L’avrebbero definito sessista se non fosse, probabilmente, un elogio a Giorgia Meloni e alla sua capacità di leadership. Ma l’articolo di Tom Kington è semplicemente un editoriale come in Italia non se ne fanno più. Esce per il Times inglese, nell’edizione di martedì 20 maggio. “La scorsa settimana c’era aria di romanticismo”. Le esternalità negative, in questo caso, furono tutte di Keir Starmer, che si è dovuto arrendere quando Edi Rama ha confessato apertamente l’amore politico per Giorgia Meloni, nonostante Rama sia storicamente un leader di sinistra (e amico di D’Alema). “Diversi Paesi ci hanno chiesto se eravamo aperti a questa possibilità [degli hub per gli immigrati, ndr], e noi abbiamo detto di no”, ha detto Rama, “perché siamo fedeli al matrimonio con l'Italia e il resto è solo amore”. E qualche giorno dopo l’inchino alla premier arrivata in Albania. Giorgia lo ha abbracciato. E poi? Gli States, al punto da diventare lei, per gli americani, il “sogno americano”: “Il mese scorso, il giorno dopo il suo incontro amoroso con Donald Trump e J.D. Vance alla Casa Bianca, il vicepresidente degli Stati Uniti è volata a Roma per parlare di dazi e per far visita al malato Papa Francesco. Quando è arrivato a Palazzo Chigi, l’ufficio del premier, Meloni lo stava aspettando per accoglierlo. ‘Mi sei mancato’, ha scherzato affettuosamente”. Stesso atteggiamento con Musk: “Quando lo scorso settembre, durante una cena di premiazione a Manhattan, ha guardato intensamente negli occhi Elon Musk, sembrava proprio il momento perfetto per capitalizzare sull'imminente ritorno di Trump alla Casa Bianca”. Lo stesso si dica, e infatti Kington lo dice, degli incontri con Starmer e il leader indiano Narendra Modi.

“Il flirt della 48enne era semplicemente tattile e simpatico, oppure si rende conto che ridere alle battute fatte da uomini potenti può farti ottenere l'accordo commerciale che desideri?” si chiede Kington. Sta di fatto che funziona e al G7 in Puglia la Meloni ha raggiunto il sold out di richieste e moine per la prima premier donna del nostro Paese: “Dopo un anno trascorso a incantare i leader mondiali a tu per tu, improvvisamente si è ritrovata con una stanza piena di leader con cui confrontarsi, rischiando di scatenare l'invidia di chiunque li considerasse i suoi favoriti.” Non mancano l’anarcocapitalista Javier Milei, a dire il vero innamorato di qualsiasi cosa sia alla sua destra (anche la sua mano?). “Forse Meloni sta seguendo le orme di Margaret Thatcher, nota per aver abbandonato la sua facciata d'acciaio e flirtato con i leader maschi”. O forse no: “Cosa succederebbe se Meloni rivolgesse il suo fascino a tutti i sessi, e guarda caso la maggior parte dei capi di governo sono uomini?” Basti pensare ai risultati ottenuti con Ursula von der Leyen in Unione Europea. Comunque non tutti cadono nel maleficio amoroso di Giorgia Meloni. O meglio, lei non li accetta nella sua congerie di spasimanti politici. Il primo è ovviamente Emmanuel Macron: “I rapporti si sono ulteriormente deteriorati quando Meloni è stata apparentemente esclusa dai colloqui sull'Ucraina che coinvolgevano Macron e altri leader, e hanno toccato il fondo venerdì a Tirana quando Macron ha accusato Meloni di diffondere disinformazione sui colloqui”. L’altro, infine, è stato il Cavaliere. Proprio lui, che la lanciò con un ministero alla gioventù affidatole quando era solo una discepola dell’ex missino Fabio Rampelli: “La definì ‘la piccolina’ durante un comizio” ricorda Kington. Finché lei non rifiutò un ministro forzista e lui la descrisse come autoritaria e paternalista. Quale che sia la vera strategia di Giorgia Meloni funziona. A metà tra femme fatale e donna sola al comando, all’estero anche i giornalisti sbandano per lei, da Politico al The Economist. Anche se i commenti finiscono quasi sempre con un punto di domanda, il cuore della questione è perché certe domande vengano in mente quando si parla della premier: fascino e leadership. Una combinazione che gli italiani tendono a subire.
