In un’isola dispersa in mezzo al mare, chiamata il Faro del Mediterraneo per quel suo riottoso e giocoso vulcano sempre attivo e attizzato, Stromboli, viaggiatori, sognatori e avventurieri sbarcavano attoniti e affascinati dalla montagna di fuoco. Quella cima tempestosa ed ‘eruttosa’ rapiva anime, cuori, sensi e forse anche il buonsenso visto che qualche anno fa una romana troupe arrivò per girare una delle tante fiction. Il titolo era "Protezione Civile", un inno autocelebrativo - la “vera” Protezione Civile aveva sostenuto il progetto - alle eroiche capacità di questa istituzione. Sembrerebbe però che a pochi giorni dalla conclusione delle riprese, i “responsabili” abbiano deciso, contro ogni buon senso, di simulare un incendio provocato dal vulcano, accendendo una fiammella. Su un’isola con uno dei vulcani più attivi al mondo. In una giornata torrida. Nella riserva naturale. Tra la vegetazione secca. Quel 25 maggio 2022 battuto da forte scirocco, ben 240 ettari di riserva naturale della magica isola, andarono letteralmente in fumo in oltre 36 ore di fuoco. Non un fuoco sacro, non una conseguenza dei riottosi botti del vulcano. Più semplicemente la probabile conseguenza dall’incompetenza e dell’arroganza dell’essere subumano. La Protezione Civile, non quella che doveva essere incensata, più che altro incendiata, dalla fiction, ma quella reale aveva fallito il suo reality: ossia non riuscì a spegnere le fiamme, ad arginare il danno, a salvare l’isola. Un Canadair era in avaria, l’altro impegnato in un altro incendio sulla terraferma. Insomma, oltre il danno la beffa. Gravissimi i danni. Ambientali, mentali, sociali.
Nessun tg nazionale riportò la catastrofe nei giorni dell’accaduto. Numerose e ansiose le richieste, le mail, le pec inviate alle autorità perché già si prevedeva che una montagna priva dei suoi argini naturali, piante e alberi, sarebbe alluvionata a valle alle prime forti piogge. Era il 12 agosto 2022 quando la montagna di fango, cenere, massi, invase gli invasi dei torrenti richiamando e riprendendo naturale possesso delle sue vie di fuga. Distruggendo case e cose. Giunsero le passeggiate istituzionali. Arrivarono i vip della politica, l’attrice e il direttore di produzione della fiction a farsi spudoratamente fotografare a uso e abuso di telecamere con una pala in mano. Sono passati due anni, di liti, di tradimenti, di false promesse, sull’isola marchiata e dannata a vita dalla stoltezza e pochezza di tanti. All'epoca pare che anche il governo in carica abbia sganciato diversi soldi per la messa in sicurezza dei “famigerati” torrenti. Circa 15 milioni di euro. Nulla sembrerebbe ancora stato fatto. Non un albero piantato. Non un argine riparato. Non un sentiero accudito. Tutto lasciato al caso, meglio al “casso”. E mese dopo mese, arrivano le piogge. Tornano i disagi. Il dolore. La paura. La frustrazione. La rabbia. Non è il vulcano come amano scrivere quei pavidi dei media.
