Un’altra faccia di Milano, in cui diventa difficile distinguere i buoni dai cattivi. È quella che sta emergendo da tutte le indagini della Procura. C’è l’inchiesta Doppia Curva che ha azzerato le curve di Milan e Inter. Uno specchio della città e di come certa criminalità si mescola con un’altra, più pericolosa. Poi c’è il caso della società Equalize, su cui la Procura sta svolgendo un’indagine. Equalize avrebbe violato sistematicamente le banche dati statali per acquisire informazioni riservate su diverse persone. Ci sono politici, imprenditori, si è parlato anche di rapporti con il Mossad. Milano bene e Milano male che si mischiano. Le due inchieste per esempio sono legate da un nome, che ritorna in entrambe le vicende. Quello di una potente famiglia mafiosa: i Barbaro. Tra i nomi che sono circolati nell'inchiesta Equalize infatti c’è anche quello di Rosario Barbaro, detto Rosi. Il direttore di MOW, Moreno Pisto, lo ha intervistato (un estratto è andato in onda in una puntata de Lo Stato delle cose, il resto sarà pubblicato prossimamente). In relazione all’inchiesta Equalize è Davide Milosa a citarlo. Lo fa in due articoli usciti su Il Fatto Quotidiano. Barbaro ci ha contattato per smentire quanto sostenuto dal giornalista. Pubblichiamo le sue dichiarazioni per come ci sono pervenute. Ma prima ricapitoliamo quello che è successo nel caso Equalize.


La vicenda Equalize
L'obiettivo della società Equalize, nell’ipotesi della Procura, era commercializzare i dati ottenuti illegalmente per attività di spionaggio industriale e personale. L’operazione ha coinvolto oltre 60 persone a vario titolo. Tra questi anche Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano e membro del consiglio dell'Università Bocconi, oltre che essere azionista di maggioranza di Equalize; l'ex agente di polizia Carmine Gallo - morto il 9 marzo scorso – proprietario di una quota minoritaria della società; e Nunzio Samuele Calamucci, socio di un'agenzia investigativa e specialista informatico. Il pm Francesco De Tommasi ha denunciato la “creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate”, mentre i responsabili “con la circolazione indiscriminata di notizie, informazioni sensibili, riservate e segrete” sarebbero “in grado di ‘tenere in pugno’ cittadini e istituzioni”. L'inchiesta, gestita dalla Procura di Milano con il supporto della Direzione distrettuale antimafia, si concentra su diverse società che avrebbero tratto profitto dalla vendita di dettagliati dossier su persone monitorate. Il reato principale contestato è l'associazione a delinquere finalizzata all'accesso abusivo a sistemi informatici.

Gli articoli di Davide Milosa
In un articolo del 29 aprile Davide Milosa del Fatto Quotidiano ha parlato delle confessioni di Rosario Barbaro rilasciate quando quest’ultimo era ancora un collaboratore di giustizia. Milosa scrive che durante l'interrogatorio di Rosario vengono affrontati temi riguardanti l'ex collaboratore Nunziatino Romeo e altri membri della cosca Barbaro, tutti implicati in un caso di tentata estorsione con l'aggravante mafiosa contro l'imprenditore Luca Motterlini, subappaltatore della Fenice spa di Lorenzo Sbraccia, presunto mandante dell'azione criminale. Le pagine del verbale di Barbaro sarebbero state depositate negli atti dell’inchiesta Equalize. Il giornalista del Fatto analizza il documento e nota che il numero di fascicolo riportato nel verbale non corrisponde a quello del dossier Equalize, bensì a quello relativo all’inchiesta sulla banda del quartiere Barona guidata da Nazzareno Calajò e dal nipote Luca. Un’organizzazione già oggetto di arresti e condanne e attualmente sotto indagine per associazione mafiosa. Il Ros avrebbe anche documentato le relazioni tra Calajò e il fratello di Rosario, Salvatore Barbaro. Milosa sostiene che Rosario sia stato contattato dalla famiglia Papalìa poco prima di pentirsi. Il clan voleva farlo “tornare indietro”. Milosa riporta le parole di Annunziatino Romeo e Giuseppe Trimboli, uomini di Platì arrestati con l'accusa di associazione mafiosa, mentre parlano della collaborazione. Sarebbe stato persino proposto a Rosi di fuggire dall’Italia: “Io per il fatto che li ho sputtanati me ne devo andare”. “Niente, ti prepariamo un documento e te ne vai in Australia!”. Il 30 aprile è uscito un altro articolo sul tema alla luce dei nuovi atti depositati, dai quali emergerebbe il ruolo di “un’associazione mafiosa con testa a Platì, tentacoli a Milano e infiltrazioni nel settore energetico”. Sembra che il “braccio operativo” di Sbraccia inizialmente fosse rappresentato da Nunziatino Romeo, vicino all’ex superpoliziotto Gallo. Poi il ruolo sarebbe passato nelle mani di Umberto Buccarelli, il legale di Sbraccia, il quale avrebbe trattato con Francesco e Pasquale Barbaro. Questo per quanto riguarda la ricostruzione del Fatto. Rosi Barbaro ci ha contattato per smentire questa versione. Nel documento che ci ha inviato ha smentito le sue dichiarazioni riguardanti Nunziatino Romeo e ha negato di essere stato contattato da altre persone prima del pentimento. A suo dire non ci sarebbe stato nessun piano di fuga all’estero. Inoltre, ha dichiarato di non aver nulla a che fare con la famiglia Calajò. Di seguito trovate il testo della lettera di Barbaro.

La lettera di Rosario Barbaro
“Io sottoscritto Barbaro Rosario Nato a Platì il 19.07.1972, in riferimento all’articolo del 29 aprile 2025 de Il Fatto Quotidiano del giornalista Davide Milosa comunico e ribadisco che non sono un collaboratore di giustizia. Smentisco tutto ciò riportato da Il Fatto Quotidiano. In riferimento al procedimento Equalize smentisco qualsiasi mia dichiarazione sia all’ex collaboratore Nunziatino Romeo e gli altri miei compaesani coinvolti nell’inchiesta. Smentisco anche sulla mia scelta di non collaborare con la giustizia, di essere stato convinto da altre persone. Ribadisco che la mia scelta è stata personale e di coscienza, sia verso i magistrati e sia verso tutte le persone che mi conoscono. Smentisco inoltre di essermi incontrato con nessuno in qualsiasi ristorante per un eventuale fuga all’estero. Smentisco anche come già dichiarato di non aver nulla a che fare con la famiglia Calajò. Non conosco Nazzareno Calajò, conosco Luca per un trascorso in carcere a Pavia”. La lettera è firmata in data 2 Maggio 2025.

L'intervista di MOW a Rosario Barbaro
Nell’intervista che verrà pubblicata su MOW si parlerà anche degli argomenti che abbiamo trattato in questo articolo. Davide Milosa ha scritto che il caso Equalize è un vaso di Pandora. In effetti è proprio così. Una volta scoperchiato, sono usciti nomi pesanti, affari che riguardano il mondo della criminalità organizzata, istituzioni che commissionavano dossier alla società di intelligence. Ma l’impressione è che non si sappia ancora tutto ciò che quel vaso contiene.

