Dopo l’improvvisa morte di Alexei Navalny venerdì 16 febbraio, il Mondo è rimasto sotto shock. Il politico e dissidente russo, oppositore di Vladimir Putin, si trovava in un carcere di massima sicurezza nel nord della Russia, sopra del Circolo polare artico, dove le temperature invernali superano i -30° sotto lo zero. Navalny era detenuto dal 2021 ed era stato condannato al oltre 19 anni di reclusione, con l’accusa di estremismo politico, per cui nell’ultimo anno e mezzo era stato messo in uno stato isolamento per punizione, per ben 27 volte consecutive dall’agosto 2022. A causa delle brutali condizioni cui era costantemente sottoposto, il suo stato di salute era peggiorato nell’ultimo mese, fino all’improvvisa morte lo scorso venerdì, che ha fatto moltissimo scalpore e soprattutto, fatto sorgere parecchi dubbi sulle reali cause la responsabilità dello Stato russo. Nonostante alcune polemiche sorte sui social sulla biografia e il percorso politico di Navalny – che non giustificano comunque in alcun modo le condizioni in cui è stato lasciato morire – non sono mancati i messaggi di cordoglio dalla comunità internazionale, dal ricordo del Presidente Sergio Mattarella, al commento di Ursula von der Leyen, dal messaggio di Joe Biden, all’omaggio Bono degli U2 durante un concerto nel weekend. Fra le tante voci è emersa anche quella di Svetlana Tikhanovskaya, la leader dell’opposizione bielorussa, molto vicina alla moglie del dissidente Yulia Navalnaya, che a proposito del caso Navalny, in una recente intervista a La Stampa ha commentato: “Alexei Navalny sognava una Russia libera e democratica, spero che questa visione un giorno diventi realtà. Dobbiamo però affrontare la realtà attuale, ovvero la Russia di Putin, che nega alla Bielorussia e all’Ucraina il diritto di esistere…” Ma chi è Svetlana Tikhanovskaya? E può la sua storia ricordare in qualche modo il percorso di Navalny?
Svetlana Tikhanovskaya, nata a Pilipchuk nel 1982, è una politica bielorussa e interprete, leader dell’opposizione che nelle elezioni bielorusse del 2020 cercò in ogni modo di sfidare il potere del Presidente in caricato Aleksandr Lukashenko. Secondo i dati raccolti dalle elezioni il 9 agosto 2020, Tikhanovskaya riuscì a raccogliere 88.622 voti, ovvero il 10,12% del totale, contro l'80,10% di Lukashėnko, arrivando quindi seconda, anche se, proprio riguardo a quelle elezioni, l’esito elettorale venne da subito messo in dubbio e contestato dai Paesi dell’Unione Europea. La Tikhanovskaya accusò infatti che le elezioni non si erano svolte in modo onesto e proprio per questo, nel popolo bielorusso nacque un violento moto di protesta, durato oltre 100 giorni, che chiese a gran voce di poter ripetere le elezioni in maniera trasparente - invano. Proprio per questa ragione però, migliaia di manifestanti furono arrestati e la donna venne accusata dalla autorità bielorusse di cospirazione per la presa del potere statale e di essere responsabile della creazione di una formazione estremista, per cui, fu costretta a fuggire in esilio, prima in Polonia e poi in Lituania (dove risiede tutt’ora), anche per evitare una condanna a 15 anni di reclusione. È proprio in questo senso che il percorso di Svetlana Tikhanovskaya ricorda tristemente quello di Alexei Navalny, poiché, in Bielorussia, proprio come in Russia da moltissimi anni, i dissidenti e gli oppositori politici vengono minacciati, repressi e messi a tacere in carcere.
Ancora prima di Svetlana, fu suo marito, Serhej Tikhanovskij, a tentare di sfidare il potere trentennale di Lukashenko, finendo però per essere arrestato. E anche in questo, fra il destino di Svetlana e suo marito Serhej, e quello di Alexei Navalny e sua moglie Yulia, c’è un’infelice similitudine: “Ho sentito profondamente il suo dolore. Anche mio marito è detenuto come prigioniero politico e da un anno non ho più sue notizie. Non sono sicura che stia bene o anche se sia ancora vivo. I nostri due figli chiedono spesso di loro padre. Anche Yulia Navalnaya ha due figli. Yulia ha dimostrato un notevole coraggio parlando a Monaco. le sono vicina” ha infatti dichiarato recentemente la Tikhanovskaya. La Bielorussia è governata dal 1994 – praticamente dalla fine dell’Unione Sovietica - dall’autoritario Presidente Aleksandr Lukashenko, che, sostenuto da Vladimir Putin e dal Cremlino, negli ultimi trent’anni ha creato intorno a sé un vuoto, allontanando e arrestando i suoi principali oppositori. In seguito alle elezioni del 2020 l’Unione Europea era intervenuta anche con delle sanzioni nei confronti del regime di Minsk, ma questo non era infine servito a modificare in alcun modo la situazione, che rimane tuttora statica.
Svetlana Tikhanovskaya, il cui nome è stato due volte proposto per il Premio Nobel per la pace, per aver svolto un ruolo di primaria importanza nella sfida non violenta al Presidente Aleksandr Lukashenko, ha parlato anche delle elezioni bielorusse del prossimo 25 febbraio, che però, proprio come le elezioni russe che si terranno fra il 15 e il 17 marzo, considera solo come uno spettacolo alla stregua di una farsa, dove nessun vero oppositore troverà spazio né voce, come dovrebbe accadere invece in una vera democrazia. “La Bielorussia è un grande gulag, l’Italia ci aiuti a fare sentire la nostra voce”, aveva infatti commentato la politica lo scorso 9 agosto davanti ai microfoni di Rainews24.