Lo scorso venerdì 16 febbraio, abbiamo tutti appreso, non senza sgomento, della morte del dissidente politico e attivista russo Alexei Navalny. Le cause della sua morte, tuttora avvolte da un alone di mistero, stanno suscitando molti dubbi da parte della comunità internazionale, già che da oltre cinque giorni le autorità russe rifiutano di mostrare la salma di Navalny ai suoi cari, non permettendo loro di eseguire un’autopsia, o quantomeno, di dargli un ultimo saluto e una degna sepoltura. Da più parti, compresa dalla moglie di Alexei, Yulia Navalnaya, è arrivata un’accusa diretta verso Vladimir Putin, ritenuto responsabile della morte dell’attivista quarantasettenne, e nelle ultime ore anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è rivolto all’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, per chiedere chiarimenti. Quello che è noto, ad ora, è solamente che lo scorso venerdì, dopo aver effettuato la consueta passeggiata nell’ora d’aria, ha avuto un mancamento improvviso che lo avrebbe portato a perdere i sensi, fino a morire, in una maniera totalmente imprevista, nella colonia penale IK-3 “Lupo polare” presso Kharp, nel nord della Russia. Nel frattempo, tra due giorni, il 24 febbraio, sarà l’anniversario di due anni di guerra in Ucraina e la Russia, pur impegnata nel conflitto, nelle prossime settimane si prepara anche ad affrontare le elezioni presidenziali. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Anna Zafesova, nota giornalista e osservatrice russa, penna de La Stampa e Il Foglio, traduttrice di alcuni romanzi russi per la casa editrice Voland, e autrice di diversi saggi, fra cui Navalny contro Putin. Veleni, intrighi e corruzione. La sfida per il futuro della Russia (Paesi Edizioni, 2021), molto discusso in questi giorni, proprio a causa dei recenti avvenimenti.
Anna, lei si occupa e scrive di Russia, rispetto alla recente e triste vicenda di Alexei Navalny, ha anche scritto un libro, Navalny contro Putin (Paesi Edizioni, 2021); oggi sulla stampa italiana e internazionale viene definito come uno dei dissidenti più importanti e scomodi per Vladimir Putin e dunque, pare che sia stato eliminato per questo, secondo lei è così?
Certo che è così. Putin lo ha avvelenato, lo ha arrestato, gli ha rifilato una condanna dietro l'altra, tanto da far capire che non sarebbe mai uscito di galera. L'ha portato in carceri sempre più rigide, l'ha tenuto in una cella di isolamento per un totale complessivo di quasi un anno su tre anni di detenzione, e alla fine, Alexei è morto in prigione. Certo che lo voleva eliminare.
Negli ultimi giorni è emersa l'ipotesi che sia stato avvelenato con il Novichok…
Non so se si potrà venire a capo di questa faccenda, visto che le autorità russe continuano a non voler restituire il corpo ai familiari. Però questo sospetto sarebbe ancora più grave, perché in questo caso si tratterebbe non di una “messa a morte lenta”, tra sofferenze e torture, ma di un vero e proprio omicidio premeditato, di un uomo che non era nemmeno in grado di difendersi, visto che già si trovava in carcere.
A questo proposito si è espressa anche la moglie di Alexei, Yulia Navalnaya, che nonostante il dolore, ha fatto un discorso molto determinato negli scorsi giorni, anche se forse adesso non sarebbe tanto facile riuscire a tornare in Russia in questo momento. Secondo lei Yulia potrebbe proseguire il percorso del marito?
È quello che ha annunciato che farà e lo sta già facendo. Poi sul fatto che lei possa diventare la “guida del movimento”, mi pare che fosse un po' nell'aria, lo aspettavano tutti e ne ha assolutamente i numeri. La domanda è: che cosa può fare questo movimento considerando le condizioni di dittatura che vive la Russia? Qual è lo spazio per un'azione politica in senso stretto? Contando che si tratta di un Paese dove chi va a deporre dei fiori in memoria di Navalny, viene arrestato…
È notizia di questi giorni che anche il fratello di Alexei, Oleg Navalny, sia stato inserito sulla lista dei ricercati
Sì, già da diverso tempo.
Viene forse accusato delle stesse colpe di Alexei?
