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Addio Skype, ma davvero Skype è morto? Microsoft, è proprio necessario far sparire il pioniere delle videochiamate?

  • di Matteo Mattei Matteo Mattei

4 marzo 2025

Addio Skype, ma davvero Skype è morto? Microsoft, è proprio necessario far sparire il pioniere delle videochiamate?
Un trillo, un’icona blu che lampeggia e, dall’altra parte dello schermo, un volto lontanissimo ma che sembra incredibilmente vicino. Per anni, Skype ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare. Oggi, però, è tempo di dirgli addio, ma perché? E soprattutto, ce n'è davvero bisogno?

di Matteo Mattei Matteo Mattei

C’era una volta un suono inconfondibile, quel trillo leggermente metallico che dal pc o portatile annunciava una chiamata in arrivo, seguito dalla possibilità di ascoltare una voce familiare o meglio, la gioia di vedere un volto lontano apparire sullo schermo. Per anni, Skype è stato sinonimo prima di chiamata vocale e poi di videochiamata, abbattendo le distanze e regalando incontri virtuali quando quelli fisici erano impossibili. Ora, però, il sipario cala su uno dei software più iconici della nostra era digitale. Nato nel 2003 in Estonia dalle menti di Niklas Zennström e Janus Friis, Skype era una rivoluzione. In un mondo in cui si notava già la differenza con gli anni Novanta, chiamare all’estero significava sborsare cifre astronomiche, il software offriva la possibilità di sentirsi e vedersi gratuitamente, sfruttando una connessione Internet e la tecnologia peer-to-peer. Con un microfono e una webcam, il mondo era nella propria stanza, a portata di mano. Il successo fu talmente immediato che nel 2005, eBay ne fiutò il potenziale e lo acquistò per 2,6 miliardi di dollari. Ma la vera consacrazione arrivò con l’avvento della banda larga e della crescente necessità di connessioni virtuali. Nel 2011, Microsoft lo inglobò per 8,5 miliardi di dollari, all'epoca la sua più grande acquisizione nella storia. Quell'idea rivoluzionaria era diventata la piattaforma di riferimento per la comunicazione globale.

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Niklas Zennström e Janus Friis
https://mowmag.com/?nl=1

Per oltre un decennio, Skype è stato lo strumento preferito per le videochiamate. Dai colloqui di lavoro anche internazionali agli incontri tra coppie a distanza, dalle lezioni online ai brindisi virtuali nelle festività. Ha connesso studenti Erasmus con le loro famiglie, ha permesso a nonni e nipoti di vedersi nonostante chilometri di distanza. Da menzionare anche i primi esperimenti di smart working. Non solo, tutta la diplomazia mondiale si affidava a Skype per superare le barriere fisiche e organizzare riunioni importanti. Eppure, come ogni grande impero, anche Skype è arrivato al capolinea. I primi timori si avvertirono con l’arrivo di alternative più performanti come FaceTime per gli utenti Apple, WhatsApp e Messenger per chi cercava semplicità, Zoom per il mondo professionale. L’interfaccia di Skype, un tempo avveniristica, iniziò a sembrare obsoleta e i continui aggiornamenti non sempre miglioravano l’esperienza utente. Il Covid nel 2020 ha dato il colpo di grazia. Miliardi di persone dovevano comunicare online e invece di assistere a un ritorno in grande stile, ecco l'exploit di Zoom e di Microsoft Teams, quest'ultimo nelle aziende. Per Skype non c'era più niente da fare, il segnale della disfatta era troppo grande. E la tanto prevista comunicazione è arrivata proprio in questi giorni, Microsoft ha deciso di spegnere lentamente Skype, integrandone alcune funzioni in Teams e decretandone la fine ufficiale. È la chiusura di un capitolo importante nella storia della tecnologia, ma anche un addio che porta con sé un velo di nostalgia. Skype è stato per anni il testimone di amori a distanza e non solo, l’alleato di studenti lontani da casa, il palco di riunioni fondamentali e il protagonista di momenti irripetibili. La sua voce si spegne per sempre, ma il suo eco resterà nelle memorie digitali di chi, almeno una volta, ha risposto a quella chiamata e ha detto: “Mi senti?”.

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