Metti un tardo pomeriggio nel New Jersey, a una raccolta fondi per il candidato governatore repubblicano di New York, con l’ex presidente (e probabile ricandidato presidente) Usa Donald Trump che così, de botto, ribattendo a domanda generica da parte di un cronista italiano riguardo la nostra, di campagna elettorale, chiede a sua volta, candidamente: “How is my guy doing?", come sta andando il mio ragazzo? L’amato “ragazzo” in questione è Giuseppe Conte, già premier italiano dal 2018 al 2021, per il quale The Donald deve avere una spiccata simpatia. Ignorando del tutto, evidentemente, che oggi Conte è a capo di un Movimento 5 Stelle riposizionatosi su coordinate di sinistra dura e pura, o presunta tale, che il campione della destra americana bollerebbe come minimo come neosovietica.
È successo domenica 4 settembre all’inviato di Repubblica Paolo Mastrolilli, nella cornice della villa di famiglia di un sostenitore di Lee Zeldin, il candidato a governatore di New York per il Partito Repubblicano. Mastrolilli ha colto la palla al balzo e di rimando ha chiesto a Trump di Matteo Salvini, suo storico estimatore. “Non lo so, non lo so”, ha risposto l’ex inquilino della Casa Bianca, oggi indagato con l’accusa di avervi sottratto carte strategiche. “Però Conte è davvero una gran brava persona”, ha rincarato. Nessuno stupore, per chi conosce un minimo la realtà americana: negli Stati Uniti sanno vagamente qualcosa, quando va bene, della politica negli altri Stati, anche alleati come l’Italia. Oppure, più facilmente, non ne sanno assolutamente nulla, e per il resto andando a simpatia. Come sembra essere in questo caso per Trump, che nel 2019 aveva augurato a Conte di restare in sella con un tweet in cui ne storpiava il nome secondo la pronuncia americana, scrivendo il celebre “Giuseppi”. Rimastogli nel cuore.