Se la memoria non mi inganna, Oleg ha già scontato una pena in carcere a suo tempo anni fa, dove fu condannato insieme al fratello; adesso è ricercato insieme ad altri navalnyany (seguaci di Navalny nda) per estremismo e organizzazione di una comunità estremista, manifestazione non autorizzata… Tutte accuse politiche.
Navalny era già stato avvelenato una prima volta nel 2020 e molti si sono chiesti: perché allora è tornato in Russia e non è rimasto in Europa? Cosa lo ha spinto a farlo?
Non riesco a capire come avrebbe potuto non tornare. Se uno vuole fare politica, la fa in loco, non dall'esilio. Abbiamo tanti esempi di altre opposizioni in esilio: russa, ma anche iraniana e di altri Paesi. Sono opposizioni che possono scuotere l'opinione pubblica occidentale e possono anche far arrivare delle idee al loro Paese, ma la politica si fa in loco.
Il caso di Navalny ha in effetti scosso l’opinione pubblica in Italia e in tutta Europa. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, per esempio, ha convocato l'ambasciatore russo per chiedere di fare luce sul caso, secondo lei questo può in qualche modo scuotere la Russia di Putin?
Assolutamente no. Infatti, questo è anche uno dei motivi per cui l'omicidio di Navalny ha prodotto questo effetto: ha dimostrato che la Russia non ha remore e non presta attenzione a quello che si pensa all’estero, non ha remore né verso la comunità internazionale, né in particolare verso quella occidentale. In passato l’Unione Sovietica non uccideva i suoi grandi dissidenti, perché sapeva che avrebbe pagato un caro prezzo, anche reputazionale; ma oggi l'impressione è che la Russia di Putin non abbia nessun problema con la propria reputazione, perché lasciar morire in carcere un uomo che ha preso il Premio Sacharov del Parlamento europeo, chiaramente è una sfida esplicita all’opinione pubblica internazionale. È come dire: “non me ne importa niente delle vostre condanne e delle vostre sanzioni”.
Negli scorsi giorni c’è stata anche la fiaccolata bipartisan al Campidoglio, che ha voluto lanciare un messaggio ricordando Navalny, però anche in questo, forse alla Russia di Putin non interessa nulla? Perché anche nonostante le sanzioni degli ultimi due anni, di fatto non è cambiato niente
È stato sicuramente un deterrente negli anni passati, però man mano che si andava avanti, questo deterrente è diventato sempre meno interessante, e ha prevalso sempre di più l'idea di Putin di non mostrarsi ricattabile, né di cedere in qualche modo, perché secondo lui questa sarebbe una manifestazione di debolezza.
E a proposito della polemica sorta sulla partecipazione della Lega alla fiaccolata? Si è detto che ci sono (o ci sono stati, in passato) dei legami in particolare di Matteo Salvini con Putin. Secondo lei questi legami esistono ancora, oppure da quando è iniziata la guerra la situazione è cambiata?
Non abbiamo mai saputo nello specifico in cosa consistessero questi legami. Abbiamo avuto delle ipotesi, alcune indiscrezioni, sospetti, ma mai nulla di concreto. Che un legame ideologico esista, l'abbiamo visto se non altro dalle dichiarazioni fatte da Salvini, per esempio sul fatto che su Navalny, ha espresso fiducia verso i giudici russi che “indagheranno e faranno chiarezza”, che oltretutto, non stanno nemmeno indagando, perché la vicenda di Navalny è in mano ai servizi segreti e non certo in quelle dei giudici. Però, d’altra parte, credo che sia anche molto positivo il fatto che, nel frattempo, la Lega abbia sentito anche il bisogno di partecipare, comunque, alla manifestazione per la memoria di Navalny. La Russia ha oltrepassato dei limiti oltre i quali persino chi in realtà - persone e forze politiche - condivide il suo operato, non riesce più a farlo in pubblico perché diventa troppo imbarazzante.
In questo periodo siamo anche a ridosso delle elezioni in Russia, che si terranno a breve, a marzo, e se da una parte ci si chiede come sia possibile la morte di Navalny proprio ora, d’altra la sensazione generale è che verrà comunque riconfermato Putin, è d’accordo?
Queste non sono vere elezioni, quindi è totalmente irrilevante chi viene ucciso prima o dopo.
