A volte a far andare forte un pilota non sono solo la moto e la voglia di primeggiare, ma può capitare che quel decimo in più sul polso arrivi da qualcosa che in un modo spietato come la MotoGP non è comunissima, ma c’è: la riconoscenza. E’ quello che viene da dire dopo aver letto le ultime dichiarazioni di Jack Miller a Crash.net, con il pilota australiano, fresco di un entusiasmante quinto posto al GP delle Americhe, che ha svelato un retroscena fino a ora rimasto sconosciuto. E cioè che Yamaha non voleva neanche sentir parlare di lui fino a non troppo tempo fa. Il motivo? Qualche parola di troppo detta in passato dall’australiano. La pezza ce l’ha messa Paolo Campinoti, che aveva già lavorato con Miller negli anni di Pramac Ducati, e che, conoscendo il carattere dell’australiano, ha dovuto lavorare ai fianchi per far capire ai rigidissimi dirigenti giapponesi della Yamaha che avrebbero dovuto guardare oltre l’orgoglio. E oltre la presunta offesa.

Paolo Campinoti c’è riuscito, Jack Miller è diventato letteralmente un pilota salvato da Pramac e, ora, è pure quello che riesce a metterci qualcosina in più degli altri per portare in alto una moto che oggettivamente ha ancora delle criticità. “Nel 2024 ho richiato di chiudere la mia carriera – ha raccontato Miller - Credevo di avere margini, ma non era così: il motociclismo è anche questo. Ho capito che bisogna afferrare le occasioni e è ciò che sto facendo”. Anche, appunto, per riconoscenza. Perché Paolo Campinoti ha scommesso sul talento crudo del pilota e gli ha letteralmente salvato la carriera, oltre a creargli intorno un ambiente favorevole: “Qui si respira un’aria diversa. Con la squadra sto benissimo e con i tecnici Yamaha c’è sintonia immediata. E quando sono sereno do il massimo”.

Al Circuit of the Americas, partito nono, Miller ha limato il distacco da Morbidelli a meno di un secondo, dimostrando come la M1 possa competere fuori dal gruppo Ducati. “Quei cinque punti – ha scherzato l’australiano - hanno acceso gli occhi di tutto il box. Piccoli passi, ma fondamentali”. Anche per imparare a amarsi e conoscersi, persino in quei difetti che hanno rischiato di costare tantissimo. “Avevo detto qualcosa che non avrei dovuto dire – racconta ancora Miller – a volte sono un idiota sarcastico e mi sparo sui piedi. Quello che avevo detto, però, poteva essere chiarito e Paolo Campinoti mi ha difeso e è riuscito a fare in modo che tutto si chiarisse. Mi ha salvato, perché ero stato cacciato dalla KTM e praticamente abbandonato a metà stagione e non c’erano altre opportunità: ero praticamente finito”.
Mentre Miller incarna l’immagine del pilota riconoscente e che se l’è vista tragica, Fabio Quartararo ha qualche mal di pancia in più e si limita a delineare la roadmap tecnica. Da Jerez alla pausa estiva, il francese affronterà alcuni giorni di test privati. Un calendario estenuante, con rischi fisici e logistica serrata, ma tutto assolutamente necessario. “I test hanno senso solo se provi componenti decisivi – ha avvertito però avverte El Diablo - Non possiamo permetterci di girare a vuoto”. L’obiettivo è chiaro: risalire dalla quinta posizione nella classifica costruttori, alavorando su potenza e adattabilità ai circuiti. Grazie allo status di “costruttore in difficoltà”, infatti, Yamaha può contare su test illimitati emaggiori possibilità di portare sviluppi.