Il recente passaggio di Luca de Meo da Renault a Kering ha provocato una scossa sui mercati finanziari, testimoniando la portata del manager italiano. Renault ha perso l’8,7% in Borsa, mentre Kering ha guadagnato l’11,7%. A partire da questo dato, Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, riflette sul settore automobilistico e su una trasformazione più ampia che coinvolge l’Italia e l’Europa.
«Già questo è indicativo di chi sia de Meo e di come i mercati valutino le sue capacità e il suo operato», scrive Cazzullo, che conosce personalmente l’ex CEO di Renault. Secondo il giornalista, de Meo rappresenta uno dei migliori manager italiani dell’automobile degli ultimi decenni. La sua partenza prima dall’Italia e poi dal settore auto è «indicativa di cosa sia diventata l’industria che per tutto il Novecento è stata all’avanguardia della modernità, della tecnica, dell’ingegneria».
Cazzullo riprende un articolo di Gian Luca Pellegrini, direttore di Quattroruote, che punta il dito contro «la politica, la burocrazia, e anche una certa cultura per cui l’automobile da simbolo di progresso sarebbe diventata simbolo di inquinamento, cambio climatico, arretratezza». Una trasformazione culturale che ha modificato profondamente il rapporto delle nuove generazioni con l’automobile.
«Noi quando ci avvicinavamo ai diciott’anni compravamo giustappunto Quattroruote per vedere quanto costavano le macchine di seconda mano», ricorda Cazzullo. Un contrasto con le priorità odierne, in cui l’auto non è più un sogno giovanile ma un mezzo in discussione, soprattutto per ragioni ambientali.

Cazzullo, tuttavia, non nega i problemi reali: «Il cambio climatico non è un’ubbia ideologica, e l’inquinamento nei centri delle nostre città è un fenomeno gravissimo». Ma proprio per questo invita a non abbandonare l’auto, bensì a ripensarla in chiave moderna: «Io credo che sia possibile ancora ammodernare l’auto puntando sulle ibride, sulle elettriche, su nuove tecnologie che rendano l’aria più respirabile e più comodo e sicuro il trasporto privato».
L’Europa, per il giornalista, deve affrontare questa sfida con una visione che non sia solo «punitiva», ma che miri a «salvare la nostra industria». La chiave, secondo Cazzullo, è rendere l’automobile moderna, innovativa, competitiva. Un compito difficile, certo, «ma è ancora possibile».
