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Agnelli, cosa resta della dinastia? Gli Elkann tra eredità, inchieste, Fiat, Stellantis, film distopici, Ferrari, Louboutin (e Armani?) visti da Michele Masneri. E i Moratti e i Della Valle...

  • di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

14 febbraio 2024

Agnelli, cosa resta della dinastia? Gli Elkann tra eredità, inchieste, Fiat, Stellantis, film distopici, Ferrari, Louboutin (e Armani?) visti da Michele Masneri. E i Moratti e i Della Valle...
L’Italia delle grandi dinastie familiari (reali e non) si sgretola. I cognomi più importanti del Belpaese vendono tutto, dagli Agnelli ai Moratti, passando anche dai Della Valle e (forse) Armani. Tutta colpa dei rampolli che “non hanno più voglia di portare avanti le aziende”? Insomma, non esistono più gli imprenditori di una volta, a parte John Elkann…

di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

L’Italia elegante, chic e ricca dello scorso secolo, fatta di grandi nomi (anzi cognomi), di reali, di self-made man e di patrimoni familiari ultra miliardari, crolla sotto il peso del tempo, ma anche a causa del disinteresse dei vari rampolli. Nell’ultimo week-end abbiamo assistito al colpo di grazia, infatti mentre “a Torino si seppelliva l’erede al trono che non c’è della dinastia che ha fatto l’Italia unita, e a Sanremo si consumava l’ennesimo rito musicale [...] nel paese anzi nazione andava in scena la götterdämmerung di non una, non due, ma ben tre dinastie che han fatto la storia o almeno la cronaca alta del  Ventesimo secolo”. A scrivere è il giornalista Michele Masneri nella sua rubrica Terrazzo sul quotidiano Il Foglio, massimo esperto delle Dinastie (come il titolo di un suo libro) italiane, che descrive la nuova realtà con l’espressione: “Risiko familiare”. E in effetti, il fine settimana appena passato potrebbe aver cambiato per sempre le sorti dell’imprenditoria made in Italy. Si inizia sempre dalle liti Agnelli-Elkann, con un pizzico di polemiche su Stellantis (e Fiat).  Così Masneri racconta del “l’inusitato avviso di garanzia al capofamiglia”, e dei “nuovi scioperi e il fugone dell’azienda sempre più francese”; in fin dei conti, continua sempre il giornalista, “questi Elkann [...] vogliono essere sempre meno italiani e più francesi e cosmopoliti”. Comunque sia, forse per la prima volta nella sua vita (o carriera), John, il capofamiglia, “ha fatto il suo coming of age definitivo, facendo come l’Avvocato, diventando l’Avvocato, che nei momenti difficili prendeva su e andava a Roma”. Il riferimento è ai suoi incontri con ministri, ambasciatori, carabinieri e addirittura il Presidente della Repubblica. Ma il quadro decadente delle dinastie italiane include anche altre famiglie...

John Elkann e sullo sfondo il nonno Gianni Agnelli
John Elkann e sullo sfondo il nonno Gianni Agnelli

Infatti, continua Masneri, “la famiglia Della Valle ha annunciato che venderà il 36 per cento della Tod’s a un fondo estero in cui brilla il solito Arnault”, e allora ci si chiede “ senza Maserati e Fiat e Tod’s e Gucci e Valentino, e tutti i marchi italiani dei vari poli dei vari lussi (francesi) [...] cosa rimarrà, anche, con tutte le filiere dell’amato paese di santi poeti e sarti chiuse o rilevate all’estero?”. Ma non è solamente l’automotive a lasciarci, né soltanto la moda, ma anche il settore petrolifero dei Moratti. “Anche loro - si legge su Il Foglio - venderanno, hanno detto, tutto, a un gruppo estero, ‘perché è il modo migliore per garantire lo sviluppo dell’azienda’, e perché i rampolli non sono interessati. Fine di un’altra storia [...] E ora cosa rimane di tutte queste prosapie?”. Sembrerebbe proprio che sia finita una lunga epoca in Italia, “alla fine - commenta Masneri - i rampolli non hanno più voglia di portare avanti le aziende, fanno i registi, i produttori (di vino o di film, come i Moratti); insomma tutto tranne che gestire i business dei padri o dei nonni (magari inquinanti e capital-intensive e poco cool in un’epoca di green e sostenibilità). Fanno film distopici come Ginevra Elkann”. Ma forse resiste ancora un simbolo di quel mondo glorioso e ricco delle grandi famiglie italiane, chi? Beh, John Elkann; “che gli si potrà dire quello che si vuole, ma in quello per cui era programmato, far soldi e trasformare l’impero, è bravissimo, è ricco dieci volte suo nonno e ha fatto quello che suo nonno teorizzava ma non metteva in pratica, per non far brutta figura [...] ‘Vendere la Fiat? Sì, ma dopo che sarò morto’”; e intanto “John si dedica ai business che contano (Ferrari e Louboutin e altri settori immateriali ma proficui”. E seppellite (seppur in senso figurativo) le grandi dinastie, forse in Italia rimane ancora un solo self-made man simbolo di quella realtà ormai andata, ovvero Giorgio Armani; e chissà, sottolinea Masneri, se le voci di questi ultimi giorni si riveleranno vere, ovvero l’acquisto della maison da parte di Elkann “dopo la dipartita - tra mille anni, si intende - dello stilista sommo”. Beh, in questo modo avremo un polo del lusso, e, conclude il giornalista, “forse sarà l’ultima cosa rimasta in Italia, e guideremo Ferrari e vestiremo Armani tra le rovine, ma volete mettere lo chic?”.

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