Dopo le pagine dedicate alle angoscianti e terrificanti notizie sulla violenza subita dalle donne nelle nostre città, nei nostri condomini, nelle nostre famiglie e addirittura in scuole e palestre (un vero e proprio stillicidio inaccettabile), sono stato colpito da una foto. Una foto in bianco e nero ospitata sui principali quotidiani, raffigurante un uomo con un pettine in bocca e la scritta sotto: “Il tempo passa, l’amore è per sempre. Tribute to Aldo”. Aldo è Aldo Coppola, il famoso parrucchiere e imprenditore, un antesignano dell’odierno “hair artist”, come verrebbe definito oggi. Un artista di quelli che l’arte ce l’hanno nel Dna: a soli 15 anni vinse il campionato italiano acconciatura femminile e da quel momento i successi sono stati numerosi e in tutti i campi, da quello della moda a quelli imprenditoriale, fino a diventare il primo franchising nel settore delle acconciature dei capelli e dei prodotti per i capelli. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, grazie a Oliviero Toscani. Era una persona estremamente educata, che parlava poco ma diceva cose interessanti e sensate, e le diceva con un garbo tale che riusciva a sedare o addirittura annullare l’irruenza dialettica di Toscani. Sentirli parlare e spaziare in discussioni che andavano dalla politica alle foto artistiche, ai ricordi della loro infanzia milanese, era veramente interessante. Due amici che, partiti dal muretto della periferia milanese, si sono fatti apprezzare dal mondo intero, ma senza dimenticare il valore di quelle chiacchiere giovanili e visionarie. Ho molto invidiato la telefonata che ogni mattina si scambiavano tra di loro in una lingua incomprensibile, penso dialetto milanese, per fare il punto sulla giornata che stavano per affrontare. Forse per questo quella foto, o meglio quel tributo a ricordare i 10 anni della sua prematura scomparsa, mi ha colpito.
Ma la cosa che più mi è tornata alla mente è stata la mostra organizzata a Milano poco dopo la scomparsa di Coppola. La mostra, intitolata “Aldo Coppola e Oliviero Toscani 1970 - 2019” è stata ospitata all’interno del Brian&Barry Building di Via Durini a Milano. Sessanta scatti fantastici che mettevano in luce l’arte del “hair styling”, che si trasforma in immagine artistica con gli scatti di Oliviero Toscani. Una mostra di rara bellezza per le fotografie, per le acconciature e per i colori, tutta una serie di elementi così ben dosati che facevano precipitare in secondo piano la bellezza delle modelle. Ma ripensandoci meglio, la cosa che mi ha fatto ritornare alla memoria quella mostra non è tanto la bellezza delle foto e delle acconciature, ma il titolo del manifesto della mostra: “WE LOVE WOMEN”. Ecco, quel titolo ancor oggi è attuale, ma forse come ieri falso, a guardare i numeri dei femminicidi. La realtà è ben diversa e non solo per i giornali di questi giorni, ma da troppo tempo. Questa carneficina ai danni delle donne purtroppo va avanti, senza che nulla cambi da troppo tempo e non si riesca o non si voglia risolvere il dramma. Già nel lontano 25 novembre 2016 l’editoriale della direttrice del Tg2, l’indimenticabile Ida Colucci, denunciava la carneficina e annunciava che da quel giorno sul suo telegiornale ci sarebbe stato un “contatore” che avrebbe ricordato il numero delle vittime (a novembre erano 116 in un anno). Oggi, come ieri, se ci fossero ancora Ida Colucci e Aldo Coppola direbbero: “Adesso basta!”. La politica ha il dovere di passare davvero dal dire al fare. Bisogna porre le basi per dare una soluzione alle donne minacciate: protezione, sostegno, un’abitazione, aiuti economici. Il resto sono chiacchiere macchiate di sangue.