In Occidente si è aperta una nuova stagione politica per le destre. O meglio, per le Tecnodestre. Che cosa è successo? La sinistra progressista ha favorito l'ascesa delle grandi multinazionali tecnologiche, che ora esercitano un'influenza superiore a quella degli Stati (un bel guaio…). Nel frattempo, l'ascesa di leader come Giorgia Meloni sta portando a un cambiamento nelle dinamiche europee. Tra geopolitica, alleanze internazionali e la visione delle 'nuove destre', abbiamo parlato con Vincenzo Sofo, autore di Tecnodestra (Paesi edizioni), delle relazioni tra Europa e Stati Uniti, della figura di Elon Musk, del riarmo europeo e della posizione che Bruxelles dovrebbe assumere nei confronti di Vladimir Putin.
Che cos'è la tecnodestra di cui parla nel libro? Da cosa si differenzia dalla tecnosinistra?
Tecnodestra è un termine-trappola, coniato ad hoc dalla sinistra per far credere che ci sia una congiura tra destre e big tech e far credere che lo strapotere delle seconde sia causa delle prime. In realtà, come spiego nel libro, si dovrebbe parlare di Tecnosinistra perché il dominio di queste realtà multinazionali si è costruito e imposto con il favore delle agende politiche portate avanti per anni dalle sinistre progressiste. Le quali ora sono furiose perché vedono queste aziende dialogare con i governi di destra, non capendo che si tratta di realtà che non perseguono ideologie ma obiettivi d’impresa. Dunque dialogano con chi ha il potere di compiere scelte che hanno influenza sui loro obiettivi. Resta il fatto che ora queste realtà hanno assunto dimensioni talmente grandi da assumere esse stesse un potere d’influenza pari o a volte superiore a quello degli Stati. E ciò ha delle conseguenze enormi nelle dinamiche sociali, economiche e geopolitiche con le quali le destre, soprattutto quelle di governo, devono fare i conti. Diciamo che alla Tecnodestra tocca ora risolvere il problema creato dalla Tecnosinistra.
Come sta oggi la destra in Europa?
Sondaggi e risultati elettorali parlano chiaro, gli europei si stanno spostando sempre più a destra e basta vedere l’evoluzione del peso numerico delle destre nelle istituzioni europee per rendersene conto. Il successo di Giorgia Meloni ha fatto da spartiacque tra la fase delle destre populiste concentrate sul ruolo di opposizione alla fase delle destre conservatrice concentrate sulla presa del potere. Ciò oggi sta facendo da stimolo alle destre europee che hanno capito con Meloni che il raggiungimento del potere non è una chimera, spingendole a cercare un salto di qualità. Se oggi ad esempio in Francia si inizia a prendere seriamente lo scenario che il prossimo Presidente della Repubblica sia di destra e se si assiste a un tentativo di ri-spostamento a destra da parte di chi negli anni scorsi era traghettato al centro se non proprio al centrosinistra, il merito è in buona parte dell’effetto emulazione di quanto accaduto in Italia.



L'Italia di Giorgia Meloni riuscirà a creare un ponte capace di unire Europa e Stati Uniti?
Deve provarci, perché pensare di rompere i rapporti con gli Stati Uniti solo perché al comando c’è un Presidente di destra è follia. Sono certo che, se domani tornasse Biden, coloro che oggi fanno i paladini dell’indipendenza europea saranno i primi a tornare indietro. Il problema è che la geopolitica non può essere fatta secondo gli umori o le simpatie ma dev’essere frutto di una strategia di lungo termine e questa strategia non c’è stata finora e non mi pare che ci sia in questo momento. Di certo oggi c’è solo che, se rompessimo con Trump dopo aver rotto con la Russia e proprio nel momento in cui questi riavviano i rapporti, ci troveremmo isolati con due potenze alleate contro di noi. Sicuri di voler rischiare questo scenario?
Come viene considerata da Trump la tecnodestra europea?
La vera domanda da porsi è come viene considerata l’Europa dagli Usa e la risposta è che ci considerano parte della loro sfera d’influenza. Un approccio che è conseguenza degli accordi post Seconda Guerra Mondiale e che l’Europa in questi decenni non ha mai cercato di cambiare per porsi come soggetto geopolitico adulto, capace di muoversi autonomamente e dunque di farsi rispettare. Trump e Vance con i loro discorsi non stanno facendo altro che palesare, seppur bruscamente, un segreto di Pulcinella. Ma ci stanno anche dicendo che il mondo è cambiato e che si sta facendo più complicato per gli stessi Stati Uniti i quali fino a ieri si godevano in relativa tranquillità il ruolo di Numero Uno assoluto mentre adesso se lo vedono contendere da altri, Cina in primis, e nel mentre si ritrovano indeboliti all’interno.

