Due post in un gruppo Facebook e un portatile sequestrato. Così un cinquantenne è finito nel cuore di una della più oscure indagini italiane, quella sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La procura antimafia ora lo indaga per favoreggiamento. Ma lui si difende: “Solo libertà di espressione”. Non è un giornalista, ma ha scritto due post. Non ha fatto nomi, ma ha messo le iniziali. Il tutto in un gruppo Facebook chiamato “Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi”. Così un noto blogger ciociaro, sulla cinquantina, si è ritrovato con la porta di casa aperta agli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia, che hanno perquisito la sua abitazione, sequestrato un portatile e acceso un nuovo riflettore sulla vicenda più ingarbugliata della storia italiana. Il blogger è ora indagato per favoreggiamento. Secondo la procura di Roma, avrebbe pubblicato contenuti sensibili relativi alla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana, usando come fonte un contatto di cui ha rivelato solo le iniziali. Tanto è bastato per far scattare le perquisizioni personali e domiciliari, disposte dall’autorità giudiziaria in cerca di elementi utili alle indagini riaperte nel 2023.


A raccontare l’episodio, oltre ai media, anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, con un post in cui riporta nel dettaglio quanto accaduto: “Nei giorni scorsi gli investigatori hanno raggiunto l'abitazione di un cinquantenne, residente nel capoluogo ciociaro, e hanno effettuato una perquisizione, sequestrando un computer portatile. Stando alle accuse, attraverso la pubblicazione di due post sul gruppo social ‘Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi’, avrebbe riportato notizie ricevute da una fonte di cui ha citato le iniziali, circa un evento che avrebbe visto coinvolta la cittadina vaticana di 15 anni, scomparsa il 22 giugno 1983 a Roma, mentre rientrava a casa dopo le lezioni di musica”. Il contenuto dei post non è stato reso pubblico, ma per gli inquirenti sarebbe sufficientemente rilevante da giustificare un sequestro mirato e un’iscrizione nel registro degli indagati. Il sospetto, non ancora formalizzato, è che il blogger abbia diffuso informazioni riservate che potrebbero ostacolare l’inchiesta. Dal canto suo, l’uomo si dice estraneo a qualsiasi ipotesi di reato. A parlare per lui è il suo legale, l’avvocato Luigi Tozzi, che ha dichiarato: “Il mio assistito ha semplicemente esercitato la libertà di espressione, commentando fatti di cronaca noti. Ogni collegamento tra lui e il caso Orlandi è da escludere”. Ma la procura vuole vederci chiaro. E quando si parla di Emanuela Orlandi, ogni dettaglio diventa un potenziale detonatore. È la storia di una sparizione mai risolta, diventata ossessione nazionale. E anche solo scriverne, oggi, può costare molto più di qualche like.

