Pecco Bagnaia campione del mondo su Ducati. Un binomio italico che, tra le tanti prevedibili reazioni, ha suscitato anche quella del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha scritto: “Un giorno storico per il nostro sport. Francesco “Pecco” #Bagnaia e la #Ducati sono campioni del mondo della #MotoGP: un pilota italiano su una moto italiana! Orgoglio tricolore”.
D’altra parte al ritmo attuale (si spera che il trend si modifichi) capita una volta ogni cinquant’anni che un rider del Bel Paese vinca il titolo della classe regina su una moto made in Italy: l’ultima volta era capitato a un certo Giacomo Agostini, nel 1972, su Mv Agusta.
Chissà se il/la premier (a sua volta coinvolta in dibattiti sull’italianità dei mezzi di trasporto per quel che riguarda l’auto che utilizza) sa o è stata informata che la prossima stagione sulla Ducati ufficiale siederà anche un altro italiano, Enea Bastianini, al posto dell’australiano Jack Miller, che passerà alla Ktm. Una mossa che aumenterà ulteriormente il tasso di italianità all’interno del box del team principale della casa di Borgo Panigale, anche se non è necessariamente detto che l’unione faccia la forza, visto che Enea e Pecco battaglieranno in primis tra loro, per la supremazia interna e complessiva. Ne hanno già dato vari saggi in questo campionato…
Per quel che vale, in realtà il post della Meloni non è stato apprezzato da molti suoi follower e (ex?) sostenitori: oltre a chi sottolinea come la Ducati non sia in realtà propriamente italiana (la proprietà è di Audi, ma l’italianità e il fatto che la produzione avvenga in terra bolognese sono innegabili), c’è chi rimprovera al (alla?) presidente del Consiglio di aver già “tradito” i propositi patriottici inchinandosi all’Unione Europea, mentre molti la invitano a occuparsi invece della questione dei clandestini. E c’è pure che con “Sento puzza di nutella nell’aria…” pare indicare un parallelismo con la spasmodica attività social di Salvini che nell’ultimo periodo non gli ha portato benissimo.