Una cifra sbagliata, un nome incerto, una pista che potrebbe essere sempre stata lì. O forse no. L’ennesimo depistaggio, l’ennesimo elemento senza nessuna importanza. Nella Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce il 22 giugno 1983, è spuntato un dettaglio “nuovo”, o meglio: dimenticato, trascurato, forse manipolato. O meglio, tirato nuovamente fuori. Un numero di telefono annotato nel diario di Emanuela, risalente ai primi anni Ottanta, che oggi sembra ritornare centrale. Ma perché? Durante l’audizione di Lidano Marchionne, ex commissario capo della Digos ai tempi della scomparsa della giovane, il nome "Federico" o "Federica" è tornato a galleggiare tra i ricordi e i dubbi. Il numero collegato a quel nome non è mai stato chiarito. Peggio: sembra che la persona ascoltata all’epoca dalla Digos fosse stata convocata partendo da un numero sbagliato. Una cifra diversa, un errore che oggi addirittura suonerebbe come un cortocircuito investigativo. L’ennesimo. E ci si chiede, ma quando verranno convocate tutte le persone di cui la famiglia Orlandi ha fatto il nome, e che potrebbero avere un ruolo centrale e attimo nella sparizione di Emanuela?


Marchionne ha riconosciuto la firma sul verbale ma non ricorderebbe nulla del colloquio né della convocazione. Ha detto di essersi occupato solo del filone “Lupi grigi” e mai dei diari di Emanuela. Da qui il collegamento con l’attentato al Papa e la pista del terrorismo internazionale. La senatrice Daisy Pirovano (Lega) ha chiesto chiarimenti sulla gestione di quel contatto non identificato, e su eventuali mancate verifiche. Per ora: niente. Solo l’intenzione, confermata dal presidente Andrea De Priamo, di avviare accertamenti tecnici per risalire alla reale utenza e capire se sia ancora rintracciabile. Dopo più di quarantadue anni? Difficile. Ma la domanda sarebbe questa: chi era quella “Federica”, o quel “Federico”? Una persona qualunque, un’amica, un amico, o qualcosa di più? Ma soprattutto, è importante ai fini della risoluzione del caso scoprirlo? Abbiamo contattato Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che ridimensiona così: “È una cosa vecchia. Non ne percepisco l’importanza. Sarà stato un amico o un’amica di Emanuela”.

