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Caso ultras, la Procura ora va dritta in Calabria e punta l'Inter: sette arresti. Siamo arrivati ai pezzi grossi dell'inchiesta Doppia Curva? E Bellocco voleva Zanetti a un evento. Ecco tutto quello che è emerso

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

5 maggio 2025

Caso ultras, la Procura ora va dritta in Calabria e punta l'Inter: sette arresti. Siamo arrivati ai pezzi grossi dell'inchiesta Doppia Curva? E Bellocco voleva Zanetti a un evento. Ecco tutto quello che è emerso
La Procura di Milano ha eseguito sette nuovi arresti (5 in carcere e 2 ai domiciliari) nell'ambito dell'inchiesta Doppia Curva. Gli indagati sono accusati di usura, estorsione e false fatture, con l'aggravante mafiosa per legami con la cosca Bellocco. L'inchiesta ha inoltre rivelato presunti rapporti tra esponenti della curva Nord interista e l’Inter: Antonio Bellocco avrebbe richiesto esplicitamente la presenza di Javier Zanetti all’evento di un imprenditore indagato. Ciò che succede a Milano, però, si decide in Calabria. Ed è lì che sembrano voler puntare i pm Paolo Storari e Sara Ombra. Ecco cosa sta succedendo

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Sette nuovi arresti - cinque in carcere e due ai domiciliari - sono stati eseguiti questa mattina nell'ambito della maxi inchiesta sulle curve di San Siro. L'operazione, coordinata dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Paolo Storari e Sara Ombra, rappresenta un ulteriore filone dell'indagine che lo scorso settembre aveva già portato a un'ondata di misure cautelari nei confronti dei vertici ultrà di Inter e Milan. Il Gip di Milano Domenico Santoro ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare con la quale è stato disposto il carcere per Francesco Intagliata, ultrà interista già coinvolto nel blitz di settembre, e per Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio, Davide Scarfone e Domenico Sità. Ai domiciliari sono invece finiti Mauro Russo e Carmelo Montalto. Le accuse comprendono usura, estorsione e emissione di false fatture. Per alcuni dei reati è stata contestata l'aggravante della finalità mafiosa per aver agevolato la cosca della famiglia Bellocco. Secondo quanto emerge dall'ordinanza, il clan dei Bellocco, e in particolare Antonio, ucciso il 4 settembre scorso da Andrea Beretta, avrebbe prestato quasi 393.000 euro a tassi usurari che raggiungevano il 365% a un imprenditore comasco attivo nel settore delle trasmissioni televisive. L'ordinanza menziona anche presunti rapporti tra “esponenti di spicco del direttivo della curva Nord”, tra cui figurava lo stesso Bellocco, e l’Inter. In particolare, dagli atti emerge che Bellocco si sarebbe mosso affinché il vicepresidente dell'Inter Javier Zanetti presenziasse a un evento legato all'attività imprenditoriale di Davide Scarfone, oggi finito in carcere e considerato dagli inquirenti vicino a Totò. Scarfone tra le altre cose avrebbe velatamente minacciato un imprenditore: “Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei”. Tra i reati contestati figura anche l’estorsione ai danni di Gherardo Zaccagni, gestore dei parcheggi nei pressi dello stadio Meazza. Secondo l'accusa, Mauro Russo (ex socio di Paolo Maldini e Christian Vieri, nessuno dei due è indagato) avrebbe, insieme ad Andrea Beretta, Giuseppe Caminiti e inizialmente anche con Vittorio Boiocchi, estorto circa 4.000 euro mensili per due anni, per un totale di circa 60.000 euro, al fine di garantire una “tranquillità ambientale” nella gestione dei parcheggi. Le indagini hanno inoltre fatto emergere un sistema di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all'evasione dell'Iva, contestazione originariamente attribuita anche ad Antonio Bellocco prima della sua morte. Questo per quanto riguarda gli arresti di oggi lunedì 5 maggio. Alcuni dei nomi contenuti delle carte erano già emersi in altre fasi dell’inchiesta.

Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico
Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico
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Francesco Intagliata si trovava già in carcere. Gli inquirenti lo descrivono come vicinissimo a Giancarlo Lombardi, ex membro della Sud e rivale di Luca Lucci per il dominio della curva. Nelle carte viene ricordato che Intagliata fu la causa di uno scontro tra la tifoseria milanista e quella dell’Inter. Lucci, infatti, aveva fatto sapere ai vertici della Nord che non gradiva la sua presenza all’interno del direttivo. La ragione pare fosse la vicinanza di Intagliata a “Sandokan” Lombardi, ultrà rossonero pronto a prendersi una fetta della Sud. Per risolvere la questione, i leader delle due tifoserie furono costretti a organizzare un “incontro chiarificatore”. I pm descrivono Intagliata come “persona di fiducia” della famiglia Calaiò, un altro nome che abbiamo già citato nei nostri viaggi nell’omicidio Boiocchi. Di Filippo Monardo, invece, aveva parlato con grande anticipo Enrico Lupino de Lo Stato delle cose, che già a gennaio aveva realizzato un servizio a Soriano Calabro e a Sorianello. Monardo era titolare di un’impresa del settore dolciario. Beretta lo descrive come “quello dei cioccolati”. Due persone vicine a Filippo, dice ancora l’ultrà, avrebbero presentato Antonio Bellocco a Marco Ferdico. E in effetti sembra che siano stati Giuseppe Idà e Vincenzo Monardo ad aver permesso a Totò di trovare gli agganci con la curva Nord. Sempre Enrico Lupino aveva ricordato che un altro Monardo, Giovanni, era il proprietario della squadra di Soriano Calabro: la stessa in cui giocava Ferdico. Filippo, poi, fino a febbraio del 2025 è stato consigliere comunale di Sorianello. L’inviato de Lo Stato delle cose chiese al sindaco Sergio Cannatelli, unico candidato alle comunali, se fosse a conoscenza dei presunti rapporti tra il suo consigliere e Antonio Bellocco e dell’ordinanza emessa a suo carico proprio per la vicinanza alla cosca di Rosarno. “Disconoscevo questa situazione”, rispose il primo cittadino. Per Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio e Davide Scarfone (gli ultimi due a loro volta orignari della Calabria) è contestata l’aggravante mafiosa per aver cercato di favorire la cosca Bellocco negli affari derivanti dai prestiti elargiti a un imprenditore attivo nel business delle trasmissioni televisive.

Daniel D'Alessandro, Domenico Sità e Antonio Bellocco
Daniel D'Alessandro, Domenico Sità e Antonio Bellocco

Anche di Mauro Russo avevamo già scritto. Il suo nome era emerso in relazione ai parcheggi. Già a ottobre gli investigatori avevano perquisito l’abitazione di Mauro e Aldo Russo, suo fratello. Quest’ultimo avrebbe fornito a Gherardo Zaccagni i contatti della dirigenza del Milan. Sempre nell’ambito dei parcheggi restano indagati Manfredi Palmeri per corruzione tra privati (avrebbe ricevuto da Zaccagni un quadro dal valore di circa 10mila euro) e Pino Caminiti, il “ras dei parcheggi”, anche lui in carcere (arrestato a settembre). Domenico Sità, invece, è uno di quelli che aveva partecipato alla riunione del 27 luglio 2024 nel garage di Antonio Bellocco in cui si pianificò l’omicidio di Andrea Beretta. All’incontro c’era anche “Bellebuono”, che poi avvertì il compagno ultrà. Gli doveva un favore, pare. Dalle confessioni di D’Alessandro Bellebuono ci si aspettano informazioni rilevanti. Secondo la Procura sarebbe stato Berto Bellocco, fratello di Totò che non è stato arrestato, a mandare Sità a Milano al fine di compiere “atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Andrea Beretta a cedere a esponenti della famiglia Bellocco l’attività commerciale all’insegna cn69 curva Nord”. Insomma, la cosca di Rosarno voleva il merchandising in mano all’ultrà. L’ultimo dei soggetti arrestati, Carmelo Montalto, secondo la Procura emetteva fatture false ai fini di evadere le imposte sui redditi e l’Iva. Anche per lui c’è l’aggravante “di aver commesso il fatto al fine di favorire il sodalizio mafioso facente capo alla famiglia Bellocco”. Lo avevamo già detto e ce lo aveva confermato anche Klaus Davi: ciò che succede a Milano viene deciso in Calabria. Ed è lì che sembra voler puntare la Procura.

La curva Nord dell'Inter
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