La buca per il cadavere già scavata, il piano pronto nei dettagli: una cascina, il caffé avvelenato, le benzodiazepine e la calce viva. “Ti convocheranno alla cascina. Ti offriranno un caffè avvelenato con le benzodiazepine, poi ti uccideranno. Hanno già scavato la buca. Sono andato io a prendere la calce viva per ‘sciogliere’ il tuo cadavere. Poi faranno sparire la tua macchina, la porteranno in Francia, a Nizza, per simulare la tua fuga”. A raccontare il piano nei minimi dettagli ad Andrea Beretta è Daniel D’Alessandro, detto “Bellebuono”, di 29 anni, nato a Monza ma di origini calabresi. Ma cosa sarebbe emerso? A fine agosto 2024 Bellebuono si è presentato di nascosto a Cernusco sul Naviglio, a casa del leader della curva Nord interista, per raccontargli che Antonio Bellocco, rampollo della ‘ndrangheta, e Marco Ferdico, compagno ultrà nerazzurro, lo vorrebbero morto. È lo stesso Beretta che lo dice a Bellocco il 4 settembre, mentre si trova sulla Smart bianca fuori dalla palestra Testudo. Dopo aver ucciso Bellocco, Berro viene operato al San Raffaele per estrarre il proiettile che Bellocco ha sparato nel tentativo di difendersi. “Sapevo che volevano uccidermi” ha raccontato, spiegando di essere stato avvisato da un “amico”, che oggi sappiamo essere Daniel D'Alessandro. Ancora Beretta ha aggiunto di non aver creduto a quello che gli è stato raccontato. Ma, nella sua ricostruzione, l'ultrà ha spiegato di essere stato convocato da Ferdico e soci in un locale all’interno della cascina. È il primo di settembre. Decide di lasciare la pistola in macchina per non essere scoperto. Infatti, racconta che Marco lo abbraccia: "Come per perquisirmi". “Marco mi porge un caffé, capisco e rifiuto con una scusa. Così prendo solo una bottiglia d’acqua”.

La notte stessa, alle tre del mattino, Beretta e Bellebuono si incontrano, e anche questa volta è lui ad avvertirlo: “Stanno organizzando un agguato”. Per tre giorni, secondo quanto emerso, Andrea Beretta gira armato “senza mai dormire” e, la mattina del 4 settembre, Antonio Bellocco gli dà appuntamento per accompagnarlo alla comunità di Don Mazzi, anticipandolo: “Cos’è questa cosa che vuoi ammazzarmi?”. Sono nella Smart e gli punta contro la pistola, Bellocco riesce a togliergliela di mano e a sparare, ma Beretta estrae un coltello e lo pugnala 21 volte, di cui sei al cuore. Gli arresti per l’indagine “Doppia curva” arrivano a fine settembre 2024 e, nel mentre, polizia e carabinieri riescono a risalire a Bellebuono, che viene trovato in un centro commerciale, fermato con la scusa di una notifica e portato in questura. A quel punto viene gli viene offerta protezione e la possibilità di collaborare, ma lui tergiversa. Durante il fermo con lui c’è un amico, che avvisa subito Ferdico, che la sera si presenta insieme al padre a casa sua. L’incontro dura 45 minuti, poi Bellebuono chiama la polizia: “Non ho niente da dirvi. Non c’entro niente con questa storia”. Bellebuono sembra fosse convinto di aver convinto i Ferdico, che in realtà hanno stanno lavorando a un piano per ucciderlo. E poi? D'Alessandro sparisce e a fine febbraio 2025 scappa in Bulgaria, dove è stato arrestato per l'omicidio di Vittorio Boiocchi. Sarebbe stato lui a sparare allo Zio, accompagnato in via Zanzottera da Andrea Simoncini. La domanda è: “Perché D’Alessandro ha deciso di avvisare Beretta del piano omicida rischiando lui stesso la vita?”. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato decisivo un episodio avvenuto nelle prime giornate del campionato scorso. Durante Inter-Atalanta, nell’agosto 2024, sarebbe scoppiata una rissa tra gli ultras della Nord. Bellebuono si sarebbe trovato da solo, senza aiuto, e avrebbe chiesto aiuto a Beretta che, nonostante il divieto di entrare a Milano, è arrivato in supporto. Gli doveva un favore, quindi. "Non riportatemi in Italia", pare abbia detto D'Alessandro alla polizia al momento dell'arresto. Ha paura di quello che potrebbe succedergli in carcere? Teme ripercussioni da parte dei Bellocco o di altre famiglie? È possibile. Ma c'è un elemento che va evidenziato: anche Bellebuono ha origini calabresi. Inoltre, prima dell'omicidio Boiocchi, si accorda con i Ferdico e Simoncini, di Gerocarne in provincia di Vibo Valentia. Un patto di sangue, quindi. Ricordiamo il titolo di un libro scritto dal magistrato Nicola Gratteri e dal giornalista Antonio Nicaso: Fratelli di sangue. Gli autori ricordano che la famiglia, il luogo di nascita e i "contratti" stipulati sui delitti non hanno solo un valore simbolico. Anzi, per la 'ndrangheta quella è sostanza. L'origine di Bellebuono, quindi, è un fattore di cui tenere conto. Così come centrale sarà la sua scelta di pentirsi o meno. Le domande, mano a mano che escono nuove informazioni su questa storia, aumentano. Davvero qualcuno si vendicherà su D'Alessandro? E ancora: chi ha più paura di quello che potrebbe dire? Gli ultras o qualcun'altro? C'è un dubbio, ancora da confermare, che però ci pare legittimo porre a questo punto: davvero la decisione di far fuori Boiocchi è dipesa solo dalla volontà dei membri della curva Nord? Difficile pensare che dei capi ultrà possano aver "assoldato" Andrea Simoncini (anche lui, pare, legato a famiglia mafiose) e D'Alessandro l'assenso della 'ndrangheta? Forse la criminalità organizzata aveva altri piani per San Siro. Su questo punto faremo degli approfondimenti. In attesa di capire se Bellebuono diventerà, come Beretta, un collaboratore di giustizia. Ma cominciano a essere tanti gli indizi che portano in Calabria.
