Pollici verdi o maltrattatori di basilico: per una volta non fa differenza. In entrambi i casi c’è una community che fa per voi. Tra blog, social ed eventi, Roma Tropicale chiama a raccolta plant lovers e non solo. Non un luogo specifico, ma una dimensione sgorgata prima sul web con lo zampino della pandemia e poi coltivata dal vivo con gli eventi, per dare linfa al bisogno di condividere una passione e di prendersi cura di sé attraverso la cura dell’altro, in questo caso esseri vegetali. Con il loro progetto, le due amiche romane Elisa e Fabrizia sono riuscite a canalizzare quella frustrazione collettiva maturata nel lockdown in qualcosa di straordinario. “Ci siamo conosciute durante gli studi – raccontano - e abbiamo avuto percorsi simili anche nel lavoro, occupandoci entrambe di comunicazione. Durante la pandemia abbiamo ragionato su un topic comune e ci siamo rese conto che ci scambiavamo in continuazione foto di piante su whatsapp. Allora perché non portare all’esterno questa passione, creando una community virtuale? Così è nata Roma Tropicale”. Fino a quando incontrarsi non è diventata un’esigenza. “Sì, ce lo chiedeva la community stessa e anche noi volevamo creare qualcosa che fino a quel momento avevamo visto solo in altre capitali europee, come Berlino o Copenaghen”.
Partiamo dalle attività online. Sul blog e sui social le persone si scambiano punti di vista e conoscenze tecniche. Si raccontano, con “Tropicalini”: lo spazio dedicato alle interviste in cui Elisa e Fabrizia pongono a tutti le stesse domande, ad esempio “qual è la tua drama plant?” Le risposte sono le più varie, ed ecco anche perché è impossibile tracciare l’identikit del plant lover tipico. Sul sito si trova pure una sezione dedicata alle collaborazioni con artisti e artigiani, grazie alle quali vengono creati oggetti di design, vasi in ceramica, illustrazioni. Tutti pezzi legati al mondo delle piante, che poi diventano merch disponibile sul sito di Roma Tropicale o agli eventi. Questi ultimi ispirati dal desiderio di far conoscere e valorizzare nuovi spazi della Capitale. “Le location cambiano sempre: possono essere in campagna, e in questo caso organizziamo gruppi per limitare l’uso dell’auto, oppure in zone urbane alla scoperta dei vari quartieri, in luoghi che hanno sempre una storia dietro. Agli eventi si fanno workshop, esperimenti, dj set, market con vivaisti, artigiani e produttori specializzati, degustazioni di drink d’ispirazione botanica, installazioni che rimandano ai suoni della natura. Tutti riescono a ritagliarsi uno spazio e anche chi non è appassionato finisce per farsi contaminare”. Il prossimo appuntamento? “Presto lo diremo sui nostri canali, sarà sicuramente in primavera, quando le piante e le persone si risvegliano. Per noi è importantissimo seguire la stagionalità”.
Ma come spieghereste a vostra nonna quello che fate? “Portiamo avanti una tradizione, rendendola innovativa, per la nostra e per le generazioni più giovani”. E già, perché tra gli appassionati al progetto c’è anche tanta Gen Z. “Sono una generazione più consapevole della nostra (i millennial), più vicina a certe tematiche come la sostenibilità e sono anche estremamente skillati: approfondiscono, fanno ricerche ed esperimenti”. E voi come fate ricerca? “Attraverso i libri, trovati anche nei mercatini. E poi corsi, masterclass, fiere di settore. E sperimentiamo con coltivazioni e talee”. Ma non sarà un po’ costosa questa passione? “No, si può essere appassionati indipendentemente dal proprio portafoglio. Ci sono molte piante facili da curare, è una passione democratica. Se ci si informa si trovano tante tecniche a basso costo. Ai nostri eventi c’è pure un momento di scambio di piante e talee. Così, a proposito di nonne, può succedere che alcune signore portino piante più comuni e le scambino con degli appassionati di piante più pregiate”. Sia negli ambienti di lavoro che a casa, le piante fanno bene alla nostra vita e ci responsabilizzano. È questo il vostro messaggio? “Roma Tropicale parte da una provocazione, perché giri per la città e ormai trovi davvero alberi con frutti tropicali. Ma noi parliamo di piante in generale, del loro bisogno idrico, di tecniche sperimentate in agricoltura, ad esempio per riutilizzare, e quindi risparmiare, l’acqua. Il messaggio è: più verde abbiamo nelle città più si può abbassare la temperatura; bisogna piantare alberi e dosare l’acqua. Per dirne una, oggi pioveva e abbiamo raccolto e travasato quella piovana. Su questo lanciamo anche diverse challenge, perché sono buone pratiche che bisogna portare su larga scala, come utilizzare piante al posto delle tende per accendere di meno l’aria condizionata in casa. La community è virtuale, ma il messaggio è fuori dallo schermo: prenditi cura di quello che hai intorno”.
Questo è ecologismo? “Secondo noi l’unico futuro possibile è sostenibile. Non puoi prendere una pianta se non ragioni sull’ecosistema in cui quella pianta vive, la sostenibilità ormai bisogna darla per sottintesa. Come per la plastica dei vasi, che finalmente sta lasciando il posto ai materiali riciclati. Detto questo, il nostro è un modo di vivere i propri spazi e le proprie passioni, più che esclusivamente botanica o ecologia”. Che significato ha l’appartenenza a una community e che cosa state imparando da questa esperienza? “Sicuramente l’importanza di condividere e scoprire un sacco di cose sulle piante, ma anche sulle persone”. E il basilico durante le ferie che fine fa? “Si pensa che la cura del basilico sia banale, ma ha le sue regole e non si deve dare nulla per scontato. Per le ferie organizzi un sistema di irrigazione, anche semplice, e chiedi ai vicini di darti una mano. Oppure te lo porti!”