Ma esistono degli oppositori reali a Putin per queste elezioni? Qualcun altro come Navalny?
No, i candidati alle elezioni sono tutti stati concordati con Putin e sono dei putiniani, fondamentalmente. Per quanto riguarda gli altri oppositori, certo ci sono tantissimi oppositori, il problema è che la maggior parte si trova in carcere oppure all'estero.
E invece cambiando leggermente discorso, come ben saprà tra due giorni, il 24 febbraio, sarà l'anniversario di due anni di guerra in Ucraina. I dati parlano di decine di migliaia di morti su entrambi i fronti. Secondo lei la guerra è destinata a durare nel tempo? C’è possibilità che la Russia retroceda?
Per il momento no. Sarebbe possibile solo se ci fosse una sconfitta militare pesante, non sopportabile dal regime di Putin, oppure se ci fosse una grave crisi economica e politica interna alla Russia, tanto da impedire di proseguire la guerra. Penso che entrambe le cose in realtà accadranno prima o poi, ma per il momento non sono all'orizzonte nell'immediato.
E cosa pensa delle manifestazioni che avvengono contro Putin in Russia? Alcune settimane fa ci sono state delle manifestazioni per i tanti uomini mandati al fronte, e invece negli ultimi giorni ci sono state altre manifestazioni in memoria di Navalny
Stiamo parlando di poche centinaia di persone, che sono state tutte arrestate. In Russia non si può scendere in piazza, perché questo significa essere arrestati. Nel caso di Navalny parliamo di 400 persone, di grandissimo coraggio, perché sono andate incontro all'arresto, ma è evidente che non può diventare un movimento reale.
Sempre a proposito della guerra, alcuni analisti sostengono che Putin potrebbe attaccare anche altri Paesi membri della NATO, e addirittura Trump quasi scherzando, ha esortato Putin a farlo. Secondo lei questa analisi è verosimile? Il conflitto potrebbe in futuro allargarsi?
Se l'Ucraina verrà lasciata perdere sì, il conflitto si allargherà senz'altro. Del resto, lo stesso Putin e il suo regime hanno più volte rivendicato territori “storici russi”, che la Russia avrebbe perduto… Però prima bisogna far perdere l'Ucraina, cosa che credo e spero l'Occidente non permetterà.
Però se si dovessero presentare altre rivendicazioni di territori storici, forse la Russia sarebbe così impegnata su troppi fronti, una situazione difficile da seguire…
Lì la decisione è un'altra: attaccare i Paesi baltici o la Polonia, farebbe scattare immediatamente la difesa collettiva dell'articolo 5 della NATO che coinvolgerebbe l’Europa e molti altri Paesi occidentali.
L’altro ieri Putin si è espresso in un elogio verso l'Italia in un'intervista con una studentessa italiana, Irene Cecchini, che si trova a Mosca in questo momento. Cosa pensa di quel discorso? È verosimile e casuale, oppure potrebbe essere stato orchestrato per cercare di dare un'immagine positiva?
Non ho sentito la frase interamente, ho visto soltanto il titolo, ma immagino sia una cosa mediatica. Tutti i russi dicono che gli piace l'Italia, la moda, il mare e l'arte, fin lì non mi pare una dichiarazione politica. Ma già il fatto che una studentessa italiana sia stata fatta avvicinare al Presidente russo e abbia potuto fargli questa domanda, significa che, come minimo, è stata utilizzata per mandare un messaggio fuorviante, di un Putin amichevole e non ostile.
Un’ultima domanda su un caso che invece riguarda solo parzialmente la Russia. Si sta parlando molto di Julian Assange, che da anni è detenuto nel Regno Unito con l’accuso di spionaggio, per cui rischia una condanna a 175 anni di carcere negli Stati Uniti per l’affare WikiLeaks. Sono stati fatti diversi parallelismi fra lui e Navalny, secondo lei esistono delle similitudini fra queste vicende?
No, non c’è alcun parallelismo. Uno è un politico che si battuto contro la corruzione, l’altro invece una persona che ha rivelato dei documenti segreti, ma non ci sono similitudini. L’unico aspetto in comune è solo il carcere, di entrambi, ma le vicende sono diverse.