"Una volta superato il coinvolgimento sentimentale non c'è più stato nessun tentativo di avere a che fare con una persona che evidentemente non voleva - non vuole - più avere a che fare con me". Sono solo alcune delle parole che Morgan ha affidato alla sua dichazione spontanea, lunga ben sette pagine. Marco Castoldi le ha lette in aula a Lecco durante il processo che lo vede accusato di stalking e diffamazione aggravata ai danni dell'ex compagna Angelica Schiatti, che lo ha denunciato quattro anni fa. Nella sua lunga dichiarazione Morgan ha parlato del difficile periodo del Covid, della disintossicazione, ma anche dell'incontro mancato per la conciliazione con Angelica Schiatti, che "qualche giorno prima dell'udienza preliminare non aveva più intenzione di realizzare l'incontro". Morgan ha inoltre citato anche noi di MOW, facendo riferimento ad un'intervista all'avvocato Schiatti, e l'articolo di Selvaggia Lucarelli che ha dato il via a tutto "pubblicando illecitamente estratti di conversazioni chat non contestualizzate".
Rispetto l’invito del giudice. I miei avvocati mi dicono che ci ha convocati per tentare un dialogo tra le parti in ottica di una possibile chiusura a seguito della mia ulteriore proposta risarcitoria di quindicimila euro. Nelle interlocuzioni tra legali da me volute per tentare una soluzione conciliativa negli anni, mi è sempre stato detto che per la persona offesa non era un tema economico e che la sua unica esigenza era di vedere cessate le condotte denunciate oggetto di addebito. Ebbene giudice: io ho proposto le mie scuse anche in maniera formale per il linguaggio usato e atteggiamenti legati a un periodo particolarmente difficile della mia vita, acuito dalla fine della relazione sentimentale e affettiva profonda che ci legava (eravamo amici da 10 anni, poi ci siamo innamorati), interrompendo schiatti ogni possibilità di dialogo con me in un momento di massima mia vulnerabilita’ e fragilita’, che lei ben conosceva (mi stavo disintossicando in un percorso in cui lei era la mia referente affettiva e mi ha abbandonato), c’era anche il covid e avevo subito lo sfratto della mia casa di monza nel 2019. Da lì i miei sfoghi, il mio dolore, la ricerca di recuperare il dialogo, che le ho esternato tramite scritti anche attraverso terzi, cui è seguita la sua denuncia nei miei confronti (ma non voglio entrare ora nel merito). Sono tre anni (dal settembre 2021 ), come si evince dal capo d’accusa, che non faccio nulla e ho maturato questo in autonomia: una volta superato un coinvolgimento sentimentale, non c’è piu stato nessun tentativo di avere a che fare con una persona che evidentemente non voleva - non vuole – piu’ avere a che fare con me. Ho sofferto molto ma ho preso atto di questo già da 3 anni, per cui è da tempo che la vicenda per me, nella mia ottica, era - ed è - chiusa. Pur non avendo alcuna restrizione di parola, nè di azione, ciononostante in questi tre anni sono stato zitto, non l’ho menzionata, non ho parlato della vicenda processuale (quando nell’autunno 2021 ho partecipato alla trasmissione Rai “Ballando con le stelle”, ho solo accennato a un tema sociale di attualita’ quale il c.d. “ghosting” ma non ho parlato di Angelica Schiatti; ricordo che io sono anche un cantautore e un cantautore narra il proprio vissuto mediante la propria arte). Prima dell’udienza preliminare del 10 ottobre 2023 avevo mandato alla controparte una proposta transattiva per il tramite dei miei legali, contenente anche le mie scuse e il mio impegno a continuare in questo mio atteggiamento di totale cessazione della ricerca del dialogo con la medesima, e ho ricevuto di contro la richiesta espressa dalla persona offesa Schiatti per il tramite del suo legale di volermi incontrare in studio in presenza dei rispettivi difensori per vagliare lei stessa, di persona, la mia affidabilita’ e cosi’ la possibilita’ di chiudere. Poi mi è stato fatto sapere che Schiatti qualche giorno prima dell’udienza preliminare non aveva piu’ intenzione di realizzare l’incontro (questo per dire che non risponde propriamente al vero la circostanza di “una netta chiusura” al dialogo in