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Fine del sogno per la risposta inglese a Tesla (ma l’azienda potrebbe riaprire in Italia)

  • di Alessio Mannino Alessio Mannino

20 gennaio 2023

Fine del sogno per la risposta inglese a Tesla (ma l’azienda potrebbe riaprire in Italia)
Verso il fallimento la Britishvolt, l’azienda da quasi 4 miliardi di euro che avrebbe dovuto fare concorrenza alla Tesla. Partita con il piede sbagliato (il fondatore Lars Carlstrom si è dimesso dopo poco il lancio, nel 2020), si è indebitata e ha dovuto chiudere il più grande stabilimento d’Europa di batterie per auto elettriche. Ma ora Carlstrom starebbe per replicare il tentativo in Italia

di Alessio Mannino Alessio Mannino

Doveva essere la risposta inglese a  Tesla, e invece il sogno di Britishvolt è finito dopo neanche quattro anni. L’azienda che avrebbe dovuto sfornare batterie agli ioni di litio inondando il mercato britannico partendo da Blyth, 37 mila anime nel nord est dell’Inghilterra, chiude la fabbrica più grande d’Europa di batterie per auto elettriche e licenzia 200 lavoratori. Un progetto ambizioso che aveva mostrato le prime crepe fin dal 2020, al secondo anno di nascita, quando l’ideatore Lars Carlstrom, l’aspirante Elon Musk svedese, dava le dimissioni dopo essere trapelata una passata condanna per evasione fiscale in Svezia.

Britishvolt
La fabbrica di Britishvolt

Ma è sui conti che Britishvolt, un’idea sulla carta da 3,8 miliardi di euro e 3 mila lavoratori a regime, ha fatto fiasco. Già agli inizi, del 2019, partiva azzoppato con quasi 2,5 miliardi di dollari di esposizione debitoria, fra l’altro con il governo di Londra (che aveva messo sul piatto 113 milioni di euro). Operazione troppo rischiosa, specialmente per il Regno Unito, in cui a dominare sono i progetti di gigafactory delle grandi case automobilistiche e, ormai onnipresenti, i cinesi.

Britishvolt lavoratori
Lavoratori di Britishvolt: ne sono stati licenziati 200

Oggi la situazione della mancata “Tesla inglese” vede molto vicino il fallimento. Lo scorso agosto la società è entrata in amministrazione controllata, solo dopo 9 mesi dal taglio del nastro della sua “gigafactory”, nella contea di Northumberland. I profitti non sono arrivati, nonostante al posto di Carlstrom siano nel frattempo subentrati altri amministratori. Ciò che resta del tentativo made in England è in Italia, dove il redivivo Carlstrom vuole ripeterlo a Scarmagno, nell’eporediese, per ora allo stato di annunci di collaborazione. L’ex ad ha dichiarato di avviare i cantieri questa primavera per aprire i battenti nel 2025.

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