Federico Rampini con La lezione del Giappone ci serve un saggio che assomiglia molto a un promemoria urgente: l’Occidente, e l’Italia in particolare, si stanno perdendo nei loro stessi ritardi, mentre il Giappone affronta da anni problemi che noi cominciamo appena a intravedere. L’invecchiamento della popolazione? Loro ci convivono da decenni, trasformandolo in una sfida organizzativa e tecnologica, non solo in un’emergenza sanitaria. La decrescita demografica? Non è un dramma esistenziale, ma una realtà gestita, persino metabolizzata. E mentre noi continuiamo a domandarci se sia il caso di tornare a produrre in casa o di puntare su qualche “nuovo Rinascimento”, Tokyo da tempo ha riscoperto il capitalismo di Stato, le politiche industriali e una coesione nazionale che sembra fantascienza vista da qui. Il Giappone, secondo Rampini, non ha solo resistito: ha assorbito le crepe della modernità senza perdere la faccia. Il messaggio di fondo è chiaro: l'Italia prenda nota, studi, impari, assimili la lezione prima che sia troppo tardi...
Quello che sorprende, leggendo il libro, è il contrasto tra l’apparente compostezza giapponese e il magma incandescente di trasformazioni che il Paese sta gestendo. Rampini lo racconta con il tono dell’osservatore esperto, ma senza accademismi: è un libro che può leggere chiunque, anche senza sapere nulla del Sol Levante. E scoprirà che dietro il sushi globalizzato, i manga onnipresenti e le vacanze spirituali nei templi zen, c’è un soft power che ha già vinto. Non urla, non si impone, ma plasma. Mentre l’Inghilterra dei Beatles è un mito d’archivio, Tokyo detta ancora mode, gusti e immaginari collettivi a livello planetario. La spiritualità giapponese, fatta di riti minimi e rispetto silenzioso per la natura, si è insediata nelle coscienze occidentali quasi senza chiedere permesso, come una religione laica che insegna a stare al mondo senza troppe parole. È un’influenza sottile, certo, ma penetrante. Che si accompagna a un’industria ad altissima tecnologia nascosta nei dettagli di ogni prodotto che tocchiamo ogni giorno — senza che ce ne rendiamo conto.
Ma Rampini non ha scritto un libro per elogiare incondizionatamente il Giappone. Ne mostra anche i lati oscuri: il conformismo sociale che diventa prigione esistenziale, la solitudine che porta migliaia di persone a “evaporare”, a sparire letteralmente nel nulla, la presenza di una mafia potentissima come la Yakuza in un paese con tassi di criminalità bassissimi. Anche questi paradossi fanno parte della “lezione” del titolo. Perché, ci dice Rampini, è proprio in questa tensione continua tra tradizione e innovazione, tra rigore e alienazione, che il Giappone continua a generare risposte alle grandi domande del nostro tempo. Ecco perché l’Italia — ma vale per tutto l’Occidente — dovrebbe smettere di guardare solo a se stessa e iniziare a prendere appunti. Non per copiare, ma per capire. Perché, mentre da noi si dibatte ancora su come conciliare identità nazionale e globalizzazione, il Giappone lo fa. Ogni giorno. Senza proclami. Senza bisogno di spiegarsi troppo. E forse è proprio questo il punto.