Le auto hanno segnato la storia di Carlo Calenda, che nel presente si è trasformato in un mai rassegnato cercatore di terzi poli politici. Tutto è cominciato con L'Ingorgo, il film di suo nonno Luigi Comencini in cui un Calenda bambino in versione fa partire una macchina bloccata nel traffico, dando l’illusione di una svolta che non arriva mai. Poi la sua vicenda personale è passata da Ferrari (con Luca Cordero di Montezemolo e Michael Schumacher) e persino dalla convivenza con Lapo Elkann, per arrivare poi con molta meno poesia agli autoscontri con Matteo Renzi.
Carlo Calenda in un’intervista a Sette (Corriere della Sera) rivela a Tommaso Labbate retroscena inediti su persone e momenti che hanno segnato il suo percorso professionale e personale, a partire dalla sua esperienza con Lapo Elkann, un personaggio altrettanto fuori dalle righe. Calenda racconta con un sorriso di quando viveva a Modena insieme a Lapo, "un ragazzo d'oro, una persona buona e sensibile". Ma, come si sa, la convivenza non è mai semplice. E se c'era una cosa che Lapo Elkann non riusciva proprio a fare con precisione, quella era fare la spesa: "Quando toccava a lui fare la spesa tornava indietro con cose prese a piacere, tipo chili di mozzarelle. E io: 'Lapo, ma i detersivi li hai presi?'. Con Violante andò meglio perché ci mise sotto e diede ordine un po’ al tutto. E Lapo iniziò a tornare dal supermercato anche con i detersivi'".
L'esperienza con Montezemolo
Ma, se la convivenza con Elkann potrebbe sembrare aneddotica, l’esperienza in Ferrari e con Luca Cordero di Montezemolo è stata decisamente più formativa per Calenda. "Feci questo stage in Ferrari e poi rimasi dal 1998 al 2004, un periodo indimenticabile con Schumacher pluricampione di Formula 1", racconta Calenda con l’emozione di chi ha vissuto un’epoca irripetibile. "Poi, quando Montezemolo mi chiamò a Confindustria, il mio mondo cambiò ancora", aggiunge, descrivendo un legame che ha fatto da ponte tra la sua esperienza manageriale e il mondo della politica.
Nel suo racconto, Calenda non ha paura di approfondire il suo rapporto con Montezemolo. La figura dell'ex presidente Ferrari, uno degli uomini più influenti della sua carriera, emerge come un faro per Calenda: "Quando si parlava di Made in Italy o di rapporti con l’estero, Montezemolo era sempre al centro. Non solo un grande imprenditore, ma anche un grande visionario". Ed è proprio con lui che nasce la sua esperienza in Confindustria, quando si iniziò a sognare un'Italia futura. "Italia Futura", quella che Calenda ha visto crescere sotto l’ala protettiva di Montezemolo, dove si parlava di politica in modo pragmatico, lontano dalle liti sterili del panorama politico tradizionale.
Ma non è solo di economia e politica che Calenda parla. Mai timido, racconta come la sua vita personale abbia influenzato le sue scelte: "Ho imparato a cambiare pannolini e a maneggiare un biberon da adolescente", dice, riferendosi al fatto che a sedici anni è diventato padre di Tay. Un’esperienza che gli ha dato una prospettiva diversa sulla vita, soprattutto sul valore della famiglia. E forse proprio per questo, la politica di oggi gli sembra spesso troppo distante dalla realtà: “Ci sono molte persone che parlano di politica come se fosse una partita a scacchi, ma la politica ha a che fare con la vita quotidiana delle persone, con la famiglia, con il lavoro”, afferma Calenda.
La "relazione" con Matteo Renzi
Il rapporto con Matteo Renzi è un altro capitolo che emerge nell’intervista. Nonostante la rottura del Terzo Polo e le relative polemiche, Calenda sostiene di non nutrire rancore verso l’ex collega. “Non sono uno che se la segna”, dice, ma la frattura rimane: “Qualche volta gli ho scritto. A volte ero con un amico comune e gli ho mandato un selfie via whatsapp. Non ha risposto”. E, quando si parla di futuro, la replica a se torneranno assieme è chiara: “No”. L’esperienza con Mario Monti e la creazione di Scelta Civica sono ancora nella sua memoria, ma anche lì, ammette, è stato un momento difficile: "Fu l’unica volta che rischiai l’esaurimento nervoso", racconta, sottolineando quanto la gestione politica possa essere stressante e frenetica.
Alla domanda su quale sia stato il momento più duro della sua carriera, Calenda risponde così: “Quando mi sono trovato a dover costruire una lista elettorale in pochi giorni, senza aver mai fondato un partito prima”. La politica, per lui, è sempre stata un gioco complicato, ma anche affascinante, capace di tirare fuori il meglio e il peggio di ogni individuo: "Oggi viviamo in un’epoca in cui il dibattito è polarizzato e le ideologie sono così radicalizzate che a volte è difficile capire se stiamo cercando una soluzione o se stiamo solo cercando di vincere una guerra". O forse, si potrebbe pensare, nessuna delle due, perché la guerra fa comodo a tutti continuarla…