ottica conciliativa da sempre manifestata dalla controparte, di cui ho letto nei recenti atti del suo difensore). Benché dall’autunno 2021 non faccio piu’ niente, non menziono la Schiatti, non cerco alcun dialogo (se non quello per il tramite dei difensori, finalizzato unicamente a tentare una conciliazione che tiene conto del tempo trascorso, dell’assenza delle censurate condotte e del peculiare contesto) continuo però a vedere una certa insistenza dall’altra parte, per il tramite della sua legale, nell’andare a ricercare qualunque cosa, un qualsiasi pretesto per potermi dipingere come persecutore anche in questo lungo arco temporale in cui nulla e’ accaduto a livello realistico, fattuale (alla stregua delle pregresse condotte). Vi e’ questo sforzo di dipingermi come una persona ancora interessata addirittura in modo “perverso”, “malsano” che non risponde affatto alla realta’, citando episodi invero inconferenti che esulano dal processo, descritti come ulteriore condotta persecutoria nel tentativo di attualizzare una persistenza di fatto inesistente (modus operandi a mio avviso “calunnioso”). In particolare: l’episodio del post che ho fatto quale personaggio pubblico nella pagina social di "Rai Radio 2” di commento all’esibizione artistica di altrettanto (come me) cantautore e personaggio pubblico, “calcutta”, credo a inizio novembre 2023: “ma una doccia ogni tanto?”, all’evidenza del tutto ironico e scollegato dal processo. Cosi’ anche citare al tribunale accadimenti legati ad altre realta’ mie personali e lavorative come la mia partecipazione alla trasmissione televisiva “ X Factor” l’anno scorso quale giudice, ecc., usando nei miei riguardi espressioni sconvenienti e davvero offensive, riferendo che gli asseriti episodi di cronaca (non oggetto del processo) delineerebbero la mia “personalita’ quale misogena, irosa, incapace di contenere i promotori d’ira”, “violento con le lavoratrici di sky”, parlando di “gender hate crime”, di “delirio di onnipotenza”, “abuser” pericoloso. Questo e’ stato fatto in diversi scritti difensivi dalla legale schiatti, accostando la mia vicenda e persona a quelle afferenti accadimenti gravi di cronaca recente. Cio’ che io assolutamente non accetto. Non sono minimamente paragonabili ed è bastevole il capo d’accusa. Fino ad oggi sono stato zitto ma questo non e’ piu’ tollerabile: ritengo sia necessario, tanto piu’ ora a fronte di quello che poi e’ accaduto questa estate, attenersi agli addebiti e a un linguaggio misurato ed equilibrato nei confronti dell’imputato, il quale anch’esso merita rispetto.
Discuteremo degli addebiti e non è certo mia intenzione sminuire la percezione della persona offesa. Spiegherò - quando ne avrò l’opportunità di farlo - il merito della vicenda, con la mia versione dei fatti ma tengo a precisare fin da subito che le condotte contestate nell’imputazione (presunti atti persecutori e diffamazione) sono consistite prevalentemente in una ricerca di dialogo attraverso la forma scritta, “epistolare” nell’arco temporale di 1 anno e mezzo; non sono infatti un violento, non sono pericoloso (non ci sono misure cautelari per questo). Non parliamo di pericolo alla stregua dei casi di cronaca odierna purtroppo gravi che conosciamo, io sono totalmente incapace di alzare le mani a chiunque e figuriamoci a una donna, all’epoca come ora. In tre anni la verità è che c’è solo questo post “della doccia”, che è una mera battuta di spirito e basta, esulante le contestazioni penali, che non denota alcuna insistenza persecutoria, ne’ volonta’ sottesa in tal senso e neppure una mia "pericolosità". Dopo di che è successo il terremoto mediatico di questa estate: una divulgazione distorta dei contenuti processuali, gravemente denigratoria della mia persona e immagine pubblica, in una fase invero in cui il giudizio non era neppure iniziato ed eravamo solo in attesa di questa udienza per cosi’ dire “interlocutoria”. Bufera mediatica che si è disvelata palesemente un “boicottaggio/sabotaggio” a tutti gli effetti di questo tentativo di conciliazione: sono stato ingiustamente condannato dal tribunale del popolo prima ancora di