La scuola italiana è nuovamente sotto accusa, e questa volta il dito è puntato contro il sistema delle graduatorie per l’insegnamento. Un’inchiesta di Fanpage, trasmessa da Piazzapulita (La7), ha svelato un meccanismo inquietante che mina la fiducia nelle istituzioni e penalizza chi sceglie di seguire le regole. Il reportage, realizzato dal team Backstair, getta luce su un mercato nero di certificazioni linguistiche, titoli informatici, master e altre attestazioni accademiche, strumenti fondamentali per scalare le graduatorie provinciali di supplenza (gps). Questi titoli, invece di premiare il merito, possono essere acquistati tramite un sistema di esami truccati e punteggi gonfiati.
In Italia, il sistema scolastico prevede che per diventare docenti alle scuole medie e superiori sia necessario possedere una laurea magistrale e ottenere un’abilitazione all’insegnamento. Tuttavia, l’accesso alla docenza avviene principalmente attraverso le gps, suddivise in due fasce: la prima include chi ha già conseguito l’abilitazione, mentre la seconda accoglie chi ne è sprovvisto. Per aumentare le possibilità di essere chiamati per una supplenza, è determinante accumulare punti tramite certificazioni linguistiche, informatiche, master e corsi di formazione.
Ed è proprio qui che si inserisce il sistema truffaldino scoperto dall’inchiesta. Enti, sindacati e istituti privati avrebbero messo in piedi un business che consente di ottenere tali certificazioni senza il minimo sforzo, in cambio di ingenti somme di denaro. I prezzi variano dai 4000 ai 7000 euro per pacchetti che includono diversi titoli. Chi dispone di maggiori risorse economiche può facilmente superare in graduatoria i candidati che hanno studiato onestamente.
Un aspetto emblematico dell’inchiesta è stato il racconto degli esami falsati. In diverse occasioni, le prove si sarebbero svolte in luoghi improbabili, come hotel o sedi di fortuna, e i candidati non avrebbero avuto nemmeno bisogno di prepararsi. In una scena registrata con telecamere nascoste, un professore rassicura l’inviata sotto copertura: “Non c’è bisogno di studiare, è tutto un mercificio. Alla fine, i titoli si comprano”.
In alcune situazioni, gli esami sarebbero stati sostenuti da persone diverse dai candidati, sfruttando un sistema di controllo remoto sui computer. Altre volte, i test parevano essere semplicemente già compilati. Per esempio, nel caso di un certificato di lingua tedesca, gli inviati avrebbero ricevuto direttamente la combinazione di risposte e una lettera pre-scritta da copiare. Inoltre, per simulare un esame svolto a Roma (in realtà, comprato a Napoli) come richiesto dal Ministero dell’Istruzione, agli aspiranti docenti sarebbe stato chiesto di firmare moduli falsificati con date e luoghi inesatti.
L’inchiesta ha evidenziato come molti sindacati e associazioni sarebbero direttamente coinvolti in questo sistema corrotto. A Napoli, ad esempio, un sindacalista avrebbe proposto all’inviata un “pacchetto” di certificazioni, spiegando che queste potevano essere ottenute senza alcun tipo di studio. “Lei potrebbe prendere anche due master in contemporanea,” afferma il sindacalista, aggiungendo che per evitare sospetti sarebbe meglio registrare i titoli in anni accademici diversi.
Analogamente, un ente del terzo settore pare abbia offerto certificazioni linguistiche con modalità altrettanto discutibili. Un avvocato, intermediario di uno di questi enti, ha spiegato che sarebbe bastato pagare per ottenere il certificato, senza la necessità di sostenere un vero esame.
Questo sistema fraudolento ha conseguenze devastanti per il mondo della scuola. Da un lato, penalizza gravemente i docenti che si impegnano a conseguire i titoli in modo onesto, studiando per anni e investendo tempo e denaro. Dall’altro, mina la credibilità dell’intero sistema scolastico, promuovendo un’idea di istruzione come merce da acquistare piuttosto che come diritto e responsabilità.
Il mercato nero dei titoli genera un divario tra chi può permettersi di pagare e chi no, favorendo una competizione sleale che distorce il principio fondamentale di meritocrazia. Inoltre, la presenza di docenti privi delle competenze necessarie rischia di compromettere la qualità dell’istruzione offerta agli studenti, con ripercussioni sull’intero sistema educativo.