I Patagarri, o meglio, la polemica che si è aperta dopo il concerto del Primo Maggio, sembra non fermarsi. A parlarne è anche Andrea Scanzi che, su Il Fatto Quotidiano, l’ha definita “tanto noiosa quanto deficiente”. Secondo il giornalista “di fronte a un artista che schiera il pensiero deve (dovrebbe) fare una sola cosa: tacere”. Scanzi ha tirato in ballo anche Fabrizio De André (sempre pace all’anima sua) riprendendo le sue parole e scrivendo: “l’artista è una sorta di anticorpo: si espone in prima persona, spesso al posto del pensare comune, e fa sì che attraverso il suo esempio, per certi versi il suo sacrificio, la società civile acquisisca più anticorpi e dunque più difese immunitarie nei confronti del potere. Come disse De André, non può non essere libero. Dunque l’artista non può non opporsi”.

Ma ad essere “citato” da Scanzi non è solo De André. In questa occasione, invece di trapper e rapper, ha tirato in ballo Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Roger Waters e Francesco Guccini. Potrebbe essere surreale, ma il giornalista ha scritto: “una società piena di Eros Ramazzotti e Laura Pausini e vuota di Roger Waters e Francesco Guccini farebbe felici i Gasparri (cioè nessuno), ma sarebbe una società orrenda. Non che ci siamo lontani, eh”. Il succo del discorso, però, qual è? Più “semplice” di quello che si può pensare: la società vuole che gli artisti italiani stiano in silenzio, quando la storia è piena di casi in cui i cantanti sono stati criticati per un impegno “non spiccato quando non disallineato”. E chi si stupisce di fronte a chi si schiera su un qualsiasi tema, che sia sociale o politico? Secondo Andrea Scanzi è “una delle tante forme di demenza contemporanea”. E in chiusura, quasi a fare da ciliegina sulla torta, ha citato il dissing tra David Parenzo (senza citarlo apertamente) e Valerio Lundini e ha concluso definendolo “semplicemente perfetto, ma temo anche inutile: in Italia, come ammoniva Freak Antoni, non c’è gusto a essere intelligenti”
