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Altro che la crisi tra Israele e Iran e i narcos dell’America Latina. Abbiamo letto Narcotopia, il libro che racconta una guerra dimenticata: da qui passano le nuove rotte del traffico di droga mondiale

  • di Federico Giuliani Federico Giuliani

15 ottobre 2024

Altro che la crisi tra Israele e Iran e i narcos dell’America Latina. Abbiamo letto Narcotopia, il libro che racconta una guerra dimenticata: da qui passano le nuove rotte del traffico di droga mondiale
In Narcotopia (Adelphi), il giornalista investigativo Patrick Winn racconta la storia, vera e mai raccontata, dei Wa, una tribù birmana di ex cacciatori di teste che gestisce il più potente narco-Stato al mondo. Stiamo parlando di una nazione a tutti gli effetti, con le sue leggi, le sue strade, le sue scuole e un esercito permanente, la cui economia si fonda sull’eroina e sulla metanfetamina che i Wa – da decenni nel mirino della Dea e della Cia – producono ed esportano in tutto il globo. Agevolati dalla guerra che, ormai da anni, sta sfiancando il Myanmar. Gli occhi del mondo sono rivolti verso la Striscia di Gaza, il Libano e il Medio Oriente ma qui, nel cuore dell’Asia, si sta consumando una tragedia altrettanto grave. E tutto nell’indifferenza generale...

di Federico Giuliani Federico Giuliani

“I Wa sono tra i popoli più diffamati dell’Asia, forse dell’intero pianeta. È sempre stato così”. È questo l’inizio del primo capitolo di Narcotopia, il reportage scritto dal giornalista d’inchiesta Patrick Winn (pubblicato in Italia da Adelphi e tradotto da Svevo D'Onofrio) che porta i lettori all’interno di una doppia crisi dimenticata, o per meglio dire, ignorata. Una crisi militare, visto che il Myanmar è un Paese pressoché fallito, falcidiato da una sorta di guerra civile tra la giunta militare al potere e i vari gruppi etnici che vivono al suo interno, ma anche una crisi che riguarda il traffico di droga. Dimenticatevi l’America Latina, Pablo Escobar, El Chapo Guzman e i narcotrafficanti di Netflix. Qui, nell’estremo nord del territorio birmano, a pochi passi dai confini con Thailandia e Cina, sorge uno Stato nello Stato (per alcuni un narcostato) la cui economia si fonda sull’eroina e sulla metanfetamina che i padroni di casa, gli Wa appunto – da decenni nel mirino della Dea e della Cia – producono ed esportano in tutto il globo. Sarebbe tuttavia riduttivo parlare di buoni e cattivi, perché i Wa sono una minoranza indigena che, perseguitata dalla giunta militare al potere in Myanmar, si avvale dell’unico mezzo a sua disposizione – il papavero da oppio – per conquistare ciò che agli oppressi del mondo è spesso negato: la dignità, una patria, un governo autonomo.

Narcotopia
La copertina di Narcotopia (Adelphi) di Patrick Winn
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Dove vivono gli Wa? In un territorio di 31mila chilometri quadrati (una superficie simile a quella dei Paesi Bassi), lo Stato Wa, che ospita oltre mezzo milione di persone, “ha le sue scuole, la sua rete elettrica, i suoi inni e le sue bandiere”, scrive Winn. Un’autorità tribale chiamata Esercito dello Stato Unito dei Wa (United Wa State Army, o Uwsa) controlla quest’area che pure, almeno formalmente, dovrebbe rientrare nei confini del Myanmar. L’Uwsa è quindi un’organizzazione mafiosa a capo di una nazione fantoccio? Dipende dai punti di vista. Per gli Stati Uniti – i cui abitanti, probabilmente, faticherebbero anche a rintracciare il Myanmar su una cartina geografica – quello dei Wa rappresenta una cricca di boss e di signori della droga a capo di una pericolosa organizzazione criminale. Lo sapevate, per esempio, che l’esercito dello Stato Wa conta 30mila uomini e 20mila riservisti, e cioè più delle forze armate di nazioni come la Svezia o il Kenya? Oppure che gli stessi Wa sono equipaggiati con tecnologie avanzate – artiglieria, droni, missili terra-aria – così potenti da rendere i cartelli messicani delle semplici bande di quartiere? Il peccato originale dei Wa, si legge in Narcotopia, è che questa etnia ha “osato” liberarsi da sola nel modo sbagliato: producendo droga, spendendo i profitti in armi e sfidando gli stranieri a venire a prendersi le loro terre.

Wa
I Wa vivono in un territorio di 31mila chilometri quadrati (una superficie simile a quella dei Paesi Bassi), lo Stato Wa, che ospita oltre mezzo milione di persone, “ha le sue scuole, la sua rete elettrica, i suoi inni e le sue bandiere”

La città principale dello Stato Wa, Panghsang, nota anche come Pangkham, è una vetrina di prosperità nel bel mezzo di una regione bloccata nel sottosviluppo e nella povertà causati dai conflitti. È qui che, molto probabilmente, verrà deciso il futuro del Myanmar: una nazione che, da quando il colpo di stato militare del 2021 l'ha fatta sprofondare in una crisi senza precedenti e nella guerra civile, ha visto aumentare la produzione di metanfetamina ed eroina. L'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) ha affermato che i sequestri di metanfetamina hanno raggiunto la cifra record di 190 tonnellate nel 2023 in tutta l'Asia orientale e sudorientale. La vicenda dei Wa, dunque, prende forma tra una crisi (geo)politica - della quale nessuno parla - e un nuovo, "grande gioco" della droga mondiale. Già, perché i Wa dovranno pur vendere la loro mercanzia a qualcuno per ottenere le risorse necessarie a mantenere in piedi l'intero apparato statale. Qui si apre un mondo di connessioni, ragnatele, legami veri o presunti tra gang criminali asiatiche e signori della droga locali, narcotrafficanti internazionali e mafie globali. Impossibile rintracciare il flusso degli affari che dal remoto Myanmar si espande in gran parte del globo, anche se gli Usa non hanno dubbi sul materiale esportato: oppio, metanfetamine (yaba) e altre sostanze sintetiche. I prodotti partono da fabbriche locali dirette chissà dove, per essere consumate da giovani e disperati di chissà quale metropoli. Il primo step, di solito, coindice con la vendita delle droghe a faccendieri thailandesi e asiatici in anonime zone montuose o sul fiume Mekong. Dalla Thailandia la merce finisce dritta nel Triangolo d'Oro, l'area situata tra Myanmar, Laoes e Thailandia, e nel resto del continente. E poi oltre il continente. In Europa, attraverso la tortuosa rotta via terra lungo l’Asia centrale e i Balcani, oppure via mare, cirumnavigando l’Africa per poi approdare in Spagna e Regno Unito. E, per vie traverse e dopo altri passaggi tra gruppi criminali, forse anche negli Stati Uniti. Dove da tempo è esplosa la crisi del fentanyl, una droga letale in parte prodotta proprio con sostanze made in Asia.

Esercito Wa
Lo sapevate, per esempio, che l’esercito dello Stato Wa conta 30mila uomini e 20mila riservisti, e cioè più delle forze armate di nazioni come la Svezia o il Kenya?
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