Il progetto della fabbrica di batterie elettriche per auto Italvolt situata ad Ivrea, che dovrebbe sorgere sui terreni ex Olivetti, è a rischio di fallimento a causa della mancanza di connessione alla rete elettrica locale. Nonostante annunci, progetti e piani di intervento, si scopre che l'impianto disegnato da Pininfarina, che avrebbe dovuto estendersi su 300.000 metri quadri, creare lavoro per 3.000 persone e generare un indotto di oltre 10.000 posti, non può raggiungere la sua piena capacità produttiva di 45 GWh all'anno a causa di questo problema. Ciò renderebbe la fabbrica una delle più grandi del suo genere al mondo.
Era noto a tutti che la costruzione della gigafactory in Piemonte stava subendo diversi ritardi. Alcuni attribuivano la responsabilità alla crisi del governo Draghi e al cambio di leadership con la premier Meloni, mentre altri sostenevano che i problemi finanziari e fiscali dell'imprenditore erano la causa principale. Adesso, c'è una nuova e sorprendente svolta. Tuttavia, questo non significa che il progetto sarà abbandonato, poiché la società ha già investito circa 10 milioni di euro in lavori ingegneristici, perizie e burocrazia. Il manager ha dichiarato che la volontà di continuare a investire in Italia rimane, ma che non possono permettersi di essere impreparati in caso di ulteriori imprevisti.
Lasciare Ivrea non significherebbe per Italvolt abbandonare il Piemonte, poiché come ha ammesso lo stesso Carlstrom, la transizione dai motori a combustione interna ai veicoli elettrici causerà disoccupazione in Italia, poiché l'Italia è forte nella produzione di motori endotermici e molte aziende licenzieranno dipendenti. Ciò permetterà loro di avere a disposizione una forza lavoro qualificata. Italvolt non è l'unica società ad aver incontrato difficoltà nella costruzione di una gigafactory. Anche Britischvolt, una società gemella da 3,8 miliardi di euro e 3.000 lavoratori che avrebbe dovuto essere costruita nel Nord dell'Inghilterra, in collaborazione con Pininfarina, Siemens, Aston Martin e Lotus, ha fallito nell'ottenere i fondi necessari e si è trovata in amministrazione controllata.
Attualmente, la produzione di batterie è un'attività dominata dall’Asia, in particolare dalla Cina, che detiene più della metà del mercato globale con la sola CATL, che rappresenta un terzo del business. La Corea del Sud segue al secondo posto con poco più del 25%, mentre il Giappone si posiziona al terzo posto con un solido 10%. Gli altri paesi del mondo detengono meno dell'8% del mercato. Il dominio di CATL è evidente e molti produttori automobilistici utilizzano le batterie CATL nei loro veicoli, tra cui Tesla, Peugeot, Hyundai, Honda, BMW, Toyota, Volkswagen e Volvo. Ciò ha portato a una crescente preoccupazione per la decisione dell'UE di vietare la vendita di veicoli a combustione tradizionale dal 2035, vista come un regalo alla Cina. Per contrastare la tendenza, l'Italia, attraverso la società Stellantis, inizierà a produrre batterie elettriche nel 2026 nell'impianto di Termoli, ma fino ad allora dovrà fare affidamento sull'estero per la produzione di batterie.