I responsabili, prima indagati e ora rinviati a giudizio nel processo che si svolgerà al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, sono Matteo Levi e Luca Palmentieri della 11 Marzo Film, casa produttrice della fiction, e Roberto Ricci ed Elio Terribili della Best Sfx, la società degli effetti speciali, coloro che avrebbero generato il disastro, chi per ordini, chi per mano, chi per tracotanza, senza prendersi mai una responsabilità se non quella che tutti noi amanti dell’isola e della giustizia speriamo faccia loro prendere, ovunque, la magistratura. Il servizio pubblico, quella Rai che ha commissionato la fiction, diretta da Marco Pontecorvo – tanto voluta da Nello Musumeci, ai tempi governatore della Sicilia, oggi Ministro della Protezione Civile, giunto sull’isola questa estate in piena “crisi vulcanologica” per domandare quasi sorpreso perché l’isola non volesse la messa in onda della “telenovela” (parole testuali) oggi rinominata Sempre al Tuo Fianco (più che altro sempre nel nostro fianco) – arrivò addirittura a inviare la direttrice di Rai Fiction a Stromboli, Maria Pia Ammirati, che si prodigò in (r)assicurazioni di non messa in onda per rispettare il sentimento dell’isola. Era il 14 aprile 2024. A oltre due anni dal disastro e senza presa di responsabilità e nemmeno una scusa, dall’azienda, dalla società di produzione e tantomeno dall’attrice protagonista Ambra Angiolini, l’unico volto noto. Questo teatrino dell’assurdo è culminato nella notizia che alla fine la fiction sarà messa in onda domenica 15 settembre. La direttrice di Rai Fiction su La Stampa ha dichiarato, certa che la fiction porterà benefici all’isola: “L’isola è raccontata non solo nella sua bellezza ma anche nella sua sicurezza: vedremo una terra vitale, in grado di reagire tempestivamente agli imprevisti.” Quando l’ho letto, ho strabuzzato gli occhi: una fiction, da Rai commissionata a una società che si è avvalsa a sua volta della collaborazione di una società preposta agli effetti speciali, che avrebbe devastato l’ecosistema unico e fragile di un’isola con uno dei vulcani più attivi al mondo e lei parla di “sicurezza, terra vitale, reagire tempestivamente agli imprevisti”?! Se la cantano e ce le suonano. Ma il teatrino dell’assurdo prosegue perché l'intervistata ha aggiunto anche: “Sul titolo faccio ammenda, detto ciò auspico che non si trasformi tutto in polemica perché continuare a tornare sull’incendio getta l’isola in un cono d’ombra. Bisogna guardare al futuro e, con i soldi che presto arriveranno, attrezzarsi: il vero peccato grave sarebbe mantenere fragile un territorio.”
Insomma, è stata rasa al suolo la montagna, provocando un disastro ambientale a una riserva naturale unica al mondo, inoltre non sarebbe stato dato alcun ristoro – sembrerebbe che la casa di produzione messa alle strette abbia proposto 260 mila euro a fronte di 50 milioni di danni stimati, elemosina che sarebbe poi stata rifiutata con sdegno dalla popolazione – e dovremmo smettere di “continuare a tornare sull’incendio” (in effetti, che noia) e il vero peccato grave sarebbe mantenere “fragile” un territorio che voi avete devastato? Pensate davvero che siamo tutti scimuniti? Le dichiarazioni assurde e offensive al buon senso e al buon cuore di chi da quel maledetto incendio vive un trauma costante, si aggiungono a quelle di Matteo Levi, a capo della 11 Marzo Film, rilasciate un paio di mesi fa al quotidiano La Repubblica, intervista nella quale il produttore negò che quel giorno ci fosse vento di scirocco (c’era il vento e c’ero io) nel momento in cui la “minuscola fiamma in un macchinario di scena” sfuggì al controllo e disse che la vegetazione “già spontaneamente si sta riformando con la velocità tipica del luogo”. Insomma, tanto rumore per nulla. In fondo, come si legge in una dichiarazione che corrisponde al vero: le canne di bambù già dopo pochi mesi avevano rinverdito il dorso della montagna. Peccato che per gli ulivi secolari e le altre decine di specie vegetali e animali che costituiscono la biodiversità dell’isola e sono andate distrutte, ci vorrà un po’ più di qualche mese e molto denaro. Le ferite psicologiche inflitte alla gente che su quell’isola ci vive e che ha rischiato la vita la notte dell’incendio e nella successiva alluvione, invece, non meritano alcuna menzione. Evidentemente, negli incendi può finire incenerita anche l’onestà intellettuale. Amen. Alla luce di tutto ciò che ha vissuto, e ahimè continua a patire, la comunità di Stromboli, isolani, abitanti, amici, amanti e villeggianti dell’isola, ma non solo, hanno lanciato una campagna online di boicottaggio della fiction, nata da vera sofferenza, ambientale e umana. Pensare di poter lucrare sugli immani danni arrecati, e mai ripagati, è ignobile. Una fiction nel senso più “meta” del termine perché è finzione la storia raccontata, è finzione l’eroismo mostrato, è finzione il coraggio trasmesso. A noi che abbiamo vissuto l’epico disastro sulla nostra pelle, che abbiamo sperimentato l’emergenza di incendio e alluvioni devastanti, nonché costanti a ogni forte pioggia, rimane solo il trauma di un tragico reality dove a fallire sono stati il servizio pubblico, le istituzioni e la politica. E la decenza. Un sentito ringraziamento ai veri eroi del servizio pubblico: l’account Instagram BoicotteRai, presumibilmente gestito da un gruppo di interni all’azienda che combatte le ingiustizie e la deriva della Rai.