Angelica Schiatti ha denunciato pubblicamente la propria frustrazione per gli ultimi sviluppi del caso Morgan, da lei accusato di stalking. Il Tribunale di Lecco, dove si è svolta la seconda udienza del processo a carico dell’artista, ha ammesso Marco Castoldi a un percorso di giustizia riparativa, che prevede un confronto tra le parti con la mediazione di un esperto. Questa decisione potrebbe concorrere a una riduzione della pena in caso di condanna e non è andata giù alla ex di Morgan.
Nel suo messaggio, Schiatti ha espresso il suo scontento per la lentezza e per il (non) funzionamento della giustizia: “Altri sei mesi nel congelatore e così arriviamo a cinque anni senza alcuna tutela”. Ha poi proseguito sottolineando le difficoltà affrontate in questo lungo periodo: “Cinque anni, due rinvii a giudizio, vita compromessa, anni di malessere, di rospi ingoiati, di fiducia mal riposta, di dignità calpestata, di paura e soprattutto nessuna tutela se non la mia buona stella e la fortuna che ho di aver potuto stravolgere la mia vita, le mie abitudini”.
Morgan, accusato di aver perseguitato Schiatti tramite messaggi e telefonate, si è professato innocente e ha richiesto di partecipare al programma di giustizia riparativa. Il percorso prevede appunto un lavoro individuale con specialisti e un possibile incontro per risolvere il conflitto. Schiatti, però, si è mostrata a dir poco scettica: “A chi si dichiara vittima innocente di una persona «fuori di testa», «starfucker» e «in cerca di visibilità» (solo per citare alcuni degli appellativi a me riservati negli ultimi giorni, non anni) diamo pure sei mesi di tempo per provare ad avere uno sconto di pena, perché di questo si tratta, non certo di pentimento o ravvedimento”. E ancora: “A me lasciate pure altri sei mesi nel congelatore, tanto cosa cambia, chi mi ridà indietro questi cinque anni passati in queste condizioni? Questo è il trattamento che si riserva in Italia a chi aspetta giustizia in silenzio”.
Concludendo il suo sfogo, Schiatti ha espresso amarezza riguardo al sistema giudiziario: “Però mi raccomando eh, continuate a dirci «denunciate donne», invitandoci poi a incontrare la persona che più vi ha fatto male”.