or 2025, è andata al team Yoshimura SERT Motul con Gregg Black, Étienne Masson e Dan Linfoot, mentre il vero vincitore è stato il Team YART Yamaha di Mandy Kainz che, grazie al secondo posto di Karel Hanika, Marvin Fritz e Jason O'Halloran, ha conquistato il titolo mondiale con un solo punto di vantaggio sulla Suzuki (139 Yamaha, 138 Suzuki e 108 la sfortunatissima BMW).
