Sull’auto, l’Unione europea è riuscita a mettere d’accordo tutti. Le politiche di Bruxelles sul comparto industriale e sull’elettrificazione del settore sono criticate senza da ogni parte: la destra, galvanizzata dalla guerra alle politiche ambientaliste inaugurata da Trump e Vance alla Casa Bianca, si abbatte sulle “lobby verdi” che hanno spinto il green deal cardine del primo mandato di Ursula von der Leyen. Dall'altra parte, gli industriali dell’automotive sembrano lanciare l’ultimatum: o cambiano le condizioni di produzione ce ne andiamo. È così che potrebbe riassumersi il succo dell’intervista a due voci comparsa sul quotidiano francese Le Figaro. Le parole sono quelle dell’amministratore delegato di Stellantis, John Elkann, e di Luca de Meo, ad di Renault. Una modalità insolita, scelta forse per dare una dimensione “universale” all’appello dei due manager industriali: “Il 2025 è un momento cruciale. L’Europa deve scegliere se vuole ancora esse- re una terra di industria automobilistica o un semplice mercato. Tra cinque anni, a questo ritmo di declino, sarà troppo tardi. Il destino del- l’industria auto europea si gioca quest’anno”, dice Elkann, che qualche settimana fa era volato alla Casa Bianca per parlare con Doland Trump, incassando qualche timida rassicurazione sui dazi e il sostegno – almeno verbale – “su alcuni problemi legati all’ambiente, che ci impegneremo a risolvere”. Sui vincoli ambientali Elkann ha mantenuto un atteggiamento prudente, ora concavo, ora convesso, costretto dalla grande incertezza che aleggia sul mercato. Una strategia che, parlando con Figaro, ha criticato la fretta di Bruxelles nella regolamentazione: “La Ue si è concentrata sulle auto nuove e sul solo obiettivo dei veicoli a zero emissioni – spiega il presidente di Stellantis – ma ciò che è importante per il nostro ambiente è sostituire i 250 milioni di auto in circolazione che sono inquinanti e la cui età media non smette di aumentare. Tecnologie e innovazione non mancano. E il mercato si rivitalizzerebbe”. Più incentivi all’ibrido, dunque, una “via di mezzo” della quale non è possibile fare a meno.

A fargli eco è stato de Meo, che chiede di cambiare la direttiva per la transizione all’elettrico nel 2035: “Così come è induce un mercato dimezzato. Perché bisogna essere chiari, il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo. Non riusciremo a sostituire la totalità dei volumi attuali con l’elettrico, in queste condizioni”. De Meo affonda di nuovo, dicendo che “il livello attuale del mercato è un disastro, e c’è in gioco una questione strategica”. L’appello è quello di guardare al comparto come a un insieme eterogeneo di produzioni, non solo le linee di alta gamma più improntate alle esportazioni ma anche le city car, fondamentali per il rilancio della domanda interna e la protezione del mercato dalle incursioni estere – cinesi, su tutte: “Stellantis e Renault pesano il 30 per cento del mercato – dice de Meo - vogliono produrre e vendere auto popolari in Europa e per l’Europa”. Da qui la proposta di una regolamentazione differenziata per le piccole auto”. City car più semplici. “Troppe le regole concepite per auto più grandi e più costose. Non si possono più fare piccole auto in condizioni accettabili”, rimarca de Meo.
