La trama di 84m² è solo un pretesto utilizzato dal regista sudcoreano Kim Tae Joon per attaccare il sistema capitalista che, dietro la patina pop filtrata dal Korean Pop e nel silenzio generale, sta letteralmente smembrando la sua patria. Sia chiaro, lo hanno denunciato in molto prima di lui: Bong Joon Ho, con il pluriplremiato Parasite, e Hwang Dong Hyuk, con la serie Squid Game, sono i casi più eclatanti e recenti. Entrambi hanno raccontato le enormi disuguaglianze economiche e sociali tra ricchi e poveri emerse in Corea del Sud, presentando al pubblico due opere diventate fenomeni pop. Nessuno era però riuscito a focalizzarsi su un tema specifico come quello della crisi abitativa con la stessa follia visionaria di Mr. Kim. In 84m², disponibile su Netflix, Kang Ha Neul interpreta un professionista che si indebita fino al collo per acquistare l'appartamento dei suoi sogni a Seoul. I problemi si materializzano nel momento del suo trasferimento nella nuova casa di 84 metri quadrati (da qui il titolo del film). Ormai al verde e sommerso dagli interessi da pagare, il protagonista non riesce nemmeno a risparmiare i soldi per arredare il suo piccolo angolo di paradiso. Come se non bastasse, la notte è tenuto sveglio dal rumore proveniente dal soffitto dell'appartamento al piano di sopra. Ma Wu Song è a sua volta accusato di fare baccano dalla famiglia del piano di sotto. Inizia così una assurda ricerca della fonte del chiasso che condurrà il neo inquilino all'attico del palazzo. Qui vive il rappresentante dei residenti che spiega a Wu Song che la struttura è di bassa qualità e che il suono si propaga solo lungo il muro portante. Un suono che sembra non avere alcuna origine e che alimenta la trama thriller del film.

I protagonisti di 84m² si muovono all'interno di una bolla immobiliare calda al punto da minacciare l'improvvisa esplosione. In Corea del Sud, e in particolare a Seoul, il prezzo delle case è fuori controllo. Non è un caso che il governo abbia annunciato misure specifiche, tra cui un inasprimento delle normative sui prestiti e sulle tasse per le aree surriscaldate intorno alla capitale, per contenere un problema enorme. I valori delle case nell'area metropolitana di Seoul sono aumentati di oltre il 16% tra gennaio 2023 e aprile 2025, alimentando la domanda e il sentimento speculativo. La situazione è seria se non grave. La Banca di Corea ha notato una “significativa accelerazione dei prezzi delle abitazioni a Seoul e nelle aree circostanti, nonché dell’indebitamento delle famiglie”. Già, perché il discorso alla fine è dannatamente semplice: se le abitazioni costano tanto, se gli investitori ci lucrano sopra per intascare lauti compensi, se i prezzi continuano a salire senza alcuna ragione logica, sempre più cittadini non saranno in grado di permettersi un'abitazione. Succede quindi che le famiglie si indebitano fino al collo con il rischio di rimanere schiacciate dagli elevati obblighi finanziari. Anche perché, a differenza della maggior parte dei sistemi di locazione in tutto il mondo, gli inquilini sudcoreani pagano un deposito cauzionale, noto come “jeonse”, o “key money”, invece che un affitto mensile ai proprietari. Funziona così: il jeonse è un deposito pari a circa il 50%-80% del valore di mercato dell’immobile. Alla fine del contratto di locazione, il deposito viene restituito all’inquilino. Per il proprietario, in sostanza, il jeonse è un prestito senza interessi, che può investire liberamente. Tuttavia, gli inquilini di solito richiedono un prestito per finanziare il deposito cauzionale, il che causa un notevole onere e un debito eccessivo nel sistema immobiliare.

La situazione immobiliare a Seoul nel 2025 è tra le più critiche e squilibrate del mondo sviluppato. I prezzi delle case hanno raggiunto livelli altissimi, con un costo medio di circa 13,4 milioni di won al metro quadrato (circa 8.600 euro), e picchi superiori a 25 milioni di won/m² nei quartieri più esclusivi come Gangnam e Seocho. Un appartamento di medie dimensioni può costare tra 1,12 e 1,3 miliardi di won (circa 760.000–890.000 euro). Il rapporto prezzo/reddito annuo netto è di circa 13:1, il che significa che una famiglia media dovrebbe risparmiare tutto il proprio reddito per 13 anni consecutivi per permettersi una casa — senza contare spese quotidiane o interessi. L’aumento dei prezzi tra il 2014 e il 2025 è stato del +112% a Seoul, contro un +43% a livello nazionale, rendendo sempre più difficile l’accesso alla casa per le nuove generazioni. A Milano la situazione è molto difficile, ma ancora leggermente più sostenibile rispetto alla capitale sudcoreana. Nel capoluogo lombardo il prezzo medio è di 5.300–6.500 euro/m² ma anche all'ombra del Duomo la speculazione regna sovrana. Insomma: Milano rischia di seguire la strada di Seoul se non si interviene con politiche strutturali sul diritto alla casa, edilizia pubblica e regolazione dei grandi investitori...