Cosa pensa della variabile Musk in politica? I giornali lo hanno demonizzato e lo definiscono un pazzo. Dietro sembra però esserci ben altro...
Musk è la sintesi della nuova strategia degli Usa che, per affrontare una competizione globale con la Cina che si giocherà soprattutto sul terreno della tecnologia, chiamano a raccolta tutte le loro big tech per metterne a sistema le capacità e allinearle all’agenda geopolitica, così le seconde accettano di sposare il patriottismo in cambio del fatto che il primo accetti di sposare un liberismo radicale. In sintesi, le big tech schierano la loro potenza di fuoco al fianco del governo americano e il governo libera le big tech dai lacci e lacciuoli della burocrazia per permettere loro di non avere freni. Un patto che sulla carta avvantaggia entrambi e che non è tanto diverso dal rapporto che hanno governo e big tech cinesi. Il vero problema è che in questa partita l’Europa è il terreno di scontro, poiché noi colossi tecnologici non ne abbiamo e, ai loro occhi, siamo solo dei grandi esportatori a gratis di dati personali con i quali nutriamo la potenza delle loro aziende, dalle quali siamo peraltro oggi estremamente dipendenti a causa di una totale assenza di strategia di sovranità industriale e tecnologica da parte dell’UE.
Make America Great Again e Make Europe Great Again: queste due visioni sono inconciliabili o posso dialogare?
Possono certamente dialogare ma non si può pensare di ridurre la seconda a un copia-incolla della prima. America ed Europa sono continenti con differenze storiche, culturali e sociali che non vanno ignorate e che richiedono di dare all’Europa una proposta politica cucita sulla sua identità e specificità. Se già è difficile proporre una standardizzazione a livello europeo, visto che già tra due paesi vicini e simili come Italia e Francia ci sono differenze, come possiamo pensare di proporre una standardizzazione tra Europa e Usa? È una riflessione che, soprattutto a destra, dovrebbe essere scontata.
Cosa dovrebbe fare l'Europa con Putin? Come valuta il riarmo varato da Bruxelles ?
Ho sempre sostenuto che l’Europa dovesse darsi la capacità di difendersi da sola, perché questo è il presupposto per poter essere autonomi e non dover dipendere da altri. Ma le armi, così come l’esercito, sono uno strumento non un fine. Qual è lo scopo? A questa domanda nessuno ha ancora dato una risposta chiara perché l’Europa a oggi una missione comune non ce l’ha ancora. La mia sensazione è che dietro questa accelerazione ci sia la volontà da parte dei partigiani del superamento delle nazioni e della creazione del megastato Ue di sfruttare il conflitto ucraino per imporre senza processi democratici l’accentramento dei poteri fondamentali a Bruxelles. Draghi infatti ha detto che il riarmo necessita una cessione di sovranità da parte delle nazioni, eppure se l’urgenza fosse il riarmo ciò potrebbe essere tranquillamente gestito dalle nazioni sebbene in modo concertato. Ma se si pensa che l’Europa si possa fare sulla paura, che i popoli europei si possono coalizzare e fondere nel nome dell’anti-qualcosa, in questo caso anti-Russia, si commette sempre lo stesso errore e si costruirà qualcosa di estremamente fragile. L’unico collante possibile per creare un’Europa unita è quello dell’identità.
Trump è un nemico della destra europea o un alleato?
Non si può ragionare sulle relazioni internazionale come si ragiona sulle relazioni interne al proprio Paese. Con Trump c’è condivisione su molti temi a partire dalla lotta all’immigrazione selvaggia e al wokismo. E dall’arrivo oltreoceano di un’amministrazione che ha posto fine, ad esempio, ai deliri woke ha subito beneficio anche l’Europa, perché gli Stati Uniti hanno un’influenza culturale enorme sul nostro continente. Ma Trump è il presidente degli Usa, i cui interessi talvolta sono divergenti dai nostri. E quando ciò avviene, compito nostro è difendere i nostri interessi anche da chi ci sta simpatico. Perché, prima che di destra o di sinistra, siamo italiani ed europei.