iniziare il processo perché sono state fatte narrazioni distorte dei fatti mediante stampa, pubblicando illecitamente estratti di conversazioni chat non contestualizzate e financo tacciandomi di essere autore di revenge porn e di avere ingaggiato due siciliani pregiudicati (come se fossi all’epoca consapevole dei loro profili/casellari) per fare del male e per tentare di sequestrare schiatti, ciò che è assolutamente falso. Non è infatti emerso dagli accertamenti investigativi questo - in specie dalle consulenze tecniche di due procure sul materiale informatico sequestrato - e non sono queste le incriminazioni di cui al capo d’accusa. Cionostante, nel giro di un solo giorno e in rapida sequenza a tutt’oggi, i titoli di stampa mi vedono autore di reati che non sono i miei addebiti. È molto strano che l’articolo della Lucarelli abbia taglio e contenuti identici all’atto di accelerazione del processo del 8 luglio scorso della legale schiatti, dopo che proprio tale difensore aveva comunque rappresentato in aula al giudice l’esigenza di posticipare l’udienza di convocazione delle parti a dopo l’estate per la comparizione anche della sua assistita in quanto impegnata schiatti nel tour musicale estivo (rispetto alle date di rinvio indicate da questo tribunale gia’ a giugno e luglio scorso, nell’immediatezza). Riscontro una singolare (invero per nulla casuale a mio avviso) sequenza temporale:
- 8 luglio l’istanza di accelerazione del legale Schiatti
- 10 luglio l’articolo del Fatto Quotidiano e post social della Lucarelli, cui seguono i post della Schiatti e i post di Calcutta (che non è parte del processo, nè persona offesa), il quale minacciava pubblicamente la mia casa discografica warner offendendomi. Da qui il comunicato pubblico della warner che mi lasciava a casa, e l’annullamento a seguire di tutti gli ingaggi, eventi artistici e progetti professionali calendarizzati ma anche quelli in cantiere. Vengo rapidamente messo alla pubblica gogna dal mondo artistico- musicale e dall’opinione pubblica, perché le notizie gravi circolanti sul mio conto sono che morgan e’ a processo per revenge porn, tentativi di sequestro, e per aver ingaggiato due balordi siciliani per far rapire schiatti (benche’ non rispondenti a verita’). Sempre il 10 luglio: l’intervista a MOWmag del legale della Schiatti e altre rese sempre da tale difensore nei giorni seguenti. Vede giudice, gli scritti della Lucarelli non si limitano a richiamare i contenuti del capo d’accusa o di carte processuali ma descrivono circostanze ed usano espressioni che sono le stesse che troviamo nella istanza di accelerazione (stessi argomenti, stesso tenore) e ancor di piu’ la legale della schiatti ha avallato e alimentato la distorsione dei fatti in quei medesimi termini, approfittando dell’articolo e post della Lucarelli, rendendo diverse interviste alla stampa che ho avuto modo di vedere (10 luglio MOWmag, 14 luglio fanpage, 16 luglio intervista radiofonica gli intoccabili radioromasound e 23 luglio sull’ansa), in cui in tale veste (difensore schiatti nella vicenda penale) si e’ lamentata delle lungaggini processuali inspiegabili che favorirebbero l’imputato, quando invero i tempi sono nella norma e il passare del tempo e’ fisiologicamente dipeso – e scandito – da input della stessa p.o. da cui il compimento di attività investigativa doverosa, come ad es. sequestri di dispositivi, copia forense del materiale informatico estratto mediante consulenti tecnici della procura, ecc., e dal compimento di atti difensivi previsti dall’ordinamento, tra cui le questioni preliminari, accusando questo tribunale di costringere la vittima a vedere il suo “abuser” e dunque il tema della “vittimizzazione secondaria” e di disporre rinvii pretestuosi favorendo l’imputato e riferendo che si desume dagli atti processuali la circostanza che l’imputato e’ stato autore di revenge porn e abbia ingaggiato due siciliani pregiudicati per fare del male e tentare di far sequestrare schiatti. Da questa divulgazione interessata e distorta dei contenuti processuali, sono conseguiti effetti devastanti irreversibili sulla mia sfera personale e professionale [...]