Papa Francesco è stato intervistato dal direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci alle 20:30 di mercoledì 1° novembre.
Due poltrone che replicano un’immagine a cui questo pontefice mondano ci ha abituati, da Fabio Fazio a Mediaset. E nell’era della comunicazione insonne, che non si ferma mai, è anche giusto che il capo della Chiesa si faccia vedere anche in contesti meno strutturati e più informali. Nonostante i risultati siano a volte una grande delusione per qualsiasi fedele, anche se un buon compromesso per qualsiasi cittadino di spirito liberale. Mi spiego.
In effetti il Papa ha ottenuto un notevole record: quello di non parlare, per circa quaranta minuti di intervista, di Dio.
Niente di problematico, appunto, alla luce di una considerazione che in prima battuta non ero stato in grado di fare ma che chi era sul divano accanto a me ieri sera ha saputo suggerirmi: la Rai è pubblica e in uno Stato non confessionale come il nostro non dovrebbe stupirci ascoltare un capo di Stato (e non un papa) parlare di temi di attualità e non di fede.
Questo risolve però solo una parte del problema, quella delle domande e della conduzione dell’intervista, ma non il più importante: dov’è Dio nelle risposte del papa?
La reporter di guerra Janine di Giovanni, autrice del recentissimo La fede scomparsa (La Nave di Teseo, 2023), ha scritto: “Una volta, quand'ero bambina, mio padre osservò che non c'erano atei nelle trincee. Io non ho capito cosa volesse dire finché non ho iniziato a vivere nel vortice delle guerre e la mia vita si è riempita di pericoli. Adesso prego quando vado in silenzio dalla mia camera al mondo esterno. Prego per essere protetta dai pericoli, per sentirmi sicura”. Questo dovrebbe bastare per evitare la prevedibile obiezione secondo cui parlare di fede quando si trattano temi come le recenti guerre in Ucraina o in Israele sia futile se non addirittura fuori luogo.
L’intervista ha toccato prevedibilmente tutti i temi del Sinodo e in più i conflitti ai margini dell’Europa. Le risposte di Bergoglio sono state, purtroppo, altrettanto prevedibili. Lobby delle armi, povertà globale, cambiamento climatico e passi indietro degli Stati dopo l’accordo di Parigi. Ancora: dov’è Dio?
Immaginiamo Ratzinger in un’intervista simile. Davvero avrebbe evitato qualsiasi riferimento esplicito alla fede?
Papa Francesco ha azzardato un riferimento alla religione solo nel caso dell’accoglienza degli omosessuali nella Chiesa: si accetta chiunque possa essere battezzato. Non le organizzazioni e i movimenti, ma gli individui sì. E in parte per giustificare il no al sacerdozio femminile. Elementi già presenti nelle risposte ai dubia dei cardinali conservatori, pubblicate già prima della settimana dell’assemblea sinodale a Roma.
Cosa succede se il papa stesso, però, non ricorre alla fede per parlare di questioni geopolitiche? La fede non è abbastanza reale per cambiare la realtà?
La realtà è troppo cruda per la fede?