La Procura di Milano si appresta a richiedere il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Pifferi bis”, un filone collegato al processo per la morte della bambina Diana, lasciata morire di stenti dalla madre Alessia Pifferi. A finire nel mirino degli inquirenti non sono solo due psicologhe in servizio nel carcere di San Vittore, ma anche l’attuale avvocata della donna, Alessia Pontenani, e il consulente psichiatra della difesa. Le accuse contestate, a vario titolo, sono gravi: favoreggiamento personale, false dichiarazioni, falsa testimonianza e falso in atto pubblico. Secondo quanto emerso dall’indagine condotta dalla Procura, le due psicologhe avrebbero redatto una relazione clinica manipolata, attribuendo ad Alessia Pifferi un quoziente intellettivo di appena 40, valore che configurerebbe un “deficit grave”. Tuttavia, secondo l’accusa, questo risultato sarebbe del tutto incompatibile con lo stato reale della donna, che appariva lucida, orientata e pienamente capace di intendere e volere. Roberta Bruzzone ha detto la sua sulle ultime novità nel caso: “A mio avviso, la posizione delle due psicologhe del carcere appare quella maggiormente fondata sotto il profilo accusatorio”. La criminologa, quindi, ritiene affidabile il risultato del test di Wais, eseguito per la valutazione psichiatrica di Alessia Pifferi.


Per quanto riguarda la vicenda del piccolo Émile Soleil, il bambino francese scomparso l’8 luglio 2023 nel villaggio alpino di Le Vernet, mentre si trovava in vacanza dai nonni, Bruzzone sostiene che “la pista intra-famigliare è quella maggiormente fondata”. Dopo mesi di ricerche, nel marzo 2024 sono stati rinvenuti i resti di Émile a circa due chilometri dalla casa della famiglia. Le indagini, inizialmente incentrate sull’ipotesi dell’allontanamento accidentale, hanno recentemente preso una piega diversa: nel mirino degli investigatori sono finiti proprio i familiari del bambino. Il nonno, Philippe Vedovini, è stato arrestato – e poi rilasciato – insieme a due zii. Vedovini era già coinvolto in un'altra inchiesta legata ad abusi sessuali. A complicare ulteriormente il quadro, il sacerdote che aveva battezzato il piccolo Émile si è tolto la vita pochi giorni prima dei fermi. L’ultimo dei casi analizzati dalla criminologa è quello della scomparsa di Cristina Golinucci, la giovane scomparsa nel 1992 a Cesena. Ritorna il nome di Emanuel Boke, all’epoca ospite del convento dove Cristina si era recata. Boke, successivamente condannato per violenza sessuale, confessò in carcere l’omicidio della ragazza, salvo poi ritrattare. Bruzzone dice che sono “emersi nuovi elementi che portano a ritenere che si trovi in Francia sotto il nome di Quist Kwam”. Questo perché “Le indagini hanno rivelato inoltre che a Marsiglia un uomo condannato per violenza sessuale aveva le stesse impronte digitali di Boke. Di fronte a questi indizi, la famiglia Golinucci ha rinnovato la richiesta di riaprire il caso e di emettere un mandato di cattura europeo per poter effettuare accertamenti biologici: “A mio avviso la pista che portava a Boke è sempre stata quella da privilegiare. È giusto continuare a indagare”.
