L’abito fa il monaco, inutile girarci intorno. Perché l’abito influenza chi guarda, è già portatore di significato. Così come il taglio di capelli, i simboli tatuati sulla pelle, la voce e le parole. Cinema e serie tv hanno trasmesso un’idea della criminalità organizzata talvolta estetizzata o, peggio, moralizzata. Nicola Gratteri ne ha parlato spesso. E lo ha fatto anche al Bsmt di Gianluca Gazzoli riferendosi a Il padrino, che ha creato un immaginario che “non esisteva”, quello della Cosa Nostra americana. Ma non è quello il mondo in cui viviamo. Nella realtà ci sono i processi lunghi, la scarsezza di organico nelle magistrature, genitori che denunciano i figli. “Questo Paese ha bisogno di risposte giudiziarie”, dice Gratteri. Il riferimento è alla “stortura” imposta dalla riforma Cartabia sulla necessità di arrivare a una sentenza di Appello entro due anni dal primo grado, pena il decadimento della prima sentenza. In Italia i processi sono lenti, dunque il rischio è un’eccessiva setacciatura. “Numeri alla mano i magistrati italiano sono i più laboriosi d’Europa”. Qui il tema è l’investimento in giustizia nel nostro Paese: “Servirebbero più magistrati. E poi serve farli lavorare a regime”. Una situazione ingolfata anche per riforme portate avanti da diversi parti politiche, come la legge Severino (governo Monti), che ha “chiuso tanti piccoli tribunali”, ma non facilitando il funzionamento del sistema giustizia. Insomma, “prima di parlare bisognerebbe conoscere ciò che accade” sul territorio.
La mafia si trasforma. Al cambiare dei tempi la malavita compie la metamorfosi necessaria all’adattamento. Ora, infatti, le mafie sono meno violente, “non hanno bisogno di uccidere”. Perché la società negli ultimi decenni è diventata più facilmente corruttibile (“prostituibile”). Un “abbassamento di etica” che ha reso più facile l’infiltrazione mafiosa. Anche per questo le organizzazioni hanno investito in esperti di finanza, cryptovalute, hacker. Gratteri conferma ciò che già sappiamo: la ‘ndrangheta è l’associazione più ricca, soprattutto grazie al rapporto preferenziale con i narcos sudamericani e al peso che esercita sul traffico internazionale di cocaina. Tutto questo senza aprire il “panetto”, cioè lasciando ad altre organizzazioni la vendita al dettaglio. I modi per far arrivare la cocaina in Europa sono tantissimi, “nascosta nelle gambe dei tavoli” o nelle pieghe delle pedane; il punto di smercio principale è il porto di Gioia Tauro: “Quando esce dal porto un chilo di cocaina vale già 35mila euro. Il rischio è piuttosto elevato”, e questo fa lievitare il prezzo. All’ultimo stadio del commercio la stessa quantità può valere anche 50mila euro.
“Mai accettare l’ultimo appuntamento”. Nicola Gratteri è molto chiaro su questo tema. “Quando vi ha alzato le mani la storia è già finita. Non serve l’ennesimo chiarimento”. L’idea del possesso di una donna è troppo viva negli uomini, i rischi per la sicurezza troppi. L’aumento dei casi è dovuto sia a una percezione maggiore dell’opinione pubblica sia perché la nostra è una società “scostumata”, in cui il modello da seguire è “la donna che va in tv seminuda dopo essere passata cinque volte dal chirurgo plastico”. Perché, si chiede Gratteri, una ragazza o un ragazzo dovrebbero “perdere la vista” sui libri, se l’idea di un guadagno facile sembra così accessibile.
La determinazione nel lavoro di Gratteri è fondamentale, specie per chi si trova sotto scorta dal 1989. Uno dei valori che gli hanno lasciato i suoi genitori, che “non devono fare gli amici dei figli, ma fare i genitori”. Determinazione e coraggio: di sentire i mafiosi che parlano, intercettati, di come ucciderti, di rinunciare a un concerto o al mare da soli. “Se non avessi la scorta? Prenderei la moto e farei un giro”. I mafiosi, al contrario, non uccidono per coraggio, “ma per convenienza”. E ricorda la frase di un latitante catturato dopo 14 anni di ricerche: “Se il coraggio fosse sangue il mare sarebbe rosso”. In chiusura: come sono cambiate le mafie? “Le mafie si evolvono continuamente, i Europa c’è una mafia emergente, che è al secondo posto dopo la ‘ndrangheta: la mafia albanese”, che viene da un Paese “dove si fa tanto riciclaggio”, ora in “joint venture con la ‘ndrangheta in Sudamerica” e che cura la logistica del traffico di cocaina. La terza generazione di nordafricani ha costituito la “maffia”, molto presente soprattutto in Olanda. E a Milano? “È più facile nascondere la ricchezza”. L’ultima questione è la riforma della giustizia: “Il passaggio successivo sarebbe mettere il pm sotto al potere esecutivo”, i costi del Csm, che verrebbe raddoppiato, aumenterebbero notevolmente; il sorteggio dei magistrati, nella quota politica, “non mi pare il massimo della trasparenza. Io voglio un pm sereno, che possa lavorare con la massima serenità, senza condizionamenti. Io non voglio un pm forte, non fa sollevamento pesi”. E deve sapere che “sopra la sua testa c’è solo il codice e nient’altro”. Gratteri voterà “no”.