La tragica morte di Pierina Paganelli e il continuo coinvolgimento di intricate trame extra sanguinarie rappresentano un esempio complesso di come le indagini su un crimine possano evolversi, portando alla luce dettagli che complicano ulteriormente la ricerca della verità. E non soltanto quella. Andiamo con ordine, in un giallo che somiglia ogni giorno che passa sempre più all’opera teatrale di Luigi Pirandello. Il riferimento è chiaramente ai suoi “Sei personaggi in cerca d’autore”. Anche se, in questo caso, i malcapitati non sono sei. Tornando ai fatti di via del Ciclamino a Rimini, rimettiamo indietro le lancette del tempo. Al centro della scena è tornato, suo malgrado, Loris Bianchi, fratello di Manuela, la nuora della settantottenne uccisa la sera del 3 ottobre di quasi un anno fa. La posizione dell’uomo è finita nuovamente sotto i riflettori dopo alcune contraddizioni emerse tra quanto dichiarato dallo stesso e le immagini acquisite delle telecamere di videosorveglianza della farmacia. Il riferimento, lo ricorderete, è al fatto che Loris aveva in un primo momento dichiarato di non essere mai sceso il giorno del delitto nel garage. Ma il suo racconto è stato smentito da alcuni video che lo vedono scendere nella zona dei box non una, ma due volte. La prima alle 17.43, in solitaria. La seconda alle 17.55 in compagnia con il padre Duilio, anche lui un condomino di via del Ciclamino, e a Maya, il cane della sorella.
In un’intervista rilasciata proprio in questi giorni da Bianchi al Resto del Carlino, lo stesso ha dichiarato di essere sceso per fare una sorpresa proprio all’amico Louis, perché si era ferito a seguito dell’incidente in moto. A suo dire non voleva suonare il citofono e quindi aveva deciso di risalire dal garage per poi scoprire che non era ancora rientrato. Sarebbe poi tornato all’auto e avrebbe così incontrato il padre. Perché non avrebbe dovuto suonare il citofono per andare a casa di Dassilva? Da quanto ricostruito negli ultimi mesi i due non erano neppure così in confidenza. Forse voleva evitare di interrompere il sonno nel caso dormisse post dimissioni dall’ospedale? Una ricostruzione in effetti un po' macchinosa. Chissà. Dal punto di vista investigativo, l'importanza di mantenere una coerenza nelle testimonianze è cruciale, poiché ogni discrepanza può influenzare la percezione non solo degli inquirenti, ma anche dell’opinione pubblica. In un contesto già segnato da tensioni e sospetti, è comprensibile che anche un'apparente dimenticanza possa generare ipotesi diverse, complicando ulteriormente la situazione anche di chi è in buona fede. Se da un lato, infatti, è plausibile che Loris abbia realmente dimenticato di essere sceso in garage, dall'altro non si possono ignorare le implicazioni che tali omissioni possono avere. Soprattutto quando si parla di un caso di omicidio.
L'udienza di lunedì rappresenta un momento chiave non solo per Louis Dassilva, attualmente l'unico indagato. La decisione del Tribunale del Riesame farà, secondo il mio modo di vedere, da spartiacque. La difesa del senegalese, difatti, si è pronunciata proprio sull’imminente udienza: “Per il momento ci limitiamo a sottolineare che gli elementi a carico del nostro assistito non hanno consistenza, e che potrebbero esserci ipotesi alternative a quelle formulate dalla Procura”. Così ha detto l’avvocato Andrea Guidi, aggiuntosi per ultimo al pool proprio dell’unico indagato per l’omicidio. Quali sarebbero le piste alternative alle quali si riferisce? Lo scopriremo verosimilmente nei prossimi giorni. Quel che, invece, appare evidente è che le affermazioni di Loris sono finite, ancora una volta, sotto esame. In merito, viene da chiedersi se proprio le incongruenze nelle sue dichiarazioni possano influire sulla ricostruzione di quella tragica sera del 3 ottobre. Non si tratta di fare congetture, ma di garantire che ogni dettaglio venga analizzato con rigore e imparzialità. In casi come questo, dove le versioni dei fatti cambiano e i testimoni appaiono divisi tra ricordi e realtà, diventa essenziale affidarsi a una giustizia che sappia andare oltre le apparenze. Nessuno vuole trasformarsi in tribunale prima e in boia poi. Giudicare prematuramente non giova a nessuno, tantomeno alla memoria di Pierina Paganelli, che merita giustizia. I prossimi sviluppi, a partire da quelli dell’inizio della settimana prossima, saranno determinanti per delineare i contorni di un caso che, al di là delle sue ombre, chiede solo di essere risolto nel rispetto delle persone coinvolte e della verità. Ricordatevi, però, sempre una cosa. Il diavolo sta nei dettagli. E non solo per modo di dire.