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BANCO SELVAGGIO. Nagel (Mediobanca) cerca fondi dopo la batosta su Banca Generali, Papa (Bper) spinge per scardinare la fortezza Popolare di Sondrio e sull’offerta di Ifis a Illimity…Ecco tutte le ultime manovre del risiko bancario

  • di Matteo Suanno Matteo Suanno

  • Foto: Ansa

19 giugno 2025

BANCO SELVAGGIO. Nagel (Mediobanca) cerca fondi dopo la batosta su Banca Generali, Papa (Bper) spinge per scardinare la fortezza Popolare di Sondrio e sull’offerta di Ifis a Illimity…Ecco tutte le ultime manovre del risiko bancario
Dalle manovre sotterranee di Nagel per blindare Mediobanca agli assalti di Bper su Sondrio e alla resistenza di Passera contro l’offerta di Ifis: il risiko bancario nemmeno d’estate conosce pause. Tra assemblee sospese, buyback strategici e l’invito dei banchieri centrali all’Europa unita, la partita si gioca tutta dietro le quinte

Foto: Ansa

di Matteo Suanno Matteo Suanno

Se qualcuno pensava che il risiko bancario si sarebbe preso una pausa estiva, si sbagliava di grosso. A Piazzetta Cuccia e dintorni le manovre si fanno sempre più sotterranee, con Alberto Nagel che deve ingoiare l’amaro boccone del rinvio dell’assemblea su Banca Generali e ora si affanna a ricucire gli strappi. La mossa last minute, su pressione di Caltagirone e con il colpo di scena dell’1,9 per cento di Unicredit che ha sballato i conti, ha lasciato più di qualche livido sul fronte della reputazione. I fondi londinesi, raccontano voci di corridoio, avrebbero fatto arrivare segnali di fastidio per una gestione che definire rocambolesca è un eufemismo. Ma Nagel non è tipo da farsi mettere nell’angolo senza reagire: avrebbe già avviato una girandola di incontri riservati con imprenditori storicamente vicini a Piazzetta Cuccia, nel tentativo di recuperare qualche punto percentuale che lo rimetta in pista e gli consenta di tornare all’attacco in autunno. Si parla di un piano che passa dal completamento del buyback e dalla caccia a nuovi alleati pronti a scommettere sul suo progetto, in un risiko che però si fa sempre più affollato. Perché nel frattempo le grandi manovre coinvolgono anche Roma e Bruxelles: l’esposto di Mediobanca contro la vendita del 15 per cento di Mps da parte del Tesoro – esposto che prima si fingeva inesistente e poi è spuntato tra le pieghe delle indiscrezioni – rischia di rivelarsi un boomerang. La Dg Comp ha già fatto sapere che Siena non è più sotto la lente degli aiuti di Stato, e il tentativo di frenare la corsa di Mps potrebbe trasformarsi in un autogol clamoroso.

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Il risiko bancario, illustrato

A Modena intanto Gianni Franco Papa, numero uno di Bper, recita la parte del banchiere che ha le idee chiare e la barra dritta: “Portiamo a casa Sondrio e poi basta, altri dossier non ci interessano”, ha scandito dal palco della Ceo Conference organizzata proprio da Mediobanca. Ma dietro le quinte la tensione si taglia con il coltello. L’ops sulla Popolare di Sondrio, uno degli ultimi baluardi del credito cooperativo, per ora si muove a passo lento: le prime adesioni sono una goccia nel mare, ma il copione è noto e tutti sanno che il vero gioco si farà nelle battute finali. Nel frattempo si osservano con attenzione le mosse degli azionisti e si soppesano gli umori delle fondazioni locali. Nessuno però si illude che la partita sia in discesa. E se sul dossier Sondrio si consuma un braccio di ferro destinato a durare fino all’ultimo secondo utile, altrettanto infuocata è la sfida che si gioca sul fronte Illimity. L’offerta di Banca Ifis, che vorrebbe mettere le mani sull’istituto creato da Corrado Passera, arranca e si ferma al 23 per cento delle adesioni, ben lontana da quel 60 per cento necessario per far scattare la fusione. Ma mentre Passera fa muro e lavora per rafforzare il patto con gli azionisti amici, sotto traccia si discute della necessità di un nuovo intervento di pulizia nei conti, con il rischio di un profit warning pesante. Il consiglio di amministrazione è al lavoro per capire se giocare la carta subito o rimandare tutto alla semestrale di agosto, quando le adesioni saranno già definitive e lo scenario più chiaro.

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Mentre il risiko bancario infiamma i salotti buoni della finanza, i banchieri centrali scendono in campo con il loro verbo europeista, chiamando a raccolta studenti e opinione pubblica per invocare più debito comune e meno egoismi nazionali. Da Panetta a Villeroy de Galhau, da Centeno a Knot, i governatori si ritrovano a predicare l’urgenza di un’Europa più coesa e meno schiava delle vecchie dinamiche isolazioniste e proprietarie. Ma tra una difesa della moneta unica e un’ode all’euro digitale, il pensiero corre alle vere partite in corso: quelle che si giocano lontano dai riflettori, tra patti segreti, telefonate notturne e incontri riservati, dove le mosse pesano più delle parole e un decimale di capitale può cambiare il destino di un’assemblea. E mentre le grandi banche si contendono il potere a colpi di ops, opas e buyback, i mercati scrutano nervosi ogni segnale di debolezza, pronti a punire il prossimo passo falso. Perché in questo risiko niente è mai davvero scontato, e la partita è solo all’inizio.

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