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Jorge Martin: primo ok per il Qatar. Intanto Schwantz, Spencer, Kocinski, Mamola e Kenny Roberts Jr hanno messaggi per lui

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

3 aprile 2025

Jorge Martin: primo ok per il Qatar. Intanto Schwantz, Spencer, Kocinski, Mamola e Kenny Roberts Jr hanno messaggi per lui
La mano sinistra di Jorge Martin ha iniziato a scrivere una nuova storia e la parola può finalmente cominciare a passare al polso destro. “Callo osseo visibile, vite di sintesi ben posizionata” – dice il bollettino diffuso da Aprilia. Parole asettiche che per il campione del mondo in carica suonano però dolcissime. Il tutto mentre le leggende americane del motociclismo hanno messo il numero 1 sul lettino degli esami.

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

“Carreras hay muchas, mano solo una” - lo slogan scelto da Jorge Martin e Aprilia, le gare sono tante e la mano è una sola, sta per essere finalmente messo da parte. Perché dopo aver espresso il desiderio di provare a scendere in pista in Qatar, per il campione del mondo è arrivato anche un primo ok. “Jorge Martin – hanno fatto sapere da Aprilia - ha effettuato un controllo radiografico; la valutazione del quadro è positiva in quanto è ben visibile un callo osseo a livello della frattura dello scafoide. La vite di sintesi è ben posizionata e tollerata a confermare un regolare esito dell’intervento”.

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Significa, in estrema sintesi, che le cose hanno cominciato a prendere la piega giusta e che la possibilità di salire in sella alla RS-GP a Losail è concreta e non rischiosa, fermo restando che servirà anche l’ok dei medici della MotoGP e, soprattutto, che serviranno buone sensazioni da parte del pilota. Martin e la sua Aprilia con l’uno sul cupolino sono, di fatto, due amanti sconosciuti e trovarsi nella notte di Losail sarà come un primo appuntamento senza troppe pretese. Ma un primo appuntamento che, dopo il calvario, vale come una vittoria. “La moto è evoluta verso le sue richieste” – ha detto Lorenzo Savadori, il collaudatore che l’ha custodita e portata in gara in questi primi tre appuntamenti della stagione. Ora i due dovranno solo trovare l’alchimia perfetta che servirà per ribaltare la sorte e pure numeri che fanno paura: quasi 50 giorni di stop, almeno due interventi chirurgici, una decina di ossa rotte e circa 5000 km fatti in meno rispetto a tutti gli altri. 

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Pensare di poter lottare per il mondiale è utopistico in questa fase, ma la sacrosanta ambizione di essere prima possibile tra i protagonisti c’è, magari mettendosi in mezzo nella lotta tutta tra ducatisti di Marc Marquez e Pecco Bagnaia. Jorge Martin, però, dovrà prima di tutto pensare a ritrovare la migliore condizione fisica e il miglior feeling possibile con la moto, al di là di inseguire la classifica. Anche se questo dovesse significare trasformare in test i suoi primi fine settimana di gara. E’ quello che gli hanno in qualche modo consigliato anche le leggende americane delle corse che in occasione del GP di Austin hanno avuto una parola per lui.  “Deve lasciare che il cervello ritrovi il ritmo – ha detto, ad esempio, il mitico Kevin Schwantz - Marc non aspetterà nessuno, ma adesso non è questo il problema di Martin”. Un concetto che Randy Mamola ribadisce con il pragmatismo da ex rivale di Lawson: “Le mani sono tutto. Se torni al 90%, finisci quindicesimo. E lui non è fatto per il quindicesimo posto, quindi dovrà tornare quando sarà sicuro di poter competere, credo che abbia imparato da Marc Marquez che affrettare i tempi è solo pericoloso”.

John Kocinski, il genio incompreso degli anni ’90, butta giù un verdetto ancora più spietato: “Il titolo 2025 è già finito per Jorge. Servirebbero cinque cadute degli avversari, ma tra gli avversari c’è quel Marc che non cade quasi mai. Temo che questo sarà un anno perso per combattere, ma potrà essere un anno importante per crescere”. “Vedere Marquez dominare mentre tu sei fermo è un macigno mentale – ha invece aggiunto Freddie Spencer - tornare sulla moto sarà importante per Jorge per superare la frustrazione di quello che gli è successo”. Anche perché, come ha sentenziato Kenny Roberts Jr, “la frustrazione può essere benzina, ma bisogna farla bruciare al momento giusto”.   

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