“Visto che sono una donna, sono una madre e provo ad essere un’umana degna di essere tale, vorrei riportare un pensiero puntuale di Elly Schlein: C’è molta differenza tra leadership femminili e leadership femministe.” Chiude così il post contro Gorgia Meloni. Parole insetticide per Levante, a giudicare dalla foto che accompagna il testo, “Zanzara su muro”. Forse pronta per essere schiacciata? Andate in un bar, in un programma TV, prendete una donna qualsiasi, buona camicia, tacco, postura inappuntabile. Vi dirà che il programma di Meloni è irricevibile, pieno di difetti, ma almeno avremo finalmente una donna premier. Quando il femminismo si fa borghese, ovvero vuoto, astratto, distaccato. Le battaglie per amore di battagliare. Lasciamo stare i contenuti, importano la coppa di reggiseno e i genitali. Se sei donna, per una femminista da salotto, sei già giusta, o almeno meno sbagliata dell’uomo. La classifica è così: donne che la pensano come me, donne che non la pensano come me, uomini che la pensano come me (perché si stanno appropriando delle lotte delle donne e questo non va bene, sic!), uomini che non la pensano come me. Oppure: donne che la pensano come me, uomini che la pensano come me (se siete liberali di solito siete disposti ad accettare chiunque lotti dalla vostra parte, a meno che non vi chiamiate Carlo Calenda e avete in lista una mistress), donne che non la pensano come me, uomini che non la pensano come me. Comunque la si veda, essere donna è un vantaggio politico e ideologico per le De Beauvoir dello spettacolo che imbrattano giornali e social. Alba Parietti è una di queste, quando su «Oggi», durante un’intervista, dice di sperare i un leader donna e ben verrà il momento di schierarsi contro Giorgia Meloni, tra tutti l’avversario che più di tutti rispetta. Si tratta davvero di un avversario? Per Alba Parietti Giorgia rappresenta il cambiamento. In effetti una simbologia da MSI, i discorsi che hanno fatto salire al governo Salvini gli anni passati, tutto in una salsa di cattolicesimo oscurantista à la Adinolfi, sanno proprio di cambiamento. Molto meglio Valeria Marini e la sua coerenza stellare, non ideologica, ma di postazione (nell’angolo buono dove la luce migliore può esaltarla).
Levante, al contrario, ci fa ben sperare. Coerente e per nulla marginale, il suo post supera i 50mila like. L’artista è semplicemente “nauseata”. E se hai la nausea puoi provare quanto vuoi a imboccarti stronzate, sempre che di merda sapranno e alla fine vomiterai. A volte la nausea comporta coerenza, più di mille discorsi razionali buoni per le interviste. Così Levante, che considera indegno il programma della Meloni, considera indegna Meloni stessa come premier. Non è la prima, dalla sua parte – come ricorda «La Stampa» di oggi – anche Loredana Bertè, Elodie e Giorgia. Certo, si potrebbe fare un ulteriore sforzo e muoversi dalla triade classica del centrosinistra, razzismo, fascismo e omo-transfobia. Almeno due di questi problemi possono essere reinterpretati per calzare a pieno su PD e Italia Viva (vi dice nulla l’associazione Minniti-lager libici?). Però dobbiamo apprezzare la statura morale di chi, come Levante, non crede che sia la doppia x o un xy a fare la differenza. Un discorso che spesso ci dimentichiamo di fare. Come se per distruggere una società di simboli (la donna madre, lo straniero delinquente, l’islamico fondamentalista, l’ebreo inferiore e così via) bisognasse sponsorizzarne altri (una donna premier, un immigrato cittadino dell’anno, un imam tollerante che discetta in TV, Zelensky eroe dei nostri tempi). Noi siamo una società per immagini, un po’ come una società per azioni ma ci dividiamo non per quote di partecipazione, bensì per icone e idoli. Più sei famoso più non puoi sottrarti a questo gioco. Un caso emblematico è quello di Chiara Ferragni, pronta a denunciare la criminalità milanese, il rischio per il diritto all’aborto nelle Marche e l’omofobia in Italia, ma poi smemorata e decisamente non progressista quando si tratta di evitare di inquinare, con un volo privato per andare in vacanza, insieme al suo fidanzato. Anzi, un caso ancora più emblematico sono proprio i Ferragnez, la coppia che combatte per un mondo migliore, uniti dall’amore e dal coraggio di mostrarci fragilità e valori della loro relazione sui social.
Ma Levante, grazie al cielo, riesce a smarcarsi da tutto questo. La coerenza indica che si va più a fondo della semplice immagine, appunto, che si pensa dovrebbe avere una cantante indie. Per fortuna i post di «Grazia» fanno 25 volte meno like dei post della cantante, perché altrimenti avrebbe primeggiato oggi un’ulteriore endorsement fatto passare per “qualcosa di sinistra” da Silvia Grilli, direttrice del magazine al femminile per cui firma gli editoriali. Circa un paragrafo per spiegare che «Grazia» ha difeso le battaglie di molte donne – da Amber Heard (la bugiarda con precedenti di violenza sulla sua ex compagna, anche lei donna, ma meno famosa) alla ragazza massacrata a Roma per aver rifiutato di fare sesso (come se due battaglie del genere avessero lo stesso significato e lo stesso peso …) – e non si appoggia il la donna del gruppo a prescindere da ciò che dice. Un paragrafo abbiamo detto, forse uno e mezzo. Poi quattro righe: “Credo che tutte le donne, quelle che votano a destra, a sinistra o non votano sanno che in quest'Italia misogina e patriarcale gli obiettivi che le uniscono sono più di quelli che le dividono. In questo senso, io starò sempre con Giorgia Meloni, anche se non la voterò.” Torna la classifica di prima. Meglio una donna della fazione opposta che un uomo qualsiasi. Senza contare che non è neanche molto vero che tutte le donne siano unite da degli obiettivi comuni. Una donna ricca della upper class londinese e una disoccupata di Ostia con due bambini a carico non hanno granché in comune, mentre quest’ultima e un operaio uomo che vive nella periferia abruzzese e prende meno di 800 euro al mese. Alla fine dei conti gente come Levante ci piace non solo per le battaglie che difende, ma per la coerenza dimostrata. È una bella lezione: se vuoi schiacciare una zanzara, usa una mano, non il disegno di una mano. Se vuoi criticare la Meloni, non salvarla perché è donna.