Da Soumahoro e Macron, è davvero un brutto periodo per i “buoni” e i loro idoli. O forse, a questo punto, c’è da chiedersi se non sia la sinistra italiana che porta una buona dose di “iella” da suggerire un viaggio di sola andata verso Lourdes. Dopo lo scandalo delle coop pro-migranti che ha affossato - almeno politicamente - il parlamentare con gli stivali Aboubakar Soumahoro, ora a finire nei guai è nientemeno che il presidente francese Emmanuel Macron, assurto a idolo della sinistra nostrana dopo lo scazzo con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella diatriba sulla Ocean Viking e sull’accoglienza dei migranti. Secondo le indiscrezioni riportate da Le Parisien, confermate dalla Procura nazionale finanziaria (Pnf), il 20 ottobre è stata aperta un'inchiesta giudiziaria per presunto finanziamento illecito delle campagne elettorali di Emmanuel Macron nel 2017 e nel 2022. Le indagini prendono in esame i legami tra il capo di Stato francese e la società di consulenza McKinsey. Si parla di possibili «finanziamenti illeciti» ma anche di «favoritismi» per l'attribuzione di alcune maxi-commesse pubbliche alla società di consulenza Usa.
In una nota, la Procura nazionale finanziaria non cita il nome del presidente francese ma conferma di aver aperto, il 20 e 21 ottobre, due inchieste giudiziarie, riguardanti rispettivamente «le condizioni di intervento di uffici di consulenza nelle campagne elettorali» del 2017 e del 2022 e relativi sospetti di «favoritismo». La nota è stata diffusa dall’ufficio del procuratore, Jean-Francois Bohnert, responsabile delle indagini. Commentando la notizia, l’Eliseo ha dichiarato di aver «preso atto della comunicazione della Procura nazionale delle finanze». «Spetta ai tribunali condurre queste indagini in modo indipendente», ha aggiunto la presidenza.
Le indagini sono in corso e tutto è ancora da appurare, ma potrebbe profilarsi una bella grana per Macron. Potenzialmente letale per la sua carriera politica. Come nota Libèration, i parlamentari francesi avevano già evidenziato gli importi astronomici e la mole sospetta di contratti stipulati tra lo stato e la società di consulenza americana, in particolare durante l’emergenza pandemica. La Procura aveva aperto il 31 marzo una prima istruttoria per «riciclaggio aggravato di evasione fiscale» nei confronti della McKinsey. E nonostante i numerosi contratti con lo stato e un fatturato di diverse centinaia di milioni di euro, la società non ha pagato le tasse dal 2011 al 2021. Benché goda dell'immunità presidenziale e quindi non possa essere ascoltato dai tribunali, l’inquilino dell’Eliseo ha sempre negato con fermezza le accuse di favoritismo nei confronti di McKinsey, ricordando che il governo era soggetto alle «norme sugli appalti pubblici».
Curiosità: chi finì a lavorare dopo la laurea nella società di consulenza americana tormentata dagli scandali a cui si è affidato, in passato, anche Tony Blair? Nientemeno che Chelsea Clinton, la figlia dell’ex presidente Usa e di Hillary. Della serie: se sei un premier o un capo di stato di sinistra, non puoi non affidarsi alla McKinsey. In America è un’azienda molto nota anche per un altro motivo: nel febbraio di quest'anno, McKinsey ha accettato di pagare 574 milioni di dollari alle autorità statunitensi come parte di un accordo4 per il suo ruolo nella crisi degli oppioidi che ha reso dipendenti - e ucciso - centinaia di migliaia di americani. Secondo i resoconti dei media, il gigante della consulenza globale ha lavorato con aziende farmaceutiche come Purdue Pharma, guadagnando miliardi di dollari spingendo sul mercato il suo antidolorifico “OxyContin”. «Disumani!» direbbe quel Macron che ama di tanto in tanto puntare il dito contro l’Italia. Ora Macron rischia di fare la fine di Sarkozy, condannato per finanziamenti elettorali illeciti per il cosiddetto “affaire Bygmalion”. Perché noi avremo anche avuto Tangentopoli, ma pure i francesi non è che scherzano.