Una volta le auto elettriche erano considerate sinonimo di futuro, ecologia e modernità, ma adesso rischiano seriamente di rappresentare un fallimento (quasi) certo per le aziende automotive che le producono. Che le Ev (electric vehicle) non siano delle campionesse di vendite ormai è risaputo, ma forse qualcuno in Unione europea ancora non se n’è accorto, nonostante le varie richieste di aiuto e i molteplici allarmi dei produttori, a quanto pare rimasti inascoltati. Ora che Ursula von der Leyen è tornata al suo posto al capo della Commissione europea bisognerebbbe riconsiderare i termini del Green Deal, tenendo conto del fatto che per il 2025, e quindi solamente tra qualche mese, le restrizioni della norma ambientalista andranno a farsi sempre più pressanti, ma da Bruxelles non arrivano segnali. Intanto l’associazione dei costruttori europei di auto, ovvero l’Acea, ha richiesto all’Ue di posticipare almeno di due anni il taglio sulle emissioni di Co2. Una nuova limitazione, quindi, secondo cui, riporta da Laura Della Pasqua su La Verità, “la quota di mercato delle auto elettriche nella Ue dovrebbe aumentare nei prossimi mesi al 20-22% del totale di veicoli venduti. Un obiettivo utopistico da momento che attualmente è al di sotto del 15%”. E questa utopia, o distopia a questo punto, rischia di avere delle conseguenze disastrose…
Infatti, continua la giornalista italiana, “per essere conformi al regolamento, qualora la quota di mercato rimanesse anche nel 2025 a meno del 15%, le case automobilistiche dovrebbero fermare la produzione e la vendita di oltre due milioni di autovetture endotermiche e più di 700mila furgoni”. Tutto questo, spiegato in altre parole, “equivale a fermare più di otto fabbriche nell’Ue. Quindi – sottolinea ancora Della Pasqua – la possibile chiusura di due-tre stabilimenti annunciata dalla Volkswagen sarebbe solo l’antipasto di quello che potrebbe succedere da qui a breve”. E per i produttori che non si adegueranno alla nuova norma sono già pronte “multe salate che potrebbero raggiungere i tredici miliardi di euro per le autovetture e i tre miliardi di euro per i furgoni”. L’altra alternativa alle sanzioni dell’Ue, spiega La Verità, “è abbassare drasticamente i prezzi dell’elettrico. Praticamente svendere, azzerando i margini. Per rientrare nelle percentuali folli indicate dall’agenda green, le case dovrebbero impoverirsi”. Ed è proprio per questa ragione che l’Acea ha gettato un altro, l’ennesimo, grido di allarme; ma anche questa volta la paura dei produttori, che negli ultimi anni sono stati obbligati a investire (o perdere) miliardi su miliardi per dare il via a una transizione che in queste condizioni difficilmente vedremo completare, è rimasta inascoltata. Anzi, conclude Della Pasqua, “la Commissione non sembra intenzionata ad accogliere le richieste dell’Acea. Il portavoce dell’esecutivo Ue, Tim McPhie, ha dichiarato che ‘’il target per il 2025 richiede e consente ai produttori di sviluppare una strategia di conformità completa’. Con queste premesse, i cinesi – forti di uno sviluppo tecnologico ed elettrico avanti anni luce, e di auto full electric a prezzi bessi – giocano facile”.