Lui continua a ripetere che il mondo gli bacia il cu*o. Probabilmente esagera e i dati recenti sul Pil statunitense potrebbero rendere necessario ridimensionare le ripetute intemerata in politica economica. Ma l’infinita prudenza e l’attesa snervante che in questi giorni permeano l’industria dell’Unione europea, soprattutto il settore dell’automotive, fanno pensare che, dalle parole di Donald Trump, pendano ancora tutti. In attesa di capire la decisione di Washington sui dazi sono molte le case produttrici che hanno deciso di sospendere le previsioni per il 2025. C’è troppa incertezza e il rischio di rivedere i numeri al ribasso, con tutte le conseguenze finanziarie del caso, è ancora alto. All’appello dei “prudenti” hanno risposto Volvo, Mercedes-Benz e anche Stellantis, il gruppo italo-francese guidato da John Elkann. Tutte si sono astenute dal pubblicare gli obiettivi finanziari per i prossimi mesi, mentre Volkswagen ha optato per lasciarli invariati.

Fino ad ora le visite di John Elkann alla Casa Bianca non sembrano aver protetto Stellantis dagli effetti immediati dei dazi. Il gruppo già reduce da un 2024 complicato e ancora orfano di un amministratore delegato dopo la partenza di Carlos Tavares, ha registrato un nuovo trimestre negativo nel 2025. I ricavi netti sono stati pari a 35,8 miliardi di euro, in calo del 14 per cento rispetto ai 41,7 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. La motivazione è principalmente una: meno spedizioni, soprattutto verso il ricco mercato del Nord America. Qui sono crollate del 20 per cento a 320.000 veicoli (Il Sole 24 Ore) e i ricavi ne hanno risentito del 25 per cento. Oltre 14 miliardi di dollari andari in fumo. A pesare su questa drammatica performance è stata anche la chiusura di temporanea di molti impianti tra Canada, Messico e Stati Uniti – con conseguenti ricadute occupazionali. Il gruppo soffre però anche nell’Europa allargata: nonostante un calo più contenuto, le spedizioni sono scese dell’8 per cento a 567.000 auto e i ricavi del 3 per ceto a 13,57 miliardi, penalizzati dalla fine della produzione di alcuni veicoli nei segmenti A e B e dalla debolezza del comparto veicoli commerciali leggeri.

Il cfo di Stellantis Doug Ostermann ha parlato di “trimestre turbolento”, ricordando che con l’amministrazione americana c’è un dialogo “aperto e continuo”. Ma è impossibile negare che proseguire sui dazi finirebbe per mietere la presenza di investimenti di Stellantis oltreoceano, con ricadute anche in Messico e Canada. Trump ha firmato un ordine esecutivo per allentare i dazi sulle importazioni di automobili e componenti, dando il tempo alle aziende di beneficiare di esenzioni rispetto all’importazione mentre trasferiscono le catene di approvvigionamento negli Stati Uniti. Una misura in linea con il piano di Trump di internalizzare la manifattura e rovesciare la bilancia commerciale con l’estero: “Sarete massacrati”, aveva detto in una minaccia rivolta alle fabbriche che possiedono impianti produttivi in Messico e Canada.