. Ho appreso recentemente che l’altra parte insiste nel volermi accusare di “condotte persecutorie” anche in merito alle mie circoscritte, pochissime reazioni che ho manifestato sulla mia pagina ufficiale di instagram rispetto alla mega operazione mediatica che mi ha compromesso tutto; trattasi di: un post di un videoclip musicale del 14 luglio scorso denominato “I cattivi”, raffigurante immagini di dominio pubblico rinvenibili sul web della Schiatti, di Calcutta e di tanti altri del mondo musicale e artistico che mi avevano attaccato anche nel passato. Un post scritto “Bestie violente e misantropi” del 11 luglio, un post scritto del 15 luglio, con cui anticipavo di voler raccontare la mia versione dei fatti, a fronte dello “schifo” pubblicato dalla Lucarelli, un post di un videoclip della canzone “Morgangel” ritraente immagini di dominio pubblico. Basta vederli (sono di dominio pubblico) per capire agevolmente che sono espressione di una immediata reazione legittima alla studiata grave provocazione e denigrazione a mio danno ed è altrettanto palese che sono fatti in chiave artistica e uso di un linguaggio metaforico. È palese come questo terremoto sia stato finalizzato a scatenare una mia reazione accesa, che in ogni caso non c’è stata nei termini che evidentemente auspicavano. A parte questo (per nulla costituente riscontro di una mia perseveranza “persecutoria”), mi sono limitato ad affidarmi ai miei difensori per un unico comunicato stampa a smentita delle fake news sull’essere incriminato di revenge, di maltrattamenti, di tentato sequestro, ecc. e a censura del metodo usato atto a condizionare l’operato del magistrato, e a fare poi io una sola intervista al corriere della sera, misurata e sempre nell’ottica della smentita. Ho appreso anche della continua insistenza, ancora oggi, di richiesta di applicazione di una misura cautelare nei miei confronti per episodi inconferenti e penalmente irrilevanti. Oltre al post sulla doccia rivolto a calcutta, il riferimento sarebbe ora ai richiamati post instagram di questa estate (di reazione), ma anche a un post del 12 luglio in cui informavo il pubblico di avere denunciato la Lucarelli usando quale sfondo una foto che avevo sul mio cellulare di un guard rail di una strada che conduce al mio domicilio di milano. Ho visto dichiarazioni fatte dalla p.o. sui social e dalla sua legale a mezzo stampa di indignazione riferendo che quella sarebbe una foto scattata davanti all’abitazione milanese della schiatti, nella sua via, o a 100/200 metri di distanza, da cui l’esigenza di misura restrittiva. Non è cosi e non l’ho postata con alcun intento provocatorio: trattasi di una foto che mi aveva girato il giorno 11 luglio una mia amica con cui dovevo incontrarmi nella mia zona per avvisarmi che era nei pressi e stava arrivando. inoltre, da quello che so, e’ pacifico che schiatti – per sue stesse dichiarazioni (in atti) – abitava a merate dalla primavera 2020 all’epoca della prima denuncia e nel 2021 a bologna con il convivente calcutta. nessun tentativo di avvicinarmi a lei a milano, nessun pericolo ora come all’epoca. Conclusione: nonostante tutto questo, giudice io sono venuto qui oggi con le migliori intenzioni, che continuo ad avere. Benché ho perso tutto e perdo tutto e abbia enormi problemi economici, io mi impegno esibendo l’assegno dell’importo preannunciato di euro 15 mila. Mi rendo anche conto che siamo in un momento storico particolare, ma hanno parlato di una cosa vecchia di tre anni e permane la mia volonta’ di conciliare una vicenda per me chiusa da tempo. Prendo atto però della volontà della schiatti di non conciliare, e affronto il processo: mi difenderò, renderò l’esame dibattimentale e dunque rispondero’ a tutte le questioni perche’ non ho niente da nascondere. L’unica cosa che auspico e’ maggior rispetto della mia persona dall’altro lato e del mio ruolo in questa sede (non di condannato ma di persona che deve essere ancora giudicata), e così quella giusta serenità – per quanto sia possibile – nell’affrontare il processo (che purtroppo oggi, prima ancora di iniziare, e’ stata compromessa).