Nuovo capitolo nella faida infinita tra Stellantis e Governo italiano, ma questa volta dalle minacce si è passati ai fatti. Tutta colpa della famigerata gigafactory di Termoli, un progetto che il colosso italofrancese ormai promette da tempo, luogo dove dovrebbero nascere le batterie per le auto elettriche del futuro, e per cui erano stati stanziati circa 250milioni di euro dei fondi del Pnrr, e quindi di soldi pubblici. C’è un solo problema però: i continui ritardi del gruppo ex Fiat. “Per mesi – riporta Benedetta Vitetta su Libero –, i vertici di Stellantis (John Elkann e Carlos Tavares, ndr), hanno continuato a tergiversare, prendere tempo, dare inutili illusioni all’Italia, ma non riuscendo poi a dare un minimo di certezza sulla promessa fatta diversi mesi fa […] Il governo, purtroppo – continua la giornalista –, è caduto quasi subito nella trappola di Tavares, l’ennesima bugia del colosso dell’automotive franco-italiano, il cui progetto ancora oggi resta fermo al palo. In stand-by chissà fino a quando”. Ed ecco che arriva la parola fine (forse) a questa odissea…
Si tratta della definitiva presa di posizione del ministro Urso, già minacciata nelle scorse settimane, “che ha deciso – si legge ancora nell’articolo firmato da Vitetta – di dirottare i fondi del Pnrr destinati dalla gigafactory […] verso altri investimenti”. La reazione dell’azienda guidata da Elkann e Tavares, però, non si è fatta attendere, e così Stellantis “ha comunque assicurato che fino 2028/29 continuerà a produrre a Termoli i motori endotermici Gme e Gse, mantenendo i livelli occupazionali in vista della transizione verso la gigafactory da un miliardo di euro”. Ma alle dichiarazioni formali del gruppo hanno fatto eco anche le parole di fuoco del suo amministratore delegato. Per il ceo portoghese, infatti, “nella regione europea – parole riportate da Libero - c’è caos regolatorio e siccome vediamo indecisione, non solo nelle normative, adattiamo la capacità produttiva in base alle vendite di Bev (vetture completamente elettriche). Se la domanda c’è, aumentiamo la produzione, altrimenti sarebbe un bagno di sangue”. Inoltre, dopo aver puntato il dito anche contro gli altri governi europei (“si stanno tirando indietro nel sostegno della classe media”), Tavares ha dichiarato che “stiamo lavorando molto duramente per evitare la situazione in cui si trova Volkswagen. Il futuro dirà se siamo stati in grado di evitare problemi oppure no, ora è troppo presto. Dipende da molte cose, dai consumatori, da quanto velocemente saremo in grado di ridurre i costi e dalla volontà dei paesi Ue di sostenere i consumatori nell’acquisto di vetture elettriche”.