Nelle ultime tre settimane il settore bancario italiano ed europeo hanno vissuto un'intensa– chiamiamola così - “fase di consolidamento” caratterizzata da numerose operazioni di fusione e acquisizione che stanno ridisegnando il panorama finanziario continentale. Brevissimo recap delle puntate precedenti, o meglio, del “risiko bancario” in corso d'opera in Italia: Unicredit ha lanciato un'opa da oltre 10 miliardi di euro su Banco Bpm mirata a creare un campione paneuropeo (missione fallita); Banco Bpm ha fatto altrettanto nel tentativo di acquisire il 100% di Anima Holding, leader del risparmio gestito; Monte dei Paschi di Siena (Mps) ha a sua volta lanciato un'opa da 13,3 miliardi di euro su Mediobanca (offerta respinta); e poi tante altre notiziole correlate che coinvolgo altri attori, altri player, altri istituti bancari. Ok, tutto questo va benissimo se l'obiettivo è quello di creare fantomatici “campioni italiani” o “colossi europei”. Peccato che la Finanza si giochi in un'arena grande quanto il mondo che non conosce confini o limiti continentali. Che significa? Che faremmo bene a voltarci verso Oriente e iniziare a dare un'occhiata a cosa sta succedendo in Cina. Oltre la Muraglia potrebbero infatti presto nascere delle banche giganti in grado di stravolgere il panorama internazionale.

Il Financial Times ha scritto che la Cina sta accelerando nel tentativo di costruire una serie di banche e società di intermediazione giganti. A che pro? Semplice: per consolidare il settore finanziario nazionale e renderlo resistente di fronte a qualsiasi shock economico. Negli ultimi tempi, infatti, le banche cinesi hanno fatto un po' dannare il leader Xi Jinping che adesso vuole logicamente risolvere definitivamente il problema. Un esempio? Nell'ultimo anno – sono dati della National Financial Regulatory Administration di Pechino - quasi una banca rurale cinese su 20 ha chiuso i battenti nell'ambito di un radicale rinnovamento del settore innescato da una crisi immobiliare durata anni. Non è un caso che, dalla fine del 2023 in poi, siano avvenute o siano in corso fusioni e unioni. Questa prolungata campagna di consolidamento mira a trasformare il citato settore finanziario cinese - storicamente frammentato - e a creare pochi player forti e dinamici in grado di competere con realtà come JPMorgan e Morgan Stanley. Xi è stato chiaro e ha già esortato le autorità di regolamentazione a “coltivare alcune banche d'investimento e società di investimento di alto livello per migliorare l'efficacia dei servizi finanziari per l'economia reale”. E poco fa anche la China Securities Regulatory Commission ha ribadito la necessità di “rafforzare la competitività di base delle principali banche d'investimento attraverso fusioni e acquisizioni”.

La Cina ha lavorato per ridurre i rischi contenuti in un sistema finanziario enormemente sovraindebitato. Cosa ha fatto? Ha chiuso le banche rurali insolventi e preso provvedimenti severi nei confronti degli sviluppatori immobiliari indebitati (come Evergrande). Ha infine spinto i governi locali a ristrutturare il loro debito. Di conseguenza, “il sistema finanziario cinese è ora al suo punto più stabile dell'ultimo decennio. Sembra che sia giunto il momento giusto per spingere ulteriormente la razionalizzazione del settore e migliorarne l'efficienza”, hanno spiegato gli analisti di Morgan Stanley. Le 3.603 banche rurali cinesi rappresentano del resto quasi il 95% degli istituti di credito del Paese, ma gestiscono solo il 13,3% del totale delle attività: servirà rimuovere i rami secchi e unire insieme i migliori. A Shanghai, intanto, le autorità di regolamentazione stanno spingendo per un'unione tra due delle più antiche banche d'investimento cinesi: Guotai Junan e Haitong Securitie. Non serve sapere altri nomi. Basta essere coscienti dell'intenzione di Pechino: creare banche giganti. Che affiancheranno i colossi cinesi già esistenti come Icbc, Bank of China e Cccb (che possono contare su attivi che superano quelli di qualunque banca occidentale). Insomma, mentre il Dragone rimodella le sue istituzioni finanziarie per affrontare un'economia globale più volatile, noi (inteso come Europa e Occidente) pensiamo a vincere battaglie bancarie molto più locali e limitate. Buon risiko a tutti.