Ormai lo sappiamo: in Italia fare figli è diventato uno sport estremo. Il calo demografico è una certezza. A questi ritmi, con un tasso di natalità di 1,2 figli per donna (mentre servirebbe almeno un 2,1 per mantenere la popolazione stabile), nel 2040 gli italiani saranno almeno tre milioni in meno e decisamente più anziani. Il problema è che si continuano a tirare fuori le solite soluzioni da discount: bonus su bonus, qualche detrazione fiscale, due pacche sulle spalle e via. Ma, nel concreto, chi ha il coraggio di mettere al mondo un figlio in un paese dove tutto sembra remare contro? Un tempo, a 25 anni si era sposati e si metteva in cantiere il primo figlio. Oggi? A 25 anni si è ancora all'università, o si lavora per stipendi ridicoli che non permettono nemmeno di andare a vivere da soli, figuriamoci di mantenere una famiglia numerosa. E poi c'è la consapevolezza: mettere al mondo un figlio senza la sicurezza di offrirgli una vita dignitosa non è più un'opzione accettabile per molte persone. Intanto, i dati parlano chiaro: secondo il World Population Review, in Italia nasce un bambino ogni 60 secondi, ma muore una persona ogni 50. Questo si chiama saldo naturale negativo e significa che siamo ufficialmente destinati a diventare un popolo di nonni senza nipoti. Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di puntare tutto sulla natalità con la legge di bilancio 2025. E cosa si è inventato? Un altro bonus, ovviamente. Mille euro una tantum per i nuclei con un Isee sotto i quarantamila euro. Esatto, lo Stato valuta un neonato come un cellulare di fascia media. Convinti che questa cifra convinca qualcuno a fare figli? Un riordino delle detrazioni fiscali, con limiti di reddito e nuove modalità di calcolo. Traduzione: se guadagni troppo, arrangiati. Il congedo retribuito viene leggermente allungato e migliorato, ma resta un problema di fondo: se la maternità continua a essere vista come un ostacolo nel mondo del lavoro, chi si prenderà mai il lusso di fare figli?
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Esempio pratico di come funziona la “politica per la famiglia” in Italia: polemica in consiglio comunale a Treviglio, provincia di Bergamo. Matilde Tura, capogruppo Pd, propone di permettere la partecipazione da remoto alle consigliere in gravidanza a rischio. Risposta della consigliera FdI Silvia Colombo: “Se sei incinta e non puoi partecipare, dimettiti”. Ecco, questa è la mentalità che incentiva le nascite in Italia. Fare figli è un dovere, ma poi arrangiati. Vuoi lavorare? Problemi tuoi. Non è un caso che molte donne si vedano costrette a scegliere tra la carriera e la maternità. Poi ci sono le perle di saggezza della politica. Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica Amministrazione, ha dichiarato alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora su Rai Radio 1: “I matrimoni tra persone dello stesso sesso non aiutano la crescita demografica”. E qui nasce spontanea una domanda: se non si sposano, allora i figli li fanno? Perché il problema non è il matrimonio, ma il fatto che in Italia le coppie omosessuali non possono adottare. Cioè, abbiamo gente disposta a crescere bambini, ma lo Stato preferisce lasciarli negli istituti piuttosto che affidargli una famiglia. Coerenza? Non pervenuta. Come se non bastasse, nel 2024 circa 2,4 milioni di italiani hanno rinunciato a cure mediche, con il Sud particolarmente colpito. Gli italiani sono il popolo più anziano d'Europa e il sistema sanitario non regge il colpo. Come si può pensare di far figli in un paese che non riesce nemmeno a garantire cure dignitose alla popolazione? Il punto è che non bastano i bonus, le detrazioni e le pacche sulle spalle. Quello che serve è un cambiamento radicale. Servono stipendi dignitosi, case accessibili, un welfare che funzioni davvero, un ambiente di lavoro che non penalizzi le donne. Serve una mentalità che non veda la maternità come un peso, ma come un valore. Finché tutto questo non cambierà, possiamo anche inventarci il “bonus cicogna” da 10mila euro, ma la realtà resterà la stessa.
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