Più che dalle scelte di Donald Trump sull’Ucraina, ciò che ha stupito Guido Crosetto, ministro della Difesa, sono i modi. Il presidente Usa ha scaricato Volodymyr Zelensky, e l’Europa pensa al riarmo. C’è chi ipotizza l’invio di soldati italiani al confine con la Russia: “Questo dibattito è surreale e prematuro allo stesso tempo. Perché la tregua sarà figlia di condizioni che devono andare bene a tutti e quindi anche ai russi”. E aggiunge: “Su quel confine io presto o tardi vedo l’Onu. E l’Italia ha sempre partecipato alle missioni Onu”. Insomma, in un modo o nell’altro noi ci saremo. Per Piemme Crosetto ha pubblicato Storie di un ragazzo di provincia, un’autobiografia che parte dall’infanzia a Marene, provincia di Cuneo. Ricorda “le mosche e quella puzza di letame che in certi periodi dell’anno saturava l’aria”, una puzza da rispettare, come disse suo padre: “È questa puzza che ti dà da mangiare!”. Il genitore morì in seguito a un’operazione sbagliata, in cui “per la fretta di aprirlo e chiuderlo si erano dimenticati dentro una garza, che aveva fatto infezione”. Entra poi nella Democrazia cristiana, dove lavora con De Mita, Bodrato, Donat-Cattin “e, soprattutto, Giovanni Goria”, e diventa sindaco di Marene nel 1990. In seguito alla fine della Dc, si avvicina a Forza Italia, ma inizialmente con delle perplessità: “Quando vidi il lancio di Forza Italia con le spillette, le bandierine e la canzoncina provai nei confronti di Berlusconi quasi disgusto. Per uno con la mia formazione, quell’approccio era quasi un oltraggio, un insulto alla sacralità dell’impegno per la cosa pubblica. Infatti ne rimasi lontano, nonostante i tanti inviti a entrare da parte di persone anche vicine al Cavaliere. Però fui subito sicuro che era una rivoluzione e che avrebbe avuto successo”.


Crosetto si fece dei nemici nel partito di Silvio Berlusconi? “Sandro Bondi mi odiava e io lo ricambiavo, disprezzandolo. Con Denis Verdini, di cui però oggi sono amico, ho combattuto ferocemente per la sua gestione del partito e la composizione delle liste. E ho combattuto anche con Giulio Tremonti, che in quel periodo stava un gradino sotto Dio ma si sentiva al suo stesso livello, e che trattava i parlamentari come i nobili del Medioevo trattavano i popolani: facendo finta di accorgersi che esistevano ma rimanendone alla larga per non sporcarsi le mani”. Poi le amicizie celebri, come quella con Edoardo Agnelli: “Lo conobbi una sera a una festa a Torino. Diventammo amici e in certe giornate condivisi le idee, la cultura e anche le inquietudini di quel ragazzo così colto, educato, cortese e così introverso da essere l’opposto del padre, l’Avvocato. Lo dico senza problemi: non sono in possesso di una verità alternativa ma non ho mai creduto al fatto che Edoardo si sia suicidato. E non sono il solo”; e con Sergio Marchionne: “Lo conobbi davanti a una bistecca quando venne a Torino. Condividevamo la passione segreta per il poker online, l’unica distrazione dal lavoro che Sergio si concedeva. Mai visto uno lavorare così tanto”. La prima volta che vide il Cavaliere, invece, ricevette tre osservazioni: “Sei troppo alto, tagliati i capelli più corti perché li stai perdendo, mettiti a dieta”. Ma Crosetto fu tra gli esclusi del cerchio magico di Arcore. E rivela: “Nell’ottobre del 2011, con lo spread alle stelle, Francesca Pascale chiese di incontrarmi in un ristorante del centro di Roma e mi raggiunse, nascosta da occhialoni neri, insieme a Maria Rosaria Rossi. Neanche il tempo di sederci e Francesca mi pregò di insistere su Silvio perché lasciasse Palazzo Chigi: ‘Guido, convinci Silvio a dimettersi, tu che gli vuoi bene. Altrimenti lo ammazzeranno’”.

Cosa ha detto il ministro della Difesa a proposito del suo rapporto con Giorgia Meloni? “È vero che io e Giorgia litighiamo spesso, a volte ferocemente, difendendo ciascuno le proprie posizioni e solitamente rimanendo sulle stesse anche dopo la fine della lite. La rottura, invece, è una sciocchezza”, anche perché “Sono stato il primo a scommettere sul fatto che sarebbe diventata presidente del Consiglio ma non ora, tredici anni fa: una con quell’abnegazione per il lavoro, con quella meticolosità nello studio, con quella severità nei confronti di se stessa non poteva che arrivare a un livello di eccellenza in qualsiasi campo avesse deciso di impegnarsi. Mai avuto mezzo dubbio che prima o poi sarebbe arrivata a Palazzo Chigi”. La convinzione che chi lo accusa di conflitto di interessi – Crosetto è stato alla guida della Confindustria delle armi – non ha “per nulla” ragione, e la “paura” dei magistrati: “Nel libro lo scrivo: Berlusconi, Craxi e Renzi sono stati i politici più perseguitati dalla magistratura italiana, con due dei tre non sono mai stato d’accordo”. Infine un aneddoto riguardante l’addio al Pdl di Berlusconi, secondo alcuni dovuto al fatto che il Cavaliere si fosse invaghito di Gaia, la moglie di Crosetto: “Che a Berlusconi piacesse Gaia me l’ha detto mille volte lui stesso. Per un periodo, io e lei ci separammo. Un giorno vado da Silvio e lui mi fa: ‘Guido, so che vi siete lasciati. Ma ti dispiacerebbe se…?’”. E la risposta? “‘Provaci!’, lo gelai. E non se ne parlò più”.
