Ci avete fatto caso? Viviamo in due mondi diversi, noi e loro. Il noi è riferito all'Europa, agli Stati Uniti, all'Occidente: alla regione geografica che – volenti o nolenti – ci rappresenta. Il loro chiama in causa la Cina, la civiltà più antica del pianeta che, anziché restare travolta dalla storia, ha riadattato il tempo alle proprie esigenze trasformandosi secolo dopo secolo. Loro, sotto i nostri occhi e senza che ce ne accorgessimo, non solo sono riusciti a mettere in discussione i modelli politici, economici e culturali occidentali. Hanno fatto qualcosa in più e che nessuno si sarebbe mai aspettato: hanno superato il maestro (il maestro degli ultimi secoli, si intende) in campo tecnologico. In realtà, a esser pignoli, già la tecnologia giapponese, tra gli anni '70 e '90, aveva fatto una doccia di realpolitik ai colossi hi-tech. Poi, tra lo scoppio della crisi finanziaria asiatica e l'affermazione dell'unilateralismo in geopolitica (gli Usa, e gli altri tutti dietro a Washington), lo spauracchio nipponico sarebbe gradualmente tornato in archivio. Oggi però la situazione è abbastanza diversa. In primis perché la Cina non è un partner dell'Occidente, ma anzi un suo rivale sistemico. E poi perché Pechino ha una potenza di fuoco estremamente maggiore rispetto a quella avuta a suo tempo da Tokyo. Se è bastato l'avvento di DeepSeek - un modello di intelligenza artificiale neppure tra i migliori sviluppati oltre Muraglia - a terrorizzare le nostre big tech, allora il nostro futuro tecnologico non è per niente roseo. Anche perché il futuro, ormai, si scrive a migliaia di chilometri di distanza da Bruxelles e Washington...
Il futuro si scrive in Cina. Se n'è accorto, eccome, il nostro direttore Moreno Pisto. Che, appena atterrato nella Repubblica Popolare Cinese nel corso di un recente viaggio, si è reso conto, in prima persona, di cosa significhi vivere nel futuro con la “f” maiuscola. Non serve parlare di temi stratosferici e per addetti ai lavori per spiegare una sensazione del genere. Certo, c'è anche tutto questo filone da esplorare, analizzare e approfondire, ma fa molto più effetto partire dalle cose banali, quotidiane, di tutti i giorni. Alcuni esempi? Il macrocosmo che circonda WeChat, l'applicazione magna che regola la maggior parte delle attività cinesi: dall'inviare un messaggio a un contatto al pagare un oggetto acquistato in un negozio. Si fa tutto con una sola app: in realtà accade già da diversi anni, ma chi finisce in Cina per la prima volta resta stupito dall'efficienza di un modello tecnologico che, ormai, è arrivato a sviluppare smartphone (Huawei, Oppo, Xiaomi...), auto elettriche (Byd, Cheery, Geely...), semiconduttori e pure modelli di intelligenza artificiale (DeepSeek? Non è il migliore!) che competono, o in certi casi superano, i loro omologhi made in West. Per alcuni è tecnologia invasiva. Per altri è l'emblema di un sistema che funziona. Per tutti resta la chiara dimostrazione di un modello che ha sempre più da insegnarci (almeno, in termini di puro know how e operatività).
Non vi fidate? Aspettate qualche giorno e potrete leggere il reportage scritto dal nostro Moreno. Il direttorissimo ha visitato Xiongan, un ambizioso progetto di sviluppo urbano lanciato dal governo cinese nel 2017. L'obiettivo finale? Costruire una nuova città da zero, moderna, ecologica e rigorosamente hi-tech. Situata nella provincia di Hebei, a circa 100 chilometri a sud-ovest di Pechino, Xiongan è pensata per alleviare la pressione demografica e ambientale della capitale, e serve a migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti e distribuendo meglio la popolazione in tutta la regione. L'aspetto più interessante riguarda il lato tecnologico. Xiongan, giusto per fare qualche esempio, impiega una rete elettrica intelligente che permette la gestione in tempo reale dell'energia; sta sviluppando una rete di trasporti smart che include veicoli a guida autonoma, bus elettrici e sistemi di mobilità condivisa; è progettata per utilizzare tecnologie ecologiche, come sistemi di gestione intelligente dell'acqua, l’uso di materiali da costruzione sostenibili e l'adozione di soluzioni per il riciclo e la riduzione dei rifiuti; i sistemi di gestione della città si affidano all'intelligenza artificiale; i sensori IoT sono impiegati per raccogliere dati in tempo reale da tutte le infrastrutture urbane; per la sicurezza, la città è dotata di un sistema di sorveglianza basato sul riconoscimento facciale e altre tecnologie biometriche; e... lo scoprirete meglio tra qualche giorno. Non siete ancora convinti? Allora leggetevi il report pubblicato nel 2024 dall'Australian Strategic Policy Institute, secondo cui la Cina è leader in 37 delle 44 tecnologie monitorate. Campi che includono quelli relativi a batterie elettriche, ipersonica e comunicazioni avanzate a radiofrequenza come 5G e 6G. E gli Usa? Restano più avanti del Dragone solo nelle restanti sette tecnologie, comprese quelle che ruotano attorno a vaccini, informatica quantistica e sistemi di lancio spaziale. Per ora. Perché tra qualche anno il gap potrebbe ridursi ancora.