Dite addio ai vecchi proclami sul taglio delle accise, come quelli di Salvini e della stessa premier. Il governo Meloni ha approvato un decreto che, con la scusa del “riallineamento”, farà aumentare il costo del gasolio e abbassare (di poco) quello della benzina. Il risultato? Più tasse per chi guida un’auto diesel, con un extragettito stimato in oltre un miliardo di euro. Ma vediamo nel dettaglio cosa cambia per gli automobilisti.
Un riallineamento che fa rima con rincaro
Secondo Il Sole 24 Ore, il decreto prevede che le accise sul gasolio, attualmente a 61,7 centesimi al litro, aumentino gradualmente fino a 67,25 centesimi in cinque anni. Parallelamente, quelle sulla benzina, oggi a 72,8 centesimi, scenderanno della stessa cifra. Un aggiustamento teoricamente neutro, se non fosse che in Italia si consuma molto più gasolio che benzina: 28,8 miliardi di litri contro 12,3 miliardi nel 2024. Il risultato? Un saldo positivo per lo Stato di circa 1,1 miliardi di euro all’anno.
Sul Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli ironizza sul lessico politico: «Quando Giorgia Meloni, ancora all’opposizione nel 2019, disse che avrebbe tagliato le accise sui carburanti, sbagliò termine. Avrebbe dovuto parlare di riallineamento e oggi nessuno le rimprovererebbe quell’incauta promessa». Insomma, un gioco di parole che serve a camuffare un aumento delle tasse.

Chi vince e chi perde?
Chi ha un’auto diesel pagherà di più per fare il pieno, mentre chi guida a benzina spenderà un po’ meno. Ma il meccanismo non è a somma zero. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, per ogni centesimo di aumento sul gasolio lo Stato incasserà 288 milioni di euro, mentre per ogni centesimo in meno sulla benzina perderà solo 123 milioni. Il resto finirà nel Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale, destinato in particolare al rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri.
In altre parole, chi usa il gasolio si troverà a finanziare i trasporti pubblici, mentre l’opposizione, che in passato ha chiesto di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, ora accusa il governo di aver alzato le tasse.
L’effetto sui prezzi alla pompa
L’aumento delle accise avverrà gradualmente, tra 1 e 1,5 centesimi all’anno per i prossimi cinque anni. A conti fatti, chi guida un’auto diesel nel 2029 pagherà circa 5,5 centesimi in più al litro, mentre chi usa la benzina risparmierà lo stesso importo. Ma considerando che il diesel è il carburante più utilizzato in Italia, è evidente che il saldo finale sarà tutt’altro che neutro per gli automobilisti.

Meloni e il paradosso delle accise
La scelta del governo Meloni risponde agli impegni assunti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che prevede la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. Tuttavia, l’esecutivo di centrodestra si trova ora a dover spiegare agli elettori perché sta facendo l’opposto di quanto promesso in campagna elettorale.
La maggioranza cerca di minimizzare: «Non è un aumento, ma un riallineamento», hanno ripetuto diversi esponenti del governo. Ma la realtà è un’altra: chi usa il diesel pagherà di più e lo Stato incasserà un miliardo in più all’anno. Vuol dire che quelli che ci perderanno sono molti di più di quelli che ci guadagneranno.
