Il caso Clostebol che aveva coinvolto Jannik Sinner è ormai archiviato da mesi. E non solo dal punto di vista disciplinare, ma anche sul piano dell’accertamento tecnico: la stessa Agenzia Mondiale Antidoping, che pure aveva fatto ricorso contro la prima assoluzione dell’Itia, ha riconosciuto esplicitamente che si è trattato di un episodio “a distanza siderale dal doping” e che l’azzurro ha pagato esclusivamente per responsabilità oggettiva, legata alla negligenza del suo team nel controllo dei prodotti topici. Una vicenda chiarita in ogni dettaglio, che non ha lasciato zone d’ombra. Eppure, qualcuno ha deciso di riesumarla proprio nel momento più delicato. Il Daily Telegraph, storico quotidiano britannico da sempre schierato su posizioni conservatrici, ha pubblicato un editoriale in cui prova a gettare ombre sul percorso di Sinner e, insieme a lui, anche su quello di Iga Swiatek. Il tempismo è eloquente: la vigilia delle finali di Wimbledon, in cui il ventitreenne altoatesino affronterà Carlos Alcaraz per il titolo maschile e la polacca che ha vinto contro Amanda Anisimova. E la foto principale è proprio quella di Sinner.

“Ci saranno due elefanti nella stanza quando Iga Swiatek e Jannik Sinner scenderanno sul Centre Court per disputare le loro prime finali di Wimbledon questo fine settimana”, si legge nell’incipit del testo. “Per la prima volta nella storia del torneo, e dei tornei del Grande Slam, due giocatori che hanno scontato squalifiche per doping competeranno per i titoli di singolare maschile e femminile. La circostanza che entrambi fossero numeri uno al mondo al momento delle positività accresce la sensazione di imbarazzo per il fatto che siano oggi candidati a vincere il premio più prestigioso del tennis”. Il giornalista del Telegraph non si ferma qui. E prosegue affermando che “per alcuni dei loro rivali, sono fortunati a essere a Wimbledon dopo aver evitato sanzioni più severe in seguito alla scoperta di sostanze proibite nei loro corpi”. Il pezzo insinua che le rispettive squalifiche, tre mesi per Sinner, uno per Swiatek, siano state non solo troppo brevi, ma anche gestite con una discrezionalità sospetta: “Le sanzioni sono state offerte, anziché imposte, e sono state scontate nel periodo più comodo, senza interferenze con i tornei del Grande Slam”.

Si tratta di un’accusa grave e distorsiva. Per quanto riguarda Sinner, è stato più volte chiarito che l’intero procedimento si è svolto nel pieno rispetto delle regole: il tennista ha avuto diritto a un ricorso nei tempi stabiliti, il caso è stato valutato da un collegio indipendente di esperti, e l’accordo, previsto espressamente dalle norme, è stato concesso dopo che la Wada ha riconosciuto l’assoluta marginalità della traccia riscontrata (un quantitativo inferiore a un miliardesimo di grammo), e l’assenza totale di dolo o volontà di migliorare le proprie prestazioni. Ma nel pezzo del Telegraph questo quadro viene ignorato. Anzi, si insinua che entrambi gli atleti abbiano usufruito di una gestione “riservata” delle rispettive vicende, con una comunicazione volutamente tardiva. Il sospetto, mai esplicitato ma serpeggiante tra le righe, è che ci sia stato un trattamento di favore. Eppure, la realtà è molto diversa. Riesumare oggi quella vicenda, proprio alla vigilia della finale più attesa, con l’obiettivo di infangare un giocatore pulito e corretto come Sinner, significa attaccare non solo lui ma l’intera architettura di giustizia sportiva che ha vigilato sul caso. E significa giocare sporco. Ma questa volta, non è Sinner a dover rispondere.