Pochi ci avranno forse fatto caso, ma al termine di Inter-Milan, quando i giocatori del Milan correvano attorno a Maignan per festeggiare la vittoria appena ottenuta nel derby, sulle giacche da allenamento dei rossoneri si potevano leggere tre lettere rosse, “Drc”, accompagnate da una frase ben precisa: “Heart of Africa”. Ecco, questo è il nuovo (si fa per dire) sponsor del Diavolo. Si tratta di una partnership siglata la scorsa estate tra il club meneghino e il ministero del Turismo della Repubblica Democratica del Congo, abbreviata in Dcr, che dopo mille polemiche e ritardi, adesso sembrerebbe essere operativa al 100%. Perché mai la Dcr, una delle nazioni più povere dell'Africa, dovrebbe mai sponsorizzare le maglie di una squadra di calcio europea? E perché il logo in questione è apparso sulle divise del Milan soltanto adesso, alla fine di novembre? Andiamo con ordine partendo dall'inizio. Lo scorso giugno, alla presenza di Giorgia Meloni e della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in quel di Roma la prima ministra congolese Judith Suminwa spiegava dell'inizio di una collaborazione tra il governo della Repubblica Democratica del Congo e l'Ac Milan per favorire lo sviluppo socioeconomico di Kinshasa. “In linea con il Piano Mattei, il Club (e cioè il Milan ndr), facendo leva sulla sua riconoscibilità internazionale e sulla capacità di generare impatto della sua Fondazione (Fondazione Milan ndr), sarà al centro di una piattaforma internazionale volta a sostenere lo sviluppo economico e sociale della più grande nazione dell’Africa Centrale, la cui biodiversità ne fa uno dei polmoni ecologici del pianeta”, dichiarava ancora Suminwa.
Insomma, sulla scia del Piano Mattei, il Milan ha sfruttato il progetto strategico di diplomazia, cooperazione e investimento del governo Meloni in Africa per una duplice finalità. Sul piano sociale, si legge nei comunicati ufficiali, questa partnership promuoverà azioni concrete a beneficio delle comunità congolesi, come la realizzazione della prima Academy calcistica del Milan in Drc. Sul piano economico – e questa è la parte più interessante – l'intesa serve al Milan per incamerare svariati milioni per ospitare sulle proprie divise il messaggio dell'esecutivo congolese (si parla di un accordo triennale da 14 milioni di euro all'anno); a Kinshasa per farsi riconoscere sul piano internazionale sfruttando la notorietà del Milan, così da favorire l'attrazione di investimenti, turisti e pure stakeholder e imprenditori globali. C'è da dire che il deal era stato trovato a metà del 2024, salvo poi essere interrotto nel gennaio del 2025, pare, per mancati pagamenti da parte del governo africano; poco prima dell'estate del 2025 le parti sono tuttavia riuscite a ottenere una nuova intesa, quella definitiva che ha consentito al logo Drc di comparire sulle giacche dei calciatori rossoneri in panchina.
Il Milan non è l'unica squadra sponsorizzata dalla Dcr. Anche il Monaco (Ligue 1, Francia) e il Barcellona (Liga, Spagna) hanno concluso importanti affari con Kinshasa: un triennale da 4,8 milioni di euro complessivi per i francesi, 30 milioni più bonus per i blaugrana. C'è però una differenza: i rossoneri hanno concluso il loro deal con il ministero del Turismo della Dcr, mentre gli altri due club richiamati con il ministero dello Sport. Tutto questo ha spinto diversi analisti a parlare di “Sportswashing”, definendo l'operazione congolese un tentativo, a costi altissimi, di migliorare l'immagine di un Paese in profonda crisi umanitaria attraverso lo sport (insomma, una specie di guerra cognitiva). Una simile strategia si inserisce tra l'altro in un'accesa contrapposizione diplomatica con il vicino Ruanda, che per primo ha utilizzato la football diplomacy con le campagne “Visit Rwanda” (e sponsorizzazioni con Arsenal e Psg) per mascherare i propri coinvolgimenti nel conflitto. Dal canto suo, il ministro del Turismo della Dcr, Didier M'Pambia Musanga, ha dichiarato che la partnership col Milan “va oltre la consueta sponsorizzazione” e si allinea alla strategia del presidente congolese Tshisekedi di “riposizionare la Repubblica Democratica del Congo sulla scena internazionale” attraverso una diplomazia attiva e la promozione del potenziale turistico e delle opportunità di investimento del Paese.