Milano non dorme mai, soprattutto quando si tratta di affari immobiliari. E nemmeno Beppe Sala, a quanto pare. La città lombarda continua a essere una delle mete più ambite per gli investimenti, ma a tenere banco non sono solo le operazioni finanziarie, bensì anche i nomi che girano intorno al sindaco. Stavolta sono due presunti finanziamenti ricevuti in campagna elettorale dal sindaco a far discutere. Stando a quando riportato da La Verità, Sala avrebbe ricevuto 10mila euro da Mirko Paletti, pezzo grosso nel settore immobiliare (è infatti presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante di Società Trading Immobiliari Sti), e 2mila euro da Pietro Guidobono Cavalchini, imorenditore impegnato nella riqualificazione del Certosa District. Nomi di rilievo che hanno interesse diretto nelle dinamiche urbanistiche del capoluogo lombardo, proprio in un momento in cui la magistratura sta indagando a tappeto sulle operazioni edilizie della città. A febbraio, ad esempio, l’arresto di Giovanni Oggioni, ex numero due della Commissione del Paesaggio, ha scosso Palazzo Marino, portando a galla rapporti poco trasparenti tra amministrazione e imprenditori. La lista completa dei finanziatori della campagna elettorale di Sala non era immediatamente accessibile: il Comune di Milano, dice ancora Alessandro Da Rold su La Verità, aveva provato a oscurare alcuni dettagli chiave, tra cui il nome del mandatario elettorale Luigi Di Marco e quelli dei principali sostenitori. In chiaro erano rimaste solo le cifre, che andavano dai 10 ai 30mila euro. Chi è, quindi, Mirko Paletti? Il cognome non è nuovo a Milano: lui e il fratello Raffaele hanno già fatto parlare di sé, e non solo per le loro operazioni nel settore immobiliare. Mirko è stato presidente di Milanosport tra il 2008 e il 2011, per poi dimettersi durante la giunta Pisapia con una lettera che escludeva categoricamente di essere un “trombato” della politica. Un uomo dai mille interessi, che spaziano dagli alberghi allo sport, fino al cinema e persino alla componentistica per ascensori, e coinvolto in un'inchiesta insieme al governatore ligure Giovanni Toti. A febbraio la Procura di La Spezia ha chiuso un filone dell’indagine su Toti, mettendo nero su bianco le accuse a carico di Paletti e di altre figure, tra cui Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere. I due fratelli milanesi sarebbero accusati di concorso in corruzione e turbativa d’asta per aver offerto benefit (come partite a San Siro e Gran Premi di Monza) in cambio di favori amministrativi legati al Grand Hotel di Portovenere, di loro proprietà. Tra le operazioni più discusse c’è anche il finanziamento da parte di Filcasa (di cui Paletti è presidente) da 15mila euro al partito di Toti, “Italia al Centro”, per sostenere l’elezione alla Camera di Ilaria Cavo. Ma i Paletti non sono solo in Liguria.


A Milano le loro società hanno messo le mani su immobili di pregio, da via Paolo Sarpi a via De Amicis, fino a corso Vercelli. Proprio qui, nel 2020, hanno comprato per oltre 10 milioni di euro una scuola affittata dal Comune, l’istituto Fondazione Giovanni e Irene Cova, costringendolo a spostarsi in periferia. L’edificio, come aveva raccontato anche LaPresse, era inserito nei piani di “valorizzazione” del Comune e gestito da Bnp Paribas. Un’operazione orchestrata da Chris Real, un’altra delle società della loro galassia e di cui Filcasa è proprietaria. Ora il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Enrico Marcora ha messo il sindaco alle strette con un’interrogazione diretta: “Quali autorizzazioni edilizie hanno ricevuto questi finanziatori? Hanno partecipato ad aste per beni del Comune? Hanno avuto rapporti economici con Sala?”. Il sindaco deve ancora rispondere, mentre le inchieste vanno avanti. Il futuro di Milano, tra grattacieli e cantieri, si gioca anche su queste verità.
