Da quando Elon Musk ha acquistato Twitter nell’ottobre del 2022, trasformandolo poi in “X”, in molti hanno cominciato a provare nostalgia per il vecchio social. Ora i nostalgici potranno iscriversi a Threads di Meta, una piattaforma di microblogging che ricalca molte delle caratteristiche del primo Twitter. Wired, a questo proposito, scrive: “Threads è un social network di tipo microblogging ovvero dedicato soprattutto alla condivisione di brevi porzioni di testo, come (ai bei tempi) Twitter, ma lascia la possibilità anche di caricare link, foto e video. I limiti attuali sono di 500 caratteri per post e 5 minuti per i video”. Ma c’è una peculiarità che rende Threads diverso dai social a cui siamo abituati: il fediverso. In pratica, su Threads si può comunicare, senza iscrizione, anche con piattaforme che non appartengono alla galassia Meta. Una novità che secondo molti cambierà notevolmente il modo di intendere le community online. Ma come funziona di preciso il fediverso?
Le istanze: un universo federato
Il punto centrale dei social network che operano nel fediverso consiste nella decentralizzazione dei server. Si creano, infatti, più spazi digitali, chiamati “istanze”, in cui esistono regole peculiari, decise dai moderatori di ogni stanza virtuale. La differenza rispetto ai social tradizionali, però, è data dalla possibilità di entrare in contatto anche con le altre istanze. Spesso, per spiegare questo meccanismo, si fa l’esempio delle mail: ognuno di noi, indipendentemente dal nostro account, può inviare un messaggio anche a coloro che utilizzano servizi diversi. Un utente di Gmail può comunicare con un utente Outlook o Yahoo senza difficoltà. Il principio è simile per Threads e il fediverso: l’obiettivo è la creazione di più community, senza che queste debbano sottostare alle regole di un unico “padrone”. Inoltre, scrive ancora Wired, “non basandosi su algoritmi di raccomandazione, mancano completamente i suggerimenti promozionali o tematici: il sistema è nato infatti per agevolare l’interazione genuina tra gli utenti, senza le finalità di marketing che si nascondono dietro alla logica degli influencer”. Una differenza notevole rispetto a X, per esempio.
Una realtà non nuova
In realtà, ci sono già diverse piatteforme che partecipano del fediverso. Su tutte, la più grande è Mastodon, che mette in relazione circa 9000 siti in stile Twitter, microblog dove poter discutere senza pubblicità e senza che un algoritmo determini l’esperienza utente: le regole le scrivono coloro che vi partecipano. I finanziamenti avvengono tramite crowdfunding e non ci sono proprietari singoli dietro Mastodon. Ovviamente, ci sono molte altre realtà che costellano il fediverso. La pagina Kaspersky ha fornito un elenco di alcune di queste: Misskey, diffusa in Giappone e legata al mondo degli anime e dei mondi affini, PixelFeed, simile a Instagram e incentrata sulla pubblicazione di immagini, il servizio streaming video PeerTube e Funkwhale per lo streaming audio. Insomma, grazie alla forza di Threads e di Meta, questo mondo può salire in superficie.
Un’evoluzione delle relazioni digitali
Francesco Macchia, moderatore dell’istanza italiana mastodon.uno, ha parlato a Wired delle novità che l’implementazione delle reti nel fediverso comporterà per il futuro delle esperienze digitali: “Passare dai social centralizzati ai social del fediverso è un po’ come passare dalla scuola all’università”. Nel caso dei secondi, infatti, “scegli l’università nella quale iscriverti, la facoltà, il corso di laurea scegli i corsi in base ai professori o i professori in base ai corsi, puoi spostarti da un aula all’altra, e incontri persone diverse a ogni corso, alcune delle quali provengono da altri corsi di laurea, altre facoltà o addirittura altre università”. Come diventare maggiorenni, insomma. Se poi consideriamo che le interazioni sui social tradizionali sono limitate a un numero circoscritto di altri utenti, capiamo che, in verità, l’idea di essere presenti nella piazza più popolata è solo un’illusione: “Gli utenti sono immersi un una vasca insieme ad altri miliardi di utenti, ma non si rendono conto che le interazioni che intrattengono avvengono sempre e soltanto con un ristretto numero di utenti”. Ormai è noto anche ai non esperti: l’algoritmo tende a riproporre i contenuti legati a quelli visti in precedenza. Un circolo vizioso che, sembra, il fediverso potrà interrompere.
Threads è appena arrivato in Europa. Dopo il lancio negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Giappone ci fu un grande avvio: 30 milioni di download solo a luglio. Ora l’hype può tornare in alto. Chissà, forse è l’inizio di una rivoluzione: una nuova era social, in cui i padroni e i legislatori saranno davvero gli